Emanuela e Desirèe, mamme di Diana: "Anche noi esistiamo"

La nostra intervista a Emanuela e Desirèe, mamme di Diana: "In Italia ci sono ancora molti pregiudizi riguardo le coppie omosessuali. Vogliamo andare oltre gli stereotipi e far capire che anche noi siamo una famiglia".

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Emanuela e Desirèe si sono conosciute 6 anni fa e hanno avuto, spiegano, “il classico colpo di fulmine”: oggi sono mamme di una bambina di un anno, Diana.

Le abbiamo incontrate a Torino, dove vivono, e ci hanno raccontato la loro storia, le difficoltà, i pregiudizi e gli ostacoli che hanno superato per diventare a tutti gli effetti la famiglia che desideravano essere.

Il punto di svolta – raccontano – è arrivato nel 2016, quando sono state istituite le unioni civili. A quel punto anche noi potevamo essere una famiglia. Così abbiamo deciso di sposarci. Poco dopo abbiamo deciso di avere un figlio: in Italia le coppie omosessuali non possono accedere alle procedure di inseminazione artificiale, così siamo andate in Spagna. Il primo tentativo purtroppo non è andato a buon fine, ma abbiamo deciso di riprovarci subito e per fortuna è andato tutto bene: oggi siamo mamme di Diana.

I pregiudizi intorno alle “famiglie arcobaleno” non mancano: “Spesso ci chiedono ‘perché avete deciso di non dare un papà alla bambina?’ Ma non abbiamo deciso di non darle un papà, abbiamo deciso di essere mamme: noi siamo genitori, punto”, spiega Emanuela.

Le due ragazze di Torino hanno aperto la pagina Instagram @duemammeconamore in cui raccontano la loro famiglia, e sono diventate un punto di riferimento per molte ragazze e coppie che vorrebbero un figlio:

Gli ostacoli in effetti non mancano, e sono innanzitutto di tipo burocratico e organizzativo, perché parte degli esami vengono effettuati in Italia, mentre le procedure vengono svolte per forza all’estero. E per farlo bisogna ovviamente prendersi del tempo. Anche il fattore economico pesa molto più di quello che sarebbe se si potesse rimanere in Italia, come succede alle coppie eterosessuali. Noi, poi, siamo state fortunate: dove viviamo è possibile il riconoscimento del bambino da parte di entrambi i genitori, infatti Diana ha entrambi i nostri cognomi. Non è così ovunque però, e bisogna informarsi bene.

Qualche passo in avanti per i diritti delle persone omosessuali, spiegano, è stato fatto, ma i pregiudizi sono ancora ben radicati nella società:

“C’è ancora questo stereotipo della donna con i capelli corti – spiega Desirèe – che viene vista come se fosse un “maschio”, devo ricordare che sono una donna anche io, a prescindere dal mio taglio di capelli. Spesso poi gli uomini mi parlano come se fossi un maschio, oppure guardano Emanuela e poi me e le dicono ‘sei sprecata’. Bisogna respirare 10 volte”.

Da qui l’impegno, anche nel quotidiano, per superare e abbattere questi pregiudizi:

Vogliamo far capire che anche noi esistiamo, che anche le famiglie come la nostra esistono. Quando ci approcciamo alle altre mamme cerchiamo di abbattere proprio questi pregiudizi e siamo convinte che i bambini siano la chiave, perché loro di pregiudizi non ne hanno, ne hanno solo i genitori.

E quando Diana sarà grande, ci spiegano Emanuela e Desirèe, “l’unica spiegazione che ci sentiremo di darle riguardo la nostra famiglia sarà che lei è nata dal nostro amore. E penso sia l’unica cosa che conta davvero”.

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