Sono stata la figlia unica di una madre che ai tempi sarebbe stata definita con un termine ancora in uso ma che a me pare quanto mai infelice: attempata. Mia madre è diventata mamma a 37 anni quando io sono venuta al mondo, un’età che al momento sarebbe perfettamente “nella media”, ma che nei primissimi anni ’80 era piuttosto insolita per una primipara, perlomeno nella provincia meridionale in cui sono cresciuta.

Ricordo lo stupore dei miei coetanei, la mia sensazione di essere in qualche modo “diversa dagli altri”, anche se probabilmente era solo un pregiudizio, mio e di chi avevo intorno.

Non per istinto ma per scelta

Non so se la mia esperienza infantile abbia influito inconsciamente sulle mie scelte da adulta, ma io ho deciso che, potendo, non avrei rimandato molto la mia eventuale maternità. A 31 anni ero in attesa di Davide e meno di due anni dopo ho partorito sua sorella Flavia. Forse anche un po’ in ritardo su quelli che erano i miei progetti originari.

La mia è stata una scelta poco “di pancia”, non ha risposto a un istinto profondo ma a un ragionamento a freddo, per così dire: volevo correre un rischio statisticamente più basso, dal punto di vista sanitario, e volevo ritrovarmi ancora relativamente giovane quando i miei figli sarebbero stati adolescenti e autonomi. Non volevo che ci fosse, in altri termini, troppa differenza di età tra me e loro.

Ma questa è stata la mia decisione. Personalissima, opinabile e del tutto soggettiva. Una scelta valida per me e per il padre dei miei figli, legata al mio vissuto esclusivo e a un’esperienza che non può che essere relativa e parziale.

Conosco madri straordinarie che lo sono diventate a 40 anni, dopo un percorso di consapevolezza ben preciso che era per loro indispensabile. Madri che, se si fossero sentite in dovere di bruciare le tappe, non sarebbero state così risolte e, appunto, consapevoli, come invece lo sono. E conosco madri giovanissime che hanno cresciuto figli con una leggerezza che io non avrò mai. Una leggerezza che non ha niente a che fare con la superficialità, e che forse si deve, almeno in parte, anche all’età.

Non esiste una regola universale

quando diventare mamma

È la regola universale delle regole sulla maternità: la verità è che non esiste una regola. Gioco di parole a parte, non è possibile stabilire una risposta universale a quale sia l’età giusta per diventare mamma. Ci sono considerazioni scientifiche oggettive, certo – i rischi di complicazioni in gravidanza e di determinate malattie genetiche aumentano con l’età della madre – ma i fattori da ponderare sono talmente tanti, e talmente personali, che non avrebbe davvero alcun senso prendere una decisione così cruciale solo sulla base delle statistiche medico-scientifiche.

Il buon senso conta più della carta d’identità

diventare mamma a che età

Io, insomma, non so quale sia l’età giusta per diventare mamma. Ma so che farlo è sempre difficile, e richiederebbe un livello di consapevolezza e di equilibrio quasi disumano. Fare questa scelta senza una reale convinzione, spinte dall’ansia del tempo che passa e solo perché “agli altri” sembra inevitabile, mi pare quanto meno azzardato. Penso che per un figlio sia decisamente ritrovarsi con una mamma “più attempata”, ma più risolta, più convinta della propria volontà di fare la madre.

Così come, personalmente, rifletterei molto su una eventuale maternità tardiva, oltre i 50 anni. C’è sempre dell’egoismo nella decisione di mettere al mondo un bambino, ma forse a volte si rischia di farsi guidare soltanto da quello. Buon senso e buona fede, solo questo può guidarci nella scelta. Come in tutto quello che ruota attorno alla maternità.

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