Si comincia sempre coi migliori propositi: i miei figli saranno diversi, ci si dice con sincera ingenuità quando si decide di mettere in cantiere un bambino. L’intenzione di crescerli con consapevolezza, autonomia e onestà intellettuale accomuna ogni genitore del mondo, ed è autentica e genuina.

Poi il bambino nasce e si cominciano a dribblare i commenti non richiesti, i giudizi più o meno velati di nonni, parenti, amici e conoscenti vari.

Si comincia a fare i conti con il “si è sempre fatto così”, a convivere con il senso di responsabilità e con il dubbio serpeggiante di sbagliare, di negare al proprio bambino qualcosa di assolutamente necessario al suo benessere, alla sua crescita, al suo sviluppo. O, viceversa, di non proteggerlo a sufficienza da costumi e pratiche potenzialmente dannosi.

La difficoltà del tracciare una rotta

Non è facile tracciare una rotta che sia davvero consapevole, libera e coerente. E, soprattutto, non è facile mantenerla nel tempo. I condizionamenti esterni, quando c’è un figlio da crescere e da educare, sono all’ordine del giorno, così come i compromessi che spesso sono semplicemente inevitabili. E man mano che il pargolo cresce, la situazione non fa che complicarsi.

Se l’esordio della maternità è costellato di interferenze da parte di ostetriche e ginecologi non sempre campioni di empatia; se nei primi mesi c’è da fare i conti con il continuo chiacchiericcio delle nonne, delle zie, delle vicine di casa; col passare del tempo si finisce con il confrontarsi ogni giorno con gli stimoli che arrivano dalla scuola, dai social, dalla TV, dalla pubblicità e dalla società in genere.

I principi alla prova della realtà

bimba e telefono

Stimoli spesso in aperta contraddizione tra loro e, quello che più conta, con i principi educativi che si cerca di portare avanti nella propria famiglia.

Così finisce che tu cerchi di sottrarre il più possibile i tuoi figli ancora piccoli dalle lusinghe ingannevoli della pubblicità, ma basta che loro entrino nella scuola materna per essere rapidamente introdotti nelle dinamiche del consumismo più becero. O che tutti i tuoi sforzi in tema di educazione alimentare si vadano a farsi benedire alla prima occasione “mondana” che ti vedrà protagonista insieme alla prole.

Non è facile, ve lo assicuro, mantenersi saldi e coerenti quando tua figlia, quotidianamente, ti tormenta con la richiesta di gadget e giochini da due soldi dell’edicola (“Come le mie amiche, ce li hanno tutte!”) o quando tuo figlio si lamenta delle regole che vigono in casa vostra, e a suo dire solo in casa vostra, in fatto di dolci e snack fuori pasto.

Non è facile essere i soli a – dico per dire – vietare la TV a cena se il contesto in cui vi trovate va in una direzione decisamente diversa.

Il necessario equilibrio

Non è per niente facile riuscire a trovare un equilibrio tra coerenza e buon senso, tra inflessibilità e ragionevolezza. Non è facile imparare a districarsi, giorno dopo giorno, nella giungla impenetrabile dei “sono l’unico a cui dite di no”.

Mantenersi impassibili, non lasciarsi sfiorare dal dubbio che a volte il compromesso è necessario: per non allevare un disagiato, un “diverso”, un frustrato. Per non castrare troppo il fisiologico bisogno infantile (e giovanile) di uniformarsi, di sentirsi parte di un gruppo, di sentirsi “come gli altri”.

Per non alimentare desideri proibiti destinati a diventare manie e ossessioni col passare del tempo. La verità è che si naviga a vista, tra compromessi, dubbi, errori e ripensamenti. Cercando di mantenere la barra a dritta, ma consapevoli che i condizionamenti esterni hanno il loro peso ineluttabile.

Con l’unica stella polare possibile, in questi casi: la buona fede, l’amore incondizionato e l’impegno a dare sempre il massimo, a fare del proprio meglio in ogni circostanza, sempre e comunque.

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