Il corpo delle donne mostra i segni del parto anche a distanza di giorni e settimane: l'invito all'accettazione di sé di alcune neomamme, celebri ...
“Continuo a sentire storie di donne che hanno avuto la stessa esperienza: vivere momenti difficili durante la gravidanza e la maternità ma avere quasi timore di raccontarlo, perché non è quello che ci si aspetta da una futura mamma“.
Francesca Cornale ha scelto di dare spazio alle donne che non si riconoscono nell’immagine di donna e mamma impeccabile, interamente compiuta e realizzata all’interno dell’esperienza della maternità, anche attraverso le pagine del suo libro Diario di una gravidanza, in cui mescola la sua voce con quella di altre donne per dare forma a un’idea più realistica di quel che succede a una donna che diventa mamma.
Dobbiamo dirlo – spiega Francesca, che ha due figli di 2 e 3 anni – che ci sono anche momenti negativi. La società carica la donna di responsabilità e aspettative, si pretende che sia una mamma perfetta quando invece è una donna con tutti i normali problemi e le giornate no. Il cambiamento è molto forte, io ad esempio sono una persona molto attiva e dinamica: mi sono sentita privata di questa libertà e del mio corpo, che a un certo punto mi diceva “non puoi più fare questo, non riesci”.
Vai alla ricerca della tua nuova identità
Perché quando arriva un figlio, spiega Francesca, sei costretta a capire chi sei e chi diventerai: “Il cambiamento è fortissimo, si tende sempre a esaltare il lato della creazione senza voler vedere quel che accade dietro. Siamo immersi nell’ostentazione della perfezione, soprattutto quella della mamma impeccabile che deve comportarsi in un determinato modo. Se invece la diretta interessata vive qualcosa di diverso la società non è in grado di riconoscerla, così si trova il più delle volte a tenersi dentro questo suo modo diverso di vivere la propria maternità“.
C’è, nella maggior parte dei casi – continua Francesca – una distanza molto forte tra quel che ci si aspetta da te e quel che sei. Io l’ho sentita e ho cercato di raccontarla perché non è facile per chi la attraversa continuare a riconoscersi quando tutto cambia. Non puoi più fare quello a cui sei abituata, ed è solo l’inizio: non dormi perché il bambino scalcia o perché gli ormoni fanno i capricci, ti abitui insomma all’arrivo del bambino e ti scordi, almeno per un po’, di poter fare quel che facevi prima dell’arrivo di un figlio.
Scopri di essere quel che non ti aspettavi
Nella mia esperienza, in realtà, diventare mamma è stato ancora più bello di quanto mi aspettassi. Quando il bambino nasce ti si scatena un amore enorme, ma oltre a essere mamma sei comunque una donna: se prima che il bambino nascesse ti dicevi “come farò”, poi trovi delle risorse straordinarie dentro di te e in qualche modo ce la fai.
Ripensare il racconto della maternità potrebbe aiutare a superare il pregiudizio secondo cui l'avere un figlio obbliga inevitabilmente a rinunciar...
Il Diario di una gravidanza, continua, è stato scritto in due fasi: “L’ho iniziato quando ero incinta del mio primo figlio e l’ho concluso con la nascita del secondo, a un anno e mezzo di distanza”. E nel racconto una parte importante della riflessione sulla maternità di Francesca è dedicata al lavoro:
Non è un segreto che spesso le donne che rimangono incinte perdono il lavoro. Questo scatena una serie di problemi economici, oltre al fatto che una donna incinta non può trovare un’altra occupazione: ti ritrovi a perdere le tue risorse economiche, senti di perdere te stessa e ti senti incapace di lavorare, anche se hai sempre lavorato è come se tutte le porte si chiudessero. Ti fermi e dici: “e adesso?“
A volte sembra di essere rimasti fermi a 70 anni fa
La frattura tra la maternità e il lavoro, allo stato delle cose, pare insanabile: “Io sono una designer, quando ho detto in ufficio che aspettavo un bambino visto che il contratto mi scadeva mi hanno detto che semplicemente non me lo avrebbero rinnovato, nonostante me lo avessero promesso. A quel punto ho cercato di lavorare come freelance. Certo è che se non hai nessuno che ti aiuti è molto difficile organizzare tutto: in Italia la situazione è grave, non c’è supporto per le madri, i costi sono elevati e con un solo stipendio è ancora più difficile, devi fare delle scelte: per molte donne la scelta obbligata è rimanere a casa: ma non siamo più negli anni ’50, dovremmo fare qualche passo in più in tema di diritti“.
In tutto questo, aggiunge Francesca
La società rimane a guardare, o quasi: ci si aspetta che una mamma sia sempre ben disposta nei confronti del proprio figlio, ma a volte può non stare bene, non è perfetta. L’approccio di oggi, mi pare, non è cambiato poi molto rispetto al passato: in nord Europa si vedono gruppi di papà che portano in giro i passeggini, qui è impossibile. Il bambino è e rimane affare della mamma, il papà è spesso un ‘di più’. E anche se desideri lavorare e fare quello che facevi prima per ovvi motivi non puoi farlo. L’uomo, invece, è libero di continuare a fare quello che faceva prima. Sulla donna invece va a posarsi un carico doppio. Anzi, se mostri qualche segno di stanchezza o cedimento la risposta è sempre quella: li hai voluti tu i figli. Certo, è così e una mamma ama i suoi figli più di quanto ami se stessa, ma questo non vuol dire che non puoi essere stanca e desiderare di staccare. Siamo persone, sentirsi dire questo genere di frasi non è piacevole: bisognerebbe ripensare il modo in cui trattiamo le donne, e le mamme.
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