Esistono malattie nelle quali i pazienti necessitano di trasfusioni di sangue come leucemie, linfomi ed anemie di tipo ereditario, tra le quali l’anemia mediterranea o microcitemia, o anemie acute (emorragie post-traumatiche o in corso di interventi chirurgici): questi pazienti vivono grazie al sangue loro trasfuso. Le norme che disciplinano la raccolta, la conservazione e la distribuzione del sangue umano vengono individuate nella legge 592 del 1967, e nei successivi DPR 1256 del 1971 e decreti ministeriali 18 giugno 1971 e 15 settembre 1972. La legge del ’67, secondo il giudizio di esperti ed operatori del settore, risulta superata dagli interventi legislativi successivi e, in particolare, dalla legge del 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.

Modalità di donazione

Chi effettua la donazione di sangue compie un atto generoso di profondo significato filantropico, pertanto, se ha solo il dubbio di poter creare danno al paziente, deve astenersi dalla donazione. Il donatore deve essere persona sana, in buone condizioni generali, di peso non inferiore ai 50 Kg e di età  compresa tra 18 e 65 anni. A giudizio discrezionale del medico, il donatore abituale può essere accettato anche dopo i 65 anni; in caso di prima donazione, sempre sotto la discrezionalità  del medico, l’età non deve superare i 60 anni.

La qualifica di donatore di sangue viene concessa a coloro che donano il sangue gratuitamente e periodicamente o occasionalmente; l’idoneità  dei donatori professionali viene riconosciuta dall’Ufficiale sanitario.

Per diventare donatori è necessario sottoporsi, prima della donazione, ad una visita medica durante la quale viene richiesto di compilare un questionario il cui contenuto è assolutamente riservato; tale questionario consente di identificare i soggetti che, volontariamente o accidentalmente, sono incorsi in comportamenti cosiddetti “a rischio” e che quindi costituiscono una controindicazione alla donazione. Nel corso della visita il medico raccoglie le informazioni sullo stato di salute del donatore, su eventuali patologie contratte nel passato recente e remoto, sull’assunzione di farmaci e valuta le risposte al questionario. Inoltre rileva la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, valuta l’apparato respiratorio, il cuore, l’addome e le stazioni linfonodali superficiali. Le pulsazioni cardiache non devono presentare alterazioni del ritmo e devono avere una frequenza tra 50 e 100 al minuto; la pressione massima (sistolica) deve essere compresa tra 110 e180 millimetri di mercurio (mm Hg) e la minima (diastolica) tra 50 e 100 mm Hg. Ai donatori vengono praticati ad ogni donazione esami di laboratorio ed altre indagini cliniche e strumentali a giudizio del medico.

Ad ogni donazione il prelievo di sangue deve essere pari a 450 ml ± 10%. La frequenza annua non deve essere superiore a 4 donazioni di sangue intero nell’uomo e a 2 nella donna in età fertile; l’intervallo fra due donazioni non deve essere inferiore a 90 giorni.

Dopo la donazione è opportuno non praticare lavori pesanti o che possano mettere in pericolo terzi, per esempio la guida di mezzi pubblici; anche l’attività sportiva è sconsigliata. Ma anche prima della donazione è meglio non praticare lavori pesanti, non fare turni di guardia notturna e non andare in discoteca.

Costituiscono criteri di esclusione dalla donazione l’esistenza nella storia personale di: assunzione di droghe, rapporti sessuali con persone sconosciute, epatite o ittero, malattie veneree, positività per il test della sifilide, positività per il test dell’AIDS, positività per il test dell’epatite C.

Ad ogni donatore viene rilasciata una tessera con la sua fotografia e i suoi dati anagrafici, sulla quale vengono registrati i risultati degli esami iniziali e di quelli eseguiti periodicamente, la quantità di sangue donato nelle singole donazioni.

Benefici sul lavoro dei donatori

I benefici concessi a coloro che donano il sangue sono individuati nel:

  • diritto di astenersi dal lavoro nel giorno del prelievo. La giornata di riposo viene calcolata in 24 ore a partire dal momento in cui il lavoratore si assenta dal lavoro per l’operazione di prelievo;
  • diritto alla corresponsione della retribuzione nella giornata di riposo. La retribuzione viene corrisposta direttamente dal datore di lavoro, il quale, a sua volta, può chiedere il rimborso all’INPS. Alla domanda di rimborso deve essere allegato il certificato medico attestante i dati anagrafici del donatore, l’avvenuta donazione gratuita, il quantitativo di sangue prelevato, la data e l’ora del prelievo;
  • diritto ad ottenere l’accredito dei contributi figurativi relativi ai periodi di assenza dal lavoro per scopo di donazione di sangue. La problematica è stata per lungo tempo oggetto di dispute giurisprudenziali, ma è prevalso l’orientamento positivo. Di conseguenza l’Istituto previdenziale è tenuto non solo a rimborsare al datore di lavoro la retribuzione corrisposta per i giorni di assenza dal lavoro, ma anche a coprire gli oneri accessori relativi all’accredito dei contributi figurativi.
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