La gravidanza è una condizione estremamente complessa e particolare: da una parte, infatti, è una realtà estremamente naturale per cui il fenomeno dell’eccessiva medicalizzazione appare un’esagerazione, dall’altra però non si possono negare le evidenti complicazioni e criticità che si possono verificare già all’inizio del concepimento o nel corso delle settimane di gestazione.

Sebbene nel nostro Paese (e in generale nel mondo occidentale) il pericolo di mortalità (materna, fetale e neonatale) si è molto ridotto, la gravidanza rimane un evento a rischio. Per questo si parla, sia dal punto di vista medico-sanitario sia da quello di leggi che tutelano le donne in questa condizione, di gravidanza a rischio. O meglio, come espresso dall’OMS, di valutazione e classificazione della gravidanza in base al grado di rischio.

Come si definisce una gravidanza a rischio?

Cosa si intende per rischio e come è legato alla realtà della gravidanza? Da un punto di vista terminologico il significato della parola rischio indica l’”eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili”. L’evento della gravidanza, delle fasi, dei cambiamenti e dei fattori da monitorare, è piuttosto noto, ma nonostante questo possono essere tante le realtà che possono interferire provocando un danno. Danno che può essere esclusivo del bambino o della mamma e tale da avere conseguenze sul feto, ma in entrambi i casi sia la donna che il bambino sono esposti a un pericolo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità propone il concetto di “presa in carico secondo il grado di rischio” che può essere di tre livelli: assistenza prenatale di base, assistenza addizionale e assistenza specializzata ostetrica neonatale.

L’assistenza prenatale di base è quella offerta di routine a tutte le donne, mentre quella addizionale è rivolta alle donne e ai rispettivi nascituri che hanno patologie e complicanze moderate. Il terzo livello di assistenza è quello rivolto a donne e nascituri con patologie e complicanze severe.

Sono diverse le patologie e le complicanze che portano a definire la gravidanza a rischio:

  • aborti ricorrenti;
  • abuso di sostanze (incluso alcool) ;
  • assunzione cronica di farmaci;
  • diabete gestazionale o mellito;
  • difetti congeniti della coagulazione e diatesi emorragica;
  • età materna <16 anni • Età materna >inferiore a 16 anni o superiore ai 40 anni;
  • gravidanza multipla;
  • indice di massa corporea bassa o alta;
  • ipertensione o preeclampsia nella precedente gravidanza;
  • ipertensione preesistente;
  • malformazioni uterine e/o miomi;
  • patologia autoimmune e sindrome da anticorpi antifosfolipidi;
  • patologie cardiovascolari;
  • patologie croniche dell’apparato respiratorio;
  • patologie endocrine;
  • patologie epatiche;
  • patologie genetiche familiari;
  • patologie infettive croniche (HIV, HCV, HBV, Tubercolosi, Sifilide) ;
  • patologie oncologiche;
  • patologie psichiatriche e/o neurologiche in trattamento;
  • patologie renali e urologiche;
  • precedente morte endouterina o neonatale;
  • precedente neonato con macrosomia fetale;
  • precedenti malformazioni fetali/neonatali;
  • pregressa chirurgia uterina;
  • pregressa isoimmunizzazione;
  • pregresse patologie placentari;
  • pregresso parto prematuro;
  • pressione diastolica uguale o maggiore a 90 mm/Hg;
  • sindrome da iperstimolazione ovarica in PMA;
  • tromboemolia o trombofilia.

I “sintomi” della gravidanza a rischio

È possibile riconoscere una gravidanza a rischio? È bene innanzitutto precisare che è fondamentale, dal momento in cui si scopre di essere incinta, programmare una prima visita ginecologica dalla quale, sulla base di un’approfondita anamnesi, stabilire non solo il tipo di esami, analisi e controlli da fare, ma anche la loro frequenza.

Molte condizioni, infatti, possono (e devono) essere monitorate per assicurare un decorso positivo della gravidanza. Parallelamente è utile ricordare come ci sono un insieme di sintomi e segnali che devono destare immediata attenzione nelle donne in gravidanza.

Se questi possono a volte risultare innocui o sopportabili in condizioni normali, durante la gravidanza possono risultare un pericolo di cui prendere atto e contro il quale intervenire tempestivamente. Tra i principali “sintomi” troviamo la febbre alta (superiore a 38°), i dolori (a riposo, durante la minzione, eccetera), il vomito continuo, le perdite di sangue, le perdite vaginali anomale, la diarrea, il mal di testa e il gonfiore delle mani o delle caviglie.

Dal quarto mese di gravidanza, inoltre, l’assenza o la scarsa quantità di movimenti fetali è un ulteriore sintomo che può risultare utile monitorare. Questo lungo elenco non deve allarmare le donne o portare a far vivere loro la gravidanza in maniera ansiosa (anche lo stress può influire negativamente), ma a prendere consapevolezza di una realtà che richiede maggiore attenzione.

Gravidanza a rischio: cosa prevede l’INPS?

Come anticipato sono previste diverse tutele per le donne lavoratrici che hanno una gravidanza a rischio. Sono diverse le formule di congedo di maternità offerte dall’INPS (stabilite dalla Circolare 69/2016) e una di queste è la cosiddetta maternità anticipata. Questa formula consiste in un’astensione anticipata dal lavoro prima del periodo di maternità obbligatorio e si applica nei casi di gravidanza a rischio e in quelli in cui le mansioni della donna sono incompatibili con la gravidanza stessa.

Inoltre è utile ricordare come le donne con una gravidanza a rischio, oltre al congedo anticipato, possono contare sull’esenzione da tutte le prestazioni che si riveleranno utili per diagnosticare difetti genetici e per il monitoraggio e il trattamento delle patologie, preesistenti o insorte durante la gravidanza, che costituiscono un rischio per la gravidanza.

Maternità anticipata e gravidanza a rischio

La maternità anticipata, a differenza delle altre forme di congedo, non richiede la produzione di documenti al momento dell’invio della domanda. È necessario che il medico che segue la donna trasmetta all’INPS, in via telematica, il certificato di gravidanza riportante la data presunta del parto.

L’unico documento necessario è quello del provvedimento di interdizione anticipata (da non confondere con il certificato medico) che va prodotto da parte del Servizio del dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale (noto con il nome di SPISAL o altre declinazioni locali (PISLL, PSAL, Spesal, Spisll, SPreSAL, SPSAL, UOML e UOPSAL).

È fondamentale specificare che il certificato di gravidanza va inviato dal medico, mentre la donna deve ottenere il provvedimento di interdizione che è quello che le consente di astenersi dal lavoro. La domanda di maternità anticipata deve essere presentata prima dell’ottavo mese (prima dell’entrata in maternità obbligatoria) e la data di inizio dovrà corrispondere al primo giorno di astensione dal lavoro (lo stesso presente nel provvedimento di interdizione).

La domanda può non essere inserita immediatamente, in quanto dal momento in cui la donna entra in possesso del provvedimento di interdizione può presentarlo al proprio datore di lavoro e iniziare il periodo di astensione.

In sintesi una donna che scopra di avere una gravidanza a rischio deve chiedere al medico che invii il certificato di gravidanza all’INPS e recarsi presso gli uffici competenti per il rilascio del provvedimento di interdizione che potrà utilizzare sia per presentare la domanda di maternità anticipata che per comunicare l’astensione dalle proprie mansioni al datore di lavoro.

Come affrontare serenamente una gravidanza a rischio

Parlare di gravidanza a rischio, ovviamente, fa subito pensare al peggio e mette le donne, ma anche il rispettivo partner e le persone più vicine, in uno stato di forte preoccupazione. In realtà è bene fin da subito precisare che una gravidanza a rischio non significa che avrà un esisto negativo o che il bambino nasca con dei problemi. Ci sono una serie di condizioni che vanno monitorate e gestite, ma nella maggior parte dei casi è possibile portare a termine la gravidanza senza problemi.

Per farlo è doveroso evitare comportamenti a rischio e seguire le indicazioni del medico. La serenità in una gravidanza è fondamentale e per quanto possa apparire facile dirlo e più complicato farlo, mantenere la calma è quanto di più utile si possa fare per la propria salute e quella del bambino.

In questo senso le varie tecniche di rilassamento possono essere validi alleati per vivere al meglio un periodo che si rivelerà probabilmente più intenso di come lo si è immaginato, ma che riserverà comunque emozioni che ripagheranno ampiamente la fatica sopportata.

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