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Tra le figure (non sanitarie) di supporto alle donne in gravidanza c'è anche quella della doula. Scopriamo di cosa si tratta.
Intorno a quest’ultima figura, sono recentemente emerse delle contestazioni; è utile fare chiarezza per capire meglio di cosa si occupano e qual è il loro campo di azione rispetto a quello di un’ostetrica.
Il termine doula deriva dal greco antico e come spiegato dall’Accademia della Crusca significa “serva, schiava” e l’antropologa americana Dana Raphael lo utilizza per indicare “una o più persone, di solito donne, che forniscono incoraggiamento psicologico e assistenza fisica alla neomamma”.
È quindi possibile considerarla come un’assistente alla maternità, una persona che si occupa di fornire sostegno alla donna in gravidanza e durante il puerperio.
I servizi offerti da una doula, non essendo questa una figura professionalmente definita, sono per lo più generici di “affiancamento e sostegno” alla donna in gravidanza, durante il travaglio e il parto e nel periodo del puerperio. Di certo c’è che la doula è una persona di fiducia della gestante (e potenzialmente anche del suo partner) che fa della presenza uno dei punti centrali del suo lavoro.
La doula, infatti, è quella figura cui una donna in gravidanza può decidere di fare riferimento per confidarsi sulle sue paure e timori, per richiedere informazioni sui servizi alla maternità, per avere un sostegno pratico durante le varie visite di controllo, così come per ricevere consigli e sostegno nei primi giorni (e notti) dopo il parto.
Dall’approfondimento delle differenze con l’ostetrica, si riesce a comprendere meglio anche cos’è una doula. Quella dell’ostetrica, infatti, è una figura professionale di tipo medico disciplinata dalla legge (il decreto Legislativo 206/2007) che, come illustrato dalla Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO), sono:
Quella dell’ostetrica, quindi, è una professione sanitaria che svolge funzioni più di natura medica rispetto a quelle della doula. L’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) spiega come la figura della doula sia tornata di interesse a partire dagli anni Sessanta e Settanta quando vi era un’inadeguatezza delle strutture sanitarie e un eccesso di medicalizzazione del parto.
La questione, come anticipato, è stata oggetto di controversie e discussioni, tanto che nel 2013 la Federazione nazionale dei Collegi ostetriche (FNCO), come riportato dal Quotidiano Sanità, ha chiesto al TG1 andato in onda all’epoca un’immediata rettifica per aver definito la doula come una “nuova figura emergente in Italia a sostegno della donna durante la gravidanza, il parto ed il puerperio”. Scopo della presa di posizione della FNCO era quello di sottolineare il valore del ruolo delle ostetriche evitando che possa essere confuso o sostituito con quello di altre figure che non hanno il medesimo percorso formativo e le stesse competenze professionali. A tal proposito sempre l’AOGOI precisava come
Da sempre, in Italia come in molti altri Paesi europei, gli operatori chiedono che l’assistenza al travaglio ed al parto sia garantita da una ostetrica che deve essere accanto alla donna costantemente, con rapporto uno a uno, e che deve essere evitato in modo assoluto che una sola ostetrica abbia in carico due donne in travaglio contemporaneamente.
Va detto che da una parte c’è l’incontrovertibile esigenza delle associazioni di categoria delle ostetriche di rivendicare un ruolo insostituibile e non confondibile con quello di una persona motivata da buone motivazioni e che non ha il medesimo profilo professionale. Allo stesso tempo il ricorso alla doula è spesso motivato dalla carenza di figure di riferimento in alcuni punti nascita e dalla volontà della partoriente di avere vicino qualcuno di fiducia (come spesso avviene con il partner).
La questione è più delicata di quanto sembra e passa sul filo sottile che separa un nuovo eccesso di medicalizzazione del parto da una riduzione delle necessità di natura medica. Senza ignorare quello che è l’elemento decisionale di ogni singola gestante. Le due figure, insomma, sebbene svolgano compiti rivolti alla medesima categoria di persone (le donne in gravidanza) e nello stesso periodo di tempo (gravidanza, parto e puerperio) non sono equivalenti né sovrapponibili.
In Italia, a differenza di altri Paesi, la figura della doula non è regolamentata e riconosciuta dal sistema sanitario, non esiste quindi una formazione specifica. Esistono tuttavia delle associazioni che prevedono corsi di formazione aperti a tutti (non è necessario il possesso di uno specifico titolo di laurea) con i quali apprendere le competenze di una doula.
Online si trovano diverse testimonianze di persone che si sono rivolte e affidate a una doula. Ne prendiamo due, la prima da doula-org.blogspot.com. Qui Silvia G racconta l’aiuto offertole dalla doula Loredana che le ha illustrato la possibilità di un parto naturale dopo un parto cesareo.
Non immaginavo neanche lontanamente che si potesse partorire naturalmente senza il pericolo di una rottura dell’utero e di una emorragia. […] Loredana mi ha semplicemente informata che un parto vaginale dopo un cesareo non era impossibile, e mi ha suggerito alcune letture apposite sull’argomento. […] Mi ha seguito soprattutto nei giorni seguenti aiutandomi nell’allattamento e nell’aiuto con la bambina più grande.
Un’altra testimonianza è quella di Matteo, marito di Aleksandra, che su douleitalia.it racconta “Mia moglie cercava qualcuno che la indirizzasse su cosa fare perché lei potesse fare un parto completamente naturale” per poi aggiungere come la doula Laura ha saputo
1. indirizzarci verso un ospedale dove non le è stata imposta alcuna medicalizzazione non necessaria; 2. Passarci tanta calma e serenità […] 3. Insegnarci tecniche utili a rendere più flessibili le ossa del bacino e l’osso sacro. 4. Insegnarci tecniche con il rebozo […] 4. fornirci un utilissimo supporto diretto in ospedale dopo il parto.
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