Durante la gravidanza, tutto sembra pianificato nei minimi dettagli. Dalle visite mediche da effettuare entro date precise, all’alimentazione da seguire, passando per le attività consigliate e le precauzioni da adottare. Ci si prepara al parto con attenzione meticolosa, ma poi, improvvisamente, con la nascita del bambino, ci si ritrova catapultati in una nuova realtà. È come se, in poche ore, tutte le certezze costruite svanissero.

L’attenzione, paradossalmente, sembra concentrarsi sul “prima”. Una volta nato il bambino, emergono domande, dubbi e un senso di smarrimento: a chi rivolgersi? Come comportarsi? Questo disorientamento inizia già nei primi giorni dopo il parto, quando l’ospedale o il centro nascita rappresentano l’ultimo punto di riferimento sicuro. Poi arriva il momento di tornare a casa.

Ma come funzionano le dimissioni post-parto? Quali sono le cose essenziali da sapere, sia dal punto di vista medico che pratico? Proviamo a fare chiarezza, fornendo informazioni utili e precise per affrontare questa fase delicata, segnata da stanchezza, confusione, emozioni e timori.

Quando si viene dimesse dopo il parto?

Il Manuale MSD riferisce come sia la donna che il bambino vengono dimessi, se sono sani, generalmente entro 24-48 ore dal parto vaginale o entro 96 ore in caso di parto cesareo. In alcune circostanze è possibile anche andare incontro a dimissioni più rapide, dopo 6 ore dal parto, ma solamente nei casi in cui non vi sono stati problemi e non si è fatto ricorso agli anestetici.

Un aspetto importante cui fare riferimento è anche quello indicato nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle quali si specifica che le donne e i neonati devono ricevere assistenza per almeno 24 ore dopo il parto. Questa indicazione non si applica ai soli ospedali, ma qualsiasi centro nascita e anche al parto in casa. Nella maggior parte dei casi si è pronti per le dimissioni già dopo 24 ore, ma questa indicazione è valida solamente nel caso in cui siano disponibili servizi di follow-up. La durata della degenza in ospedale, quindi, dipende sia dalle condizioni di salute della donna e del bambino che dalla disponibilità di servizi postnatali dopo le dimissioni.

Cosa aspettarsi prima di lasciare l’ospedale

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Foto: iStock

Prima delle dimissioni vengono valutati diversi elementi: la stabilità fisiologica della donna e del neonato, la disponibilità di assistenza postnatale e la presenza di quei fattori indispensabili per garantire tanto alla donna quanto al bambino la cura di cui hanno bisogno.

Prima di essere dimessi vengono effettuate diverse visite, specialmente quella con il ginecologo e quella con il neonatologo. La visita ginecologica è indispensabile sia per verificare la situazione che per fornire alla donna informazioni sulle norme igienico-comportamentali, sulle medicazioni, sul capoparto e sull’utilizzo di metodi contraccettivi compatibili con l’allattamento al seno.

La visita con il neonatologo, invece, va a verificare (e registrare) lo stato di salute generale del bambino, la respirazione, il battito cardiaco, il peso, la temperatura corporea, il tono muscolare, la pelle (per individuare eventuali segni) e i riflessi. Nelle ore dopo il parto al neonato viene effettuato anche un prelievo di sangue per i vari screening metabolici, uno screening dell’udito e il controllo della vista (il noto riflesso rosso). Viene anche prestata attenzione, specialmente dal personale infermieristico del nido dell’ospedale, all’attaccamento al seno così da favorire l’allattamento e prevenire disturbi e problemi.

Documenti, controlli e indicazioni mediche alla dimissione

Prima delle dimissioni ci sono anche alcuni aspetti burocratici da assolvere, come l’iscrizione all’anagrafe con la scelta del nome del bambino. Il Ministero della Giustizia spiega che l’atto di nascita (il documento che contiene il luogo, l’anno, il mese, il giorno e l’ora di nascita, le generalità, la cittadinanza, la residenza dei genitori, il sesso del bambino e il nome) viene prodotto presentando la dichiarazione di nascita rilasciata da uno dei genitori e il medico o l’ostetrica che ha assistito al parto. La dichiarazione di nascita va presentata entro 10 giorni presso il comune dove è avvenuto il parto o entro 3 giorni presso la direzione sanitaria del punto nascita.

Oltre a questa documentazione la donna riceve la lettera di dimissione (con la prescrizione delle eventuali terapie da seguire) e il libretto sanitario (per registrare le visite di controllo e le vaccinazioni del bambino).

Assistenza post parto: servizi utili per il rientro a casa

Le prime settimane dopo il parto, spiega lo studio pubblicato da Medico e Bambino, sono le più delicate per l’insieme di fenomeni che si verificano e anche per il “vuoto assistenziale” cui spesso si ritrovano a confrontarsi i genitori di un neonato. In questo periodo, infatti, oltre ai problemi con l’allattamento le donne possono sperimentare i primi segni di depressione post-partum con il bambino che può manifestare i sintomi di anomalie congenite e altri disturbi neonatali. Anche la coppia può andare incontro a distorsioni relazionali che non hanno certamente un impatto positivo.

Spesso i servizi assistenziali non ci sono o quando ci sono è difficile accedervi. È importante, durante la preparazione al parto, informarsi sui servizi territoriali disponibili nel proprio comune. I principali cui fare riferimento sono i consultori con l’ostetrica, il ginecologo, il pediatra, l’assistenza sanitaria, psicologia e sociale cui rivolgersi in caso di necessità.

Dimissioni anticipate e sicurezza: quando è davvero possibile?

Come abbiamo visto è possibile prevedere delle dimissioni anticipate, ma solamente quando dal punto di vista medico e assistenziale ci sono le condizioni per procedere. La decisione deve essere presa in accordo tra la donna e il medico andando a valutare tutti i fattori di rischio. Per considerare le dimissioni anticipate davvero sicure è necessario, innanzitutto, verificare l’assenza di condizioni di salute della donna e del neonato che richiedono un’assistenza ospedaliera immediata. È inoltre necessario valutare la presenza di una rete di supporto (familiare e amicale) solida così come la presenza di servizi domiciliari e di assistenza territoriali a cui rivolgersi in caso di necessità.

In caso di dimissioni precoci diventa ancora più importante l’assistenza post-dimissioni. Come evidenziato in una relazione pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’assistenza domiciliare durante il puerperio è indispensabile per supportare la donna in tutti i bisogni cui va incontro in questo periodo: dal recupero fisico all’assistenza medica, passando per l’aiuto nella cura del neonato, il supporto nell’allattamento, la protezione da abusi e violenza, la reintegrazione sociale e il supporto emotivo e psicologico.

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