La separazione di una coppia o lo scioglimento di una famiglia potrebbe non essere la conseguenza peggiore cui un figlio possa essere costretto a subire. A seguito della separazione o del divorzio, infatti, i genitori possono mantenere uno stato di tensione e conflittualità tale da non permettergli di esercitare, come dovrebbero e come vorrebbero, la loro funzione genitoriale nei confronti dei figli.

Figli, specie se minori, verso i quali la legge riserva particolare attenzione. L’articolo 337-ter del Codice Civile, per esempio, sancisce come per il figlio minore sia un diritto il continuare a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori ricevendo da entrambi cura, educazione, istruzione e assistenza morale. È quello su cui si basa il cosiddetto diritto alla bigenitorialità per cui i figli, nonostante i conflitti tra i genitori che li porta a rinunciare a una vita di coabitazione ed esclusiva condivisione, devono poter mantenere i legami con i rispettivi genitori.

Cosa fare, invece, quando il conflitto tra i genitori li rende impossibilitati o incapaci di esercitare la loro funzione educativa, di cura, istruzione e assistenza morale verso i figli? Si valuta il ricorso al coordinatore genitoriale.

Chi è il coordinatore genitoriale?

Le Linee guida per la coordinazione genitoriale dell’Association of Family and Conciliation Courts (AFCC) descrivono la coordinazione genitoriale come quel processo incentrato sui minori che viene condotto da un professionista (in materia di salute mentale o di diritto di famiglia) proprio per aiutare i genitori coinvolti in un rapporto conflittuale a mettere in atto il loro piano genitoriale. Il coordinatore genitoriale è il professionista che si occupa, appunto, di coordinazione genitoriale.

L’Associazione Italiana Coordinatori Genitoriali spiega come il ricorso al coordinatore genitoriale è indicato in quelle realtà dove l’elevata conflittualità costituisce un rischio evolutivo per i figli. Il coordinatore genitoriale è un terzo imparziale che aiuta i genitori a mettere in pratica la bi-genitorialità. La coordinazione genitoriale è un percorso che i genitori possono intraprendere quando non riescono (o non vogliono) prendere decisioni genitoriali congiunte e hanno l’obiettivo di tutelare i propri figli dalle conseguenze del loro stato di conflitto.

Il coordinatore genitoriale viene nominato dal Giudice a seguito dell’emissione di quei provvedimenti, consensuali o giudiziali, come l’affidamento nei quali vengono definiti il collocamento dei figli e i tempi di permanenza presso ciascun genitore.

I ruoli del coordinatore genitoriale

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Fonte: iStock

Il coordinatore genitoriale è, quindi, una figura professionale che deve avere competenze in materia di salute mentale, diritto di famiglia, mediazione famigliare, coordinazione genitoriale e una formazione costante che gli consenta di rispondere efficacemente alle diverse situazioni che si trova ad affrontare.

Il suo è un lavoro non tanto di mediazione e risoluzione dei conflitti, ma ha come obiettivo quello che ciascun genitore possa congiuntamente all’altro svolgere il proprio compito in un contesto che, altrimenti, non glielo permetterebbe di fare.

Il coordinatore genitoriale, quindi, aiuta i genitori nel risolvere tempestivamente i conflitti, li educa a riconoscere e ascoltare i bisogni dei propri figli, a mantenere una comunicazione positiva tale da consentirgli, anche dopo la separazione, di avere una genitorialità efficace che non abbia ripercussioni negative sul figlio.

A differenza della mediazione familiare, della psicoterapia e di altri strumenti similari, la coordinazione genitoriale ha come obiettivo primario la sicurezza dei bambini e i loro bisogno e si propone come metodo alternativo di risoluzione delle controversie.

Il coordinatore genitoriale valuta il conflitto e cerca di contenerlo favorendo l’azione educativa dei genitori. Se l’accordo tra le parti (o la sentenza del giudice) lo prevede, il coordinatore genitoriale può prendere anche decisioni al posto dei genitori. Tra i compiti del coordinatore genitoriale, che agisce sempre con imparzialità verso i genitori, troviamo poi quello di monitoraggio dei rapporti tra genitori e figli, vigilanza sul rispetto del calendario delle visite, coordinamento con i servizi sociali e la redazione di relazioni informative periodiche al giudice.

Quando può intervenire?

I compiti e i poteri del coordinatore genitoriale sono disciplinati dal mandato del giudice. Salvo indicazioni esplicite, egli non può prendere decisioni per i genitori né forzarli a prenderle. Deve avere un ruolo neutro e non a favore di una delle parti né interferire sulle vicende familiari. Il suo obiettivo è quello di ridurre la conflittualità per consentire ai genitori di esercitare la propria genitorialità.

Il coordinatore presta attenzione allo sviluppo e alla crescita relazionale e affettiva dei figli e che i genitori rispettino i loro bisogni educativi.

Come rivolgersi a un coordinatore genitoriale

Il coordinatore genitoriale interviene quando un conflitto di coppia, in presenza di minori, è persistente, intenso e pervasivo, tale per cui i genitori perdono il focus del benessere del figlio e si concentrano esclusivamente sul conflitto.

In Italia il coordinatore genitoriale può intervenire solamente su mandato del giudice. O per un suo provvedimento all’interno di un contenzioso o come effetto della volontà dei genitori conflittuali che, riconoscendo questa condizione e gli impatti negativi sui figli, avviano un’istruttoria con la relazione dei servizi sociali o di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) che permetta al giudice di nominare il coordinatore genitoriale definendone l’incarico.

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