Chi sono i bambini intersex, né maschio né femmina

Non tutti i bambini (l'1.7% dei casi) nascono con i tratti sessuali definiti e la distinzione maschio/femmina non è così semplice. Una condizione che va oltre l'aspetto medico e che merita di essere approfondita e trattata con attenzione.

Maschio o femmina? Questa è la domanda che ogni coppia che aspetta un bambino si sente ripetere continuamente, così come molto spesso gli stessi futuri genitori attendono con impazienza l’ecografia morfologica per scoprire se il proprio bimbo sarà una femmina o un maschio. La curiosità è legittima, ma non sempre la risposta è così netta e distinta come si potrebbe immaginare.

Questo perché può accadere (e il fenomeno è meno raro di quanto si possa pensare) che i bambini nascano con i caratteri sessuali che non coincidano con le distinzioni maschile/femminile che si è soliti considerare. In questo senso si parla di bambini intersex.

Una definizione inclusiva di questo fenomeno è quella per cui per intersex sono da intendersi “tutte quelle variazioni di caratteristiche di sesso genetico/cromosomico, gonadico/ormonale, e/o anatomico (relativo alle caratteristiche sessuali primarie e secondarie) di una persona che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie dei corpi considerati femminili o maschili”.

Abbiamo fatto riferimento a questo tipo di definizione inclusiva in quanto molto spesso si parla (anche a livello ufficiale) di Disordini dello Sviluppo Sessuale (DSD). Inoltre i bambini intersex sono spesso, sebbene non vi siano le necessità mediche, trattati (sia come interventi chirurgici e farmacologici che dal punto di vista sociale) come dei “problemi” da risolvere o come situazioni marginali da collocare, in un modo o nell’altro, in una categoria predefinita, ovvero quella di maschile o femminile.

È bene fin da subito chiarire che l’intersessualità non fa riferimento all’identità di genere, ma le caratteristiche biologiche del soggetto. È una situazione che riguarda l’1.7% dei bambini e sono coloro che nascono con delle variazioni delle caratteristiche sessuali.

Chi sono i bambini intersex?

È la condizione per cui, come detto, gli organi sessuali esterni non corrispondono ai loro organi riproduttivi interni. Va precisato che il termine intersex può essere utilizzato a diversi livelli, sia per fare riferimento ai componenti fisici e biologici (cromosomi, ormoni, gonadi, organi riproduttivi, organi genitali) sia a quelli non propriamente tali, come i tratti somatici, i peli e la barba, che a livello culturale e sociale costituiscono elementi dirimenti per stabilire se un soggetto è maschio o femmina.

Porre l’attenzione sui bambini intersex è fondamentale sia per conoscere una realtà non marginale come si crede, ma anche e soprattutto per prendere consapevolezza di un trattamento inappropriato. Come anticipato, infatti, solo in rarissimi casi queste variazioni delle caratteristiche sessuali costituiscono un problema per la salute dei bambini.

Nonostante questo vi è la tendenza a intervenire sia a livello chirurgico, sia farmacologico per “normalizzare” tale condizione. Un processo che, come le testimonianze e gli studi condotti hanno evidenziato, ha inevitabilmente segnato negativamente lo sviluppo e la crescita dei bambini intersex, determinando una serie di traumi e conseguenze del quale è doveroso prendere coscienza.

Ecco perché le Nazioni Unite, nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (e la terminologia comunque evidenzia un approccio di questo tipo) si preoccupano della tutela dell’integrità della persona, segnalando come è da evitare che i bambini intersex siano sottoposti a interventi chirurgici irreversibili e altri trattamenti medici, senza il loro libero e informato consenso.

Per questo si raccomanda che nessun bambino sia sottoposto a cure mediche e chirurgiche che violino l’integrità fisica, l’autonomia e l’autodeterminazione, fornendo supporto alle famiglie coinvolte in questo tipo di situazione.

Le caratteristiche dei bambini intersex

Per capire quali sono le caratteristiche che determinano l’intersessualità è utile fare qualche esempio, non essendo possibile fare un’esposizione esaustiva di tutte le casistiche esistenti. L’intersessualità, infatti, comprende, come anticipato, aspetti biologici come il tipo di cromosomi, ma anche elementi meno marcati, rimandabili per esempio alla presenza di genitali ambigui.

Tra gli esempi più comuni ci sono quelli di soggetti che hanno un clitoride le cui dimensioni lo rendono simile a un piccolo pene o bambini i cui organi sessuali esterni somigliano ai genitali maschili ma quelli riproduttivi sono costituiti da utero e ovaie.

Ci sono anche situazioni meno nette nei quali i bambini hanno corpi dai tratti somatici maschili ma i cromosomi sono femminili (e viceversa). Può risultare difficile formulare una definizione completa ed esaustiva delle caratteristiche dei bambini intersex perché l’intersessualità è spesso descritta in maniera “negativa”, ovvero come di quelle realtà che non rientrano nella classica distinzione tra maschile e femminile.

Il binarismo dei concetti di maschile e femminile, quindi, cui l’intersessualità si svincola, rimangono per capire l’intersessualità stessa.

Bambini intersex: l’operazione

Ci sono casi in cui l’intersessualità provoca reali criticità dal punto di vista medico che richiedono l’intervento, chirurgico o farmacologico. È il caso dei soggetti con problemi al testosterone o con uno scorretto sviluppo dei testicoli. Gli studi condotti hanno evidenziato come i bambini intersex con questo tipo di condizione avevano un peso alla nascita inferiore e molto spesso erano nati da una gravidanza condizionata da una preeclampsia.

Questi interventi sui bambini intersex sono necessari solo laddove c’è una reale emergenza di salute. I protocolli medici stanno subendo una profonda discussione e rivisitazione, in quanto spesso si procede già a pochi giorni dalla nascita considerando la presenza di genitali ambigui un’“emergenza medica e psicosociale” da risolvere in quanto si reputa che per uno sviluppo psicosessuale sano e corretto sia necessario un corpo coerente dal punto di vista morfologico.

La questione è quindi molto delicata e indubbiamente un intervento di questo tipo è profondamente invasivo e, anche laddove necessario, responsabile di effetti dal punto di vista psicologico e sociale. Per questo l’indicazione sulla quale si insiste è quella di rimandare l’operazione alla pubertà, quando il soggetto coinvolto è in grado anche di esprimere la sua preferenza sull’eventualità di sottoporsi all’operazione e quindi esercitare quell’autonomia e quell’autodeterminazione imprescindibili.

Anche perché va ricordato come non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che la terapia chirurgica e farmacologica restituisca quell’aspetto di normalità che ne ha “giustificato” l’inizio.

L’operazione dei bambini intersex non è da considerare come una correzione orientata all’assegnazione di genere, in quanto questa non è un’emergenza medica. L’intervento si rende necessario solo laddove sussistano criticità che mettono a rischio la sopravvivenza del bambino, ribadendo l’importanza di protocolli medici adeguati a spiegare ai genitori quanto si andrà a eseguire e consentendo loro di avere il supporto necessario per accompagnare i propri figli nella crescita.

La sessualità è sempre profondamente legata all’intimità e all’identità delle persone e le storie di chi ha vissuto interventi di questo tipo mostrano la necessità di approfondire e migliorare la comprensione di queste condizioni e di cambiare il tipo di approccio, avendo come priorità la tutela delle persone coinvolte, intese come esseri umani e non come dati statistici, esperimenti o problemi da risolvere.

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