
È accaduto al Sant’Orsola di Bologna e si tratta della prima volta al mondo con una fertilità conservata così a lungo. La storia di Giovanna B...
Parliamo di tumore al seno e di come questo tipo di cancro può incidere sulla fertilità, la gravidanza, il parto e l'allattamento.
Il tumore al seno, detto anche carcinoma mammario, è la neoplasia diagnosticata più frequentemente in Italia. È dovuto, spiega dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che riescono a staccarsi dal tessuto che le ha generate e invadere i tessuti circostanti. Nella maggior parte dei casi si sviluppa dalle cellule ghiandolari o dalle cellule che formano la parete dei dotti, i tubi che collegano le varie parti del seno. Nonostante sia una forma di tumore sempre più curabile è pur sempre una malattia molto importante cui va dedicata particolare attenzione anche in relazione alla gravidanza.
Sia perché, come sottolineato dalla Fondazione Veronesi, tende a essere più aggressivo, sia perché la gravidanza condiziona le possibilità terapeutiche. Vediamo quindi tutto quello che c’è da sapere sul tumore al seno e gravidanza.
Il carcinoma mammario associato alla gravidanza (PABC), riporta questo studio, è quel tipo di tumore al seno che si verifica durante la gravidanza, entro i 12 mesi successivi al parto o durante l’allattamento al seno. Di per sé è una condizione rara, ma è tra le neoplasie più comuni durante la gravidanza e l’allattamento con un aumento dell’incidenza, specialmente nei Paesi sviluppati.
Il National Cancer Institute stima che il tumore al seno si verifichi in una gravidanza su 3000 (0,0333% dei casi) e colpisce soprattutto le donne tra i 32 e i 38 anni.
Tra i rischi legati al tumore al seno in gravidanza ’European Society for Medical Oncology (ESMO) evidenzia la limitazione alle cure. I trattamenti standard per questo tipo di carcinoma, infatti, possono essere controindicati nelle gestanti. Inoltre bisogna considerare anche l’impatto psicologico ed emotivo non indifferente di una diagnosi di tumore al seno, anche se il Collegio Italiano dei Senologi sottolinea come la gestazione non influisca negativamente sulla prognosi del carcinoma che, invece, è condizionata prevalentemente dallo stadio della malattia e dalla risposta ai trattamenti.
Lo studio pubblicato su Reviews in Obstetrics & Gynecology spiega che la diffusione del carcinoma mammario è dovuta anche al ritardo della diagnosi. Questo avviene anche per la difficoltà di identificare le lesioni. I cambiamenti anatomici e funzionali indotti dagli ormoni che si verificano nel tessuto mammario durante la lattogenesi, infatti, possono causare una sovrapposizione nell’aspetto delle lesioni, nonché nell’esame fisico. Il ritardo nella diagnosi spesso avviene anche per la scarsa consapevolezza di questa eventualità, il timore di sottoporsi a esami a base di raggi X (come la mammografia) e anche la difficoltà di riconoscere i segni e i sintomi che possano far emergere il sospetto.
A proposito di sintomi è importante precisare che le forme iniziali di carcinoma mammario non sono dolorose, mentre la presenza dei noduli (rilevabili alla palpazione o visibili) indica uno stadio più avanzato del tumore. Generalmente i cambiamenti sospetti si verificano nella parte superiore esterna della mammella e i segni da monitorare sono:
Per la diagnosi del tumore al seno in gravidanza è possibile effettuare la mammografia con schermatura addominale, la radiografia del torace e l’ecografia. È invece sconsigliata la risonanza magnetica per i rischi legati all’utilizzo del mezzo di contrasto.
L’American Cancer Society spiega che il trattamento del tumore al seno durante una gravidanza dipende da diversi fattori: le dimensioni del carcinoma, la sua posizione, lo stadio della gravidanza e lo stato di salute della donna. La chirurgia è un intervengo generalmente sicuro in gravidanza e prevede o l’esecuzione di una mastectomia radicale modificata o una tumorectomia con dissezione dei linfonodi ascellari.
Discorso più delicato, invece, per la chemioterapia. Può essere somministrata in gravidanza, ma preferibilmente nel secondo o nel terzo trimestre per il rischio di teratogenicità del trattamento. Inoltre la chemioterapia va evitata nelle tre settimane precedenti il parto, mentre possono essere utilizzati alcuni trattamenti farmacologici come l’adriamicina e la ciclofosfamide. La radioterapia e la terapia ormonale sono invece evitate durante la gravidanza per i rischi di perdite ematiche vaginali, aborto spontaneo, ritardi di crescita e malformazioni fetali.
L’impatto del tumore al seno va valutato sull’intera vita della donna, anche sulla sua volontà di cercare una gravidanza successiva alla diagnosi di carcinoma mammario. A questo proposito l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) dà notizia di un ampio studio nel quale è stato dimostrato che la gravidanza dopo un tumore al seno è non solo possibile, ma anche sicura in quanto non vi è un aumento del rischio di una recidiva e non ci sono ripercussioni sullo sviluppo del nascituro. Nei casi in cui si intendesse cercare una gravidanza va valutata la sospensione temporanea della terapia ormonale che non sembra nel breve termine aumentare il rischio di recidiva. La chemioterapia, invece, può causare infertilità e coloro che devono seguire questo tipo di terapia possono valutare la crioconservazione degli ovuli o degli embrioni prima dell’inizio del trattamento.
Sebbene la gravidanza non aumenti la probabilità di recidiva del tumore è necessario che le donne vengano seguite in un centro ostetrico di II livello per effettuare un monitoraggio della salute biofisica fetale ogni 20-25 giorni. Questo monitoraggio frequente riduce il rischio di complicanze, soprattutto la minaccia di parto prematuro e il ritardo di crescita intrauterina. È importante anche cercare il più possibile di prolungare la gestazione fino, almeno, alla trentacinquesima settimana di gravidanza ed evitare l’induzione del parto nelle tre settimane successive all’ultima chemioterapia.
Vanno fatte ulteriori precisazioni per quel che riguarda l’allattamento al seno. La Società Italiana di Pediatria (SIP) ricorda che l’allattamento ha un effetto benefico sulla salute materna con un’azione protettiva anche nei confronti del tumore al seno. È stato infatti riscontrato come per ogni 12 mesi di allattamento il rischio di presentare un tumore al seno cali del 4,3%.
Il tumore al seno è suddiviso in tre principali sottotipi in base alla presenza o assenza dei recettori per estrogeni e progesterone (HR) e del recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 (HER2). Questi recettori possono favorire la proliferazione delle cellule tumorali. È stato scoperto che l’allattamento al seno può ridurre il rischio di sviluppare tumori triplo negativi e proteggere le donne portatrici della mutazione genetica BRCA1, una delle principali cause di tumore al seno.
Le ragioni mediche per cui l’allattamento al seno è controindicato durante la gravidanza includono la somministrazione di chemioterapia e terapia ormonale. Questi farmaci, infatti, possono essere trasferiti nel latte materno e potenzialmente assunti dal neonato.
L’esperienza di un tumore è in tutti i casi stravolgente. L’impatto psicologico ed emotivo di una diagnosi di questo tipo può essere devastante. Lo è in modo particolare durante la gravidanza e nel post-parto, periodi questi già segnati da profondi sconvolgimenti per la donna. La paura di una recidiva e di tutto quello che questo rappresenta è tra le principali ragioni che spingono una donna a decidere di non avere altri figli.
Le coppie che hanno avuto un figlio dopo una diagnosi di tumore al seno rischiano anche un isolamento sociale e di andare incontro a problemi sul posto di lavoro (soprattutto le donne). È fondamentale che vengano informate sui reali rischi e tranquillizzate sull’iter terapeutico da seguire. L’impatto di un tumore al seno può portare alcune donne a decidere di non avere altri figli (anche per il timore di trasmettere un cancro ereditario) o altre a ricevere aiuto da una successiva gestazione nell’accettare meglio la malattia e le terapie.
Resta indispensabile assicurarsi un supporto psicologico, sociale ed emotivo adeguato ad affrontare una realtà che inevitabilmente condiziona il presente e il futuro delle persone e delle famiglie.
È accaduto al Sant’Orsola di Bologna e si tratta della prima volta al mondo con una fertilità conservata così a lungo. La storia di Giovanna B...
Nel post Instagram la showgirl Carolina Marconi si pone una domanda: ovvero, è possibile interrompere le cure oncologiche per avere un figlio? La ...
Ospite del contenitore pomeridiano Storie Italiane, Carolina Marconi ha raccontato la sua lotta contro il tumore al seno e il suo fortissimo deside...
La mammografia è un esame che, per individuare un tumore al senso, utilizza i raggi X. Durante la gravidanza comporta dei rischi per il bambino? E...
Fanno discutere le dichiarazioni di Anne Wojcicki, amministratore delegato dell'azienda 23andMe che ha paragonato il test fai da te commercializzat...
Chi è alla ricerca di una gravidanza ha nello stress un potenziale nemico. Vediamo perchè e come fare per favorire il concepimento.
Un argomento tabù e che spesso genera terrore e imbarazzo al solo parlarne: facciamo chiarezza sulla cosiddetta sindrome di Medea e i diversi modi...
Un fenomeno divenuto virale sui social e che interroga mamme e papà su come essere dei buoni genitori; parliamo delle cosiddette mamme beige.
Quanto è importante avere una casa sempre pulita soprattutto in presenza di bambini piccoli? Ecco alcuni consigli per occuparsi della casa senza t...
Definito “lutto fantasma” perché spesso non adeguatamente considerato anche da professionistǝ, il lutto perinatale colpisce circa 20% delle c...