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I livelli di prolattina non sono legati solamente alla produzione del latte, ecco perché possono essere utili per individuare diverse patologie (anche gravi). Scopriamo quali sono e quando preoccuparsi.
Propriamente la prolattina, come la definisce un articolo scientifico pubblicato da StatPearls, è un ormone polipeptidico presente nel sangue che viene prodotto prevalentemente dalla ghiandola pituitaria (ipofisi), che fa parte del sistema endocrino ed è deputata alla produzione di diversi ormoni e della loro secrezione (come gli estrogeni e la dopamina).
Oltre alla ghiandola pituitaria, la prolattina può essere prodotta anche dal sistema immunitario, dal sistema nervoso centrale, dalle ghiandole mammarie e dall’utero quando si è in una condizione di fatica, stress, esercizio fisico o a seguito della stimolazione del capezzolo. Per questo motivo anche gli uomini, in particolari situazioni, possono secernere e perdere latte, causando quindi galattorrea.
In condizioni normali, i livelli di prolattina sono elevati verso la fine della gravidanza e per il periodo dell’allattamento (i loro livelli rimangono elevati fin a quando viene mantenuta la suzione), mentre sono bassi nelle donne non in gravidanza e negli uomini.
La prolattina è un ormone responsabile di diverse funzioni: oltre alla produzione del latte, infatti, è necessaria per lo sviluppo del seno e per lo svolgimento di centinaia di azioni fondamentali per il mantenimento delle caratteristiche dell’organismo al cambiamento delle condizioni esterne (omeostasi).
Per questo motivo qualsiasi squilibrio o anomali livelli di prolattina nel sangue è oggetto di attenzioni mediche in quanto livelli alti o bassi della prolattina provocano processi patologici clinicamente rilevanti che necessitano di un approfondimento diagnostico.
Il test per il controllo dei livelli di prolattina, che si esegue tramite prelievo di un campione di sangue, viene solitamente prescritto insieme a quello per valutare i livelli dell’estradiolo, del progesterone e degli ormoni FSH e LH. L’indicazione è di effettuarlo nelle 3-4 ore successive al risveglio e in una condizione generale di rilassamento.
L’esame può essere prescritto quando si hanno:
Negli uomini, invece, in presenza di riduzione del desiderio sessuale, ingrossamento del seno, disfunzione erettile e diminuzione della peluria sul corpo.
Secondo Cleveland Clinic, si considerano normali i livelli di prolattina inferiori a 25ng/mL nelle donne e a 20ng/mL negli uomini, mentre lo sono quelli da 80 a 400ng/mL nelle donne in gravidanza.
Tanto negli uomini quanto nelle donne la prolattina può essere alta in presenza di riduzione dell’interesse sessuale, problemi di infertilità o galattorrea.
Nello specifico nelle donne, invece, può essere dipesa da amenorrea (assenza di mestruazioni) e del tumore della ghiandola pituitaria (prolattinoma) che sono generalmente benigni ma che devono essere trattati per evitare che danneggino i tessuti circostanti.
Altre cause riguardano gli adenomi dell’ipofisi, l’ipotiroidismo primario, la sindrome da ovaio policistico, l’anoressia e le lesioni o le irritazioni al torace. Anche l’insufficienza epatica e le malattie renali possono determinare livelli alti di prolattina. Inoltre potrebbe essere responsabile (sono necessari ulteriori studi, come esplicitato dalla Società Italiana di Diabetologia) anche dell’insorgenza del diabete tipo 2.
Negli uomini, invece, può dipendere dalla riduzione della spermatogenesi e da problemi di disfunzione erettile. Anche i farmaci per il trattamento della depressione, dell’ipertensione e della psicosi possono provocare un aumento dei livelli di prolattina.
Nei casi in cui i livelli di prolattina sono fino a 1000 volte superiori ai valori normali è molto probabile che vi sia un prolattinoma. Il trattamento può prevedere l’assunzione di farmaci per abbassare la quantità di prolattina e ridurre le dimensioni del tumore.
I livelli bassi di prolattina sono la normalità, considerando che essi aumentano, in condizioni fisiologiche, solamente a seguito della gravidanza in funzione della produzione di latte.
Una carenza di prolattina provoca l’impossibilità di allattare al seno e, anche se è un fenomeno raro, può essere il segnale di un ipopituitarismo, una condizione che provoca la carenza di molti degli ormoni prodotti da questa ghiandola come effetto di danni della stessa o di anomale pressioni da essa subita. Un’altra condizione rara che può provocare una riduzione dei livelli di prolattina è la Sindrome di Sheehan (per la quale vi è un infarto dell’ipofisi anteriore che spesso di verifica durante il parto).
Anche le infezioni (come la tubercolosi), alcune condizioni autoimmuni (sclerosi multipla, la sindrome da anticorpi antifosfolipidi e le malattie della tiroide) e diversi farmaci (come quelli per il trattamento del morbo di Parkinson) possono determinare bassi livelli di prolattina.
Generalmente in questi casi non è necessario un trattamento specifico e la cura dipende prevalentemente dalla causa sottostante.
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