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Quasi un quinto di tutte le malattie del mondo dipende dall'esposizione a fattori ambientali. Conosciamo quali sono e come incidono in modo particolare sulla crescita dei bambini.
Questo avviene in modo particolare nella vita intrauterina (quindi durante la gravidanza), l’epoca neonatale e l’infanzia, le fasi della crescita più delicate, quando gli organi e i sistemi che compongono l’organismo umano vanno incontro a importanti cambiamenti. Qualsiasi condizionamento, quindi, può incidere in maniera negativa.
Proprio per questo l’Istituto Superiore di Sanità riferisce, riprendendo i dati di un rapporto dell’OMS, come il 24% di tutte le malattie del mondo sia dovuto all’esposizione ai fattori ambientali e come questi incidano anche in più di un terzo (33%) delle malattie nei bambini al di sotto dei 5 anni. Numeri importanti, soprattutto considerando come la prevenzione dall’esposizione a questi fattori consentirebbe di salvare circa 4 milioni di vite all’anno.
La ricerca bibliografica pubblicata sulla rivista Prospettive in Pediatria della Società Italiana di Pediatria (SIP) definisce gli interferenti endocrini (IE) come “sostanze chimiche ubiquitarie, il cui effetto sulla salute umana è stato ampiamente documentato”. Tra i principali aspetti su cui gli interferenti endocrini possono agire ci sono la crescita prenatale e postnatale, la funzione tiroidea, il metabolismo glucidico, l’obesità, la pubertà, la fertilità e la carcinogenesi.
In un opuscolo dell’Istituto Superiore di Sanità, gli interferenti endocrini vengono spiegati come sostanze chimiche che possono alterare l’equilibrio ormonale dell’organismo, andando a modificare i normali segnali inviati dagli ormoni.
Tra le particolarità degli interferenti endocrini c’è che, come evidenziato in un articolo dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP), i loro effetti tossici si possono manifestare anche a distanza di anni dall’esposizione. Va inoltre ricordato come il sistema endocrino sia coinvolto nella regolazione di numerose funzioni fisiologiche come la riproduzione, l’immunità, il metabolismo e il comportamento.
L’alterazione dell’equilibrio ormonale determinata dagli interferenti endocrini, aggiunge l’Istituto Superiore di Sanità, può determinare effetti diversi in relazione al sesso, ed è quindi un aspetto da tenere sempre in considerazione.
Può apparire paradossale, ma è un elemento da non sottovalutare: lo sviluppo e l’utilizzo sempre più massivo dei prodotti chimici di sintesi cui abbiamo assistito negli ultimi ottant’anni ha prodotto diversi benefici capaci di migliorare la qualità della vita, ma, allo stesso tempo, hanno determinato una contaminazione tale da rivelarsi responsabili delle alterazioni al sistema endocrino. È quanto evidenziato da uno studio pubblicato negli Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine dove si spiega che, a seconda della sostanza chimica, l’esposizione agli interferenti endocrini può avvenire tramite il cibo, l’acqua potabile, l’aria, il suolo o anche attraverso il contatto diretto con vari materiali di consumo.
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La preoccupazione verso i bambini è maggiore sia perché, come detto, sono in una delicata fase dello sviluppo, ma anche perché inevitabilmente sono meno attenti alle norme igieniche avendo frequenti attività mano-bocca e oggetto-bocca. Va anche aggiunto, come riportato in questo studio, che i bambini sono più esposti all’azione degli interferenti endocrini in quanto la quantità di aria, acqua e cibo introdotte nel loro organismo è maggiore, per unità di peso corporeo, rispetto a quella degli adulti. Senza dimenticare come la barriera emato-encefalica è ancora immatura, la cute è più permeabile e il sistema di detossicazione è meno efficace.
L’Istituto Superiore di Sanità classifica gli interferenti endocrini in: sostanze chimiche naturali, sostanze chimiche di sintesi e prodotti farmaceutici. Nella prima categoria rientrano alcune tossine prodotto dalle piante e alcuni funghi. Tra le sostanze chimiche di sintesi ci sono i pesticidi, i prodotti medicali di consumo, i prodotti industriali, quelli di combustione e gli elementi in traccia.
Tra i prodotti farmaceutici, invece, ci sono gli anticoncezionali e quelli utilizzati per la cura dei tumori. Alcuni esempi di sostanze chimiche con caratteristiche di interferenti endocrine sono quindi gli additivi presenti nelle plastiche (come i ftalati e il bisfenolo A), i prodotti industriali (perfluorurati e policlorobifenili) e i pesticidi, utilizzati ampiamente nell’agricoltura per la protezione delle piante.
Le altre principali fonti di interferenti endocrini sono:
Come si può facilmente concludere, l’esposizione agli interferenti endocrini è estremamente elevata.
Gli interferenti endocrini agiscono mediante diversi meccanismi e possono mimare l’attività biologica dell’ormone andando a alterare la risposta cellulare, impedire il legame fisiologico tra l’ormone e il recettore cellulare, rendere inaccessibile all’ormone le proteine di trasporto e interferire con i processi metabolici.
Alcuni dei comuni effetti degli interferenti endocrini sull’accrescimento prenatale e postnatale sono: ridotto peso alla nascita nei maschi, elevato peso alla nascita nelle femmine, riduzione della lunghezza e della circonferenza toracica e riduzione della crescita intrauterina.
Durante lo sviluppo puberale, invece, possono portare a una pubertà precoce, menarca anticipato, ritardo dello sviluppo mammario e pubarca ritardato nei maschi.
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Altri effetti associati all’azione degli interferenti endocrini sono: diminuzione dei livelli di steroidi sessuali, scarsa qualità dello sperma, endometriosi, resistenza all’insulina, obesità infantile, alterazioni degli ormoni tiroidei, sindrome dell’ovaio policistico, malattie cardiovascolari e diabete.
Gli interferenti endocrini sembrano svolgere un ruolo significativo anche su diversi disturbi dello sviluppo neurologico come il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e disturbi dello spettro autistico.
Alla luce della quantità e gravità delle malattie e dei disturbi correlati e della facilità dell’esposizione, soprattutto in età pediatrica è importante capire cosa è possibile fare per limitare il contatto con queste sostanze. Nel decalogo Conosci, riduci, previeni gli interferenti endocrini redatto dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e l’Istituto Superiore di Sanità vi è una sezione dedicata all’infanzia in cui si raccomanda di evitare il ristagno di aria e polvere negli ambienti chiusi, utilizzare tappeti da gioco in fibra non trattata, limitare l’utilizzo di capi d’abbigliamento con trattamenti idrorepellenti o antimacchia, evitare materassi per lettini con rivestimento o telo impermeabile non conformi alle normative e utilizzare contenitori integri e adatti a scalare latte, bevande e pappe.
Inoltre, va evitato il consumo di alimenti con parti carbonizzate o bruciate, vanno preferiti alimenti freschi e di stagione, risciacquata la frutta e la verdura in scatola e lavato accuratamente il biberon e gli altri contenitori dopo la sterilizzazione.
Altri consigli utili riguardano la limitazione dell’utilizzo di incenso e fumo di candela, evitare il fumo di sigaretta, ricambiare frequentemente l’aria ed evitare che i bambini esplorino con la bocca gli oggetti in PVC.
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