Per molte donne, il periodo delle mestruazioni è caratterizzato da disagio e discomfort. Per alcune, però, si tratta di giorni di vero e proprio dolore, in alcuni casi così severo da impedire di continuare a vivere serenamente la propria vita quotidiana.

Il termine tecnico è dismenorrea: ecco da cosa dipende e come trattarla.

Cos’è la dismenorrea?

Dismenorrea è il termine medico che deriva dal greco per indicare le mestruazioni dolorose. È più comune sperimentarla nei primi giorni in cui iniziano le mestruazioni e per la maggior parte delle persone, i sintomi regrediscono dopo circa due o tre giorni.

La dismenorrea da lieve a moderata è piuttosto comune. Circa il 60% delle persone con l’utero avverte lievi crampi durante le mestruazioni. Alcune persone, però, avvertono un dolore così forte da interferire con la loro vita quotidiana: le stime parlano di una percentuale che va dal 5% al ​​15%, ma il numero effettivo è probabilmente più alto, perché molte persone non segnalano il dolore con gli operatori sanitari.

Le possibili cause

I crampi mestruali sono dovuti alla presenza di una sostanza chimica chiamata prostaglandina, che fa contrarre e quindi irrigidire l’utero. Immediatamente prima e durante le mestruazioni, i livelli di prostaglandine sono più alti, il che significa che l’utero si contrae in maniera più intensa per aiutare a eliminare il rivestimento uterino. I livelli diminuiscono una volta che arrivano le mestruazioni, motivo per cui i crampi tendono ad attenuarsi dopo pochi giorni.

I motivi per cui alcune persone hanno mestruazioni più dolorose non è chiaro, ma una delle cause potrebbe essere legata a livelli più alti di prostaglandine.

Le persone che hanno avuto il menarca prima dei 12 anni, hanno un’età inferiore a 20 anni, hanno mestruazioni abbondanti o che durano più di sette giorni, non hanno avuto figli, fumano o hanno un genitore biologico che soffre di dismenorrea la sperimentano più frequentemente.

In alcuni casi, il dolore mestruale è il risultato di una condizione che colpisce gli organi riproduttivi, come endometriosi, adenomiosi, fibromi, malattia infiammatoria pelvica (PID), stenosi cervicale, aborti o gravidanze ectopiche o condizioni congenite a carico di utero, ovaie o tube di Falloppio. Si parla quindi di dismenorrea secondaria.

I sintomi di dismenorrea

Il sintomo principale della dismenorrea è il dolore all’addome, di un’intensità che come abbiamo visto può essere variabile. A questo possono accompagnarsi una sensazione di pressione nell’addome, dolore ai fianchi, alla parte bassa della schiena e all’interno delle cosce e altri sintomi come nausea, vertigini e mal di testa.

Nella maggior parte dei casi, il dolore inizia nelle 24-48 ore prima del ciclo mestruale e termina dopo circa 2-3 giorni.

Dismenorrea primaria e secondaria

Spesso si parla genericamente di “dismenorrea”, ma ce ne sono in realtà due tipi: primaria e secondaria.

La dismenorrea primaria è il nome usato per indicare dolori e crampi che si presentano ogni volta che si hanno le mestruazioni, ma non sono dovuti ad un’altra condizione medica. Il dolore di solito inizia uno o due giorni prima del ciclo mestruale o quando inizia effettivamente il sanguinamento. È possibile avvertire un dolore da lieve a grave nel basso addome, nella schiena o nelle cosce che di solito scompare entro due o tre giorni. La dismenorrea primaria è il tipo più comune di dismenorrea.

Se le mestruazioni sono dolorose a causa di una condizione o di un’infezione negli organi riproduttivi si parla invece di dismenorrea secondaria, una condizione meno comune. In questi casi, il dolore di solito inizia prima e dura più a lungo dei tipici crampi mestruali, talvolta fino all’interruzione completa del sanguinamento.

I rischi e le conseguenze

Di per sé la dismenorrea non causano complicazioni a livello medico, ma in alcuni casi possono interferire con la vita quotidiana e professionale.

Se la causa delle mestruazioni dolorose è una condizione medica, invece possono esserci complicazioni. Ad esempio, patologie come l’endometriosi o la malattia infiammatoria pelvica possono portare all’infertiltà o a gravidanze ectopiche. Per questo motivo è importante consultare un medico in modo che possa escludere una causa patologica o congenita alla base del dolore mestruale.

I rimedi e cosa fare in caso di dismenorrea grave

Il rimedio più comune per la dismenorrea sono i FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei. In alcuni casi, l’assunzione di contraccettivi ormonali come pillola, anello o cerotto può aiutare a ridurre il dolore.

Per aiutare a ridurre il dolore, è possibile adottare degli accorgimenti come:

  • Usare un termoforo o una borsa dell’acqua calda sulla parte bassa della schiena o sull’addome quando si hanno i crampi;
  • Riposarsi di più;
  • Evitare alimenti che contengono caffeina;
  • Evitare di fumare sigarette e bere alcolici;
  • Massaggiare la parte bassa della schiena e l’addome;
  • Fare attività fisica regolarmente. Le persone che fanno attività fisica tendono ad avere meno dolori mestruali.

Nei casi di dismenorrea secondaria, il medico indicherà il trattamento più appropriato per la condizione che è all’origine del dolore. Questo potrebbe significare assumere contraccettivi orali o altri tipi di farmaci, in alcuni casi anche il ricorso a interventi chirurgici.

Questi potrebbero comprendere operazioni come l’ablazione endometriale (una procedura per distruggere il rivestimento dell’utero), la resezione endometriale (una procedura per rimuovere il rivestimento dell’utero) e nei casi estremi l’isterectomia (la rimozione chirurgica dell’utero).

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