La qualità dell’ambiente uterino e vaginale è sinonimo di salute e benessere per le donne e lo è ancor di più durante la gravidanza. Per questo motivo è oggetto di analisi e controlli durante le visite ginecologiche e i test di routine previsti durante le settimane di gestazione.

Tra le complicanze della gravidanza rientrano anche le anomalie strutturali e le infezioni che interessano questi ambienti dell’apparato riproduttivo femminile e la colposcopia è un esame che, in alcune situazioni, si rivela indispensabile.

La colposcopia in gravidanza viene prescritta generalmente a seguito di un Pap test che ha restituito un dato dubbio o positivo, ma è utile anche in altri casi per accertare le cause di diverse patologie che interessano il collo dell’utero, la vagina e la vulva.

Cos’è la colposcopia?

La colposcopia è un esame che consente al medico che la esegue di ottenere una visualizzazione accurata della vagina, della vulva e della cervice uterina. Obiettivo della colposcopia è quello di individuare la presenza di infezioni, anomalie delle mucose e di malattie tumorali, siano esse benigne che maligne, solitamente causate dall’HPV, il papilloma virus.

Di per sé è un esame di approfondimento, non di screening di primo livello, viene quindi prescritto solamente se un precedente esame ha evidenziato elementi e condizioni che ne giustifichino il ricorso. Per questo motivo è solitamente prescritto a seguito del Pap test per escludere la presenza di un tumore al collo dell’utero, uno dei più frequenti nelle donne.

Come si esegue

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Fonte: Istock

L’indagine colposcopica viene condotta, così come avviene durante il Pap test, attraverso la dilatazione del canale vaginale tramite uno speculum. Mediante questo strumento e con l’utilizzo del colposcopio (una sorta di microscopio) e adoperando apposite soluzioni (acido acetico o soluzione iodate) con la quale colorare e differenziare l’epitelio normale da quello anormale, il medico ha la possibilità di praticare una biopsia mirata del tessuto anomalo e avere quindi una diagnosi più precisa della eventuale patologia.

Come preparazione all’esame, che ha una durata di 10-15 minuti, è raccomandata l’astensione dai rapporti sessuali e dall’utilizzo di farmaci e tamponi vaginali nelle 24 ore precedenti.

La paziente si sdraia quindi su di un lettino dedicato in modo che possa mantenere saldamente le gambe divaricate e permettere al medico di inserire lo speculum. Dopo averlo inserito e aver effettuato il controllo, estrae lo strumento e la donna può rivestirsi e riprendere le sue normali attività. Nei due giorni successivi è possibile avere delle lievi perdite di sangue dalla vagina, ma che non costituiscono un motivo di preoccupazione. È comunque raccomandato di non avere rapporti sessuali durante questo periodo e attendere la fine delle perdite.

La colposcopia in gravidanza

Per lo svolgimento della colposcopia in gravidanza vanno fatte alcune precisazioni. Di per sé è un test sicuro durante la gravidanza e affidabile, ma è preferibile svolgerlo nella prima metà della gestazione perché dopo il primo trimestre è maggiore il rischio di sanguinamento. In generale è una procedura che non è associata a complicanze ostetriche.

In gravidanza la colposcopia dovrebbe essere impiegata solamente per accertare o escludere la presenza di un cancro cervicale invasivo, il più grave e urgente da gestire. Questa, infatti, è la forma peggiore sulla quale intervenire tempestivamente in quanto pericolosa sia per la donna che per il feto.

Va comunque precisato che la colposcopia in gravidanza risulta una maggiore difficoltà diagnostica in quanto i cambiamenti fisiologici della cervice sono difficili da distinguere rispetto a quelli anomali legati alla presenza di un tumore. Trattandosi di un esame altamente specifico e con un basso tasso di falsi positivi è ragionevole il suo utilizzo per la diagnosi delle patologie tumorali.

È un esame doloroso?

È importante rassicurare le donne a cui viene prescritto il ricorso alla colposcopia in gravidanza o in qualsiasi momento della loro vita che il controllo non è assolutamente doloroso. Durante lo svolgimento dell’esame si può percepire una sensazione di bruciore e formicolio, ma non dolore.

Il dolore può essere percepito se durante la colposcopia viene eseguita una biopsia, specialmente se il campione di tessuto asportato è quello della vulva o della zona inferiore della vagina. In questi casi è possibile la somministrazione di un anestetico locale per alleviare il dolore. Nelle 48 ore successive alla biopsia oltre al sanguinamento vaginale possono verificarsi dolore e perdite scure, ma anche in questo caso non è un segnale d’allarme.

La colposcopia non comporta rischi per la donna ed è un controllo che viene svolto a livello ambulatoriale al termine del quale si può tornare a casa e riprendere regolarmente la propria quotidianità.

I risultati della colposcopia

Già al termine della colposcopia il medico che l’ha eseguita è in grado di fornire i risultati confermando o meno i sospetti che hanno portato al suo svolgimento. È comunque necessario ritirare il referto scritto dell’esame e, se necessario, portarlo al proprio ginecologo per una valutazione complessiva e legata alla propria situazione specifica.

In caso di colposcopia negativa è possibile ripeterla in un secondo momento o sottoporsi a un nuovo Pap test. Nel caso di risultato positivo, ovvero della conferma della presenza di tessuto anormale, si può eseguire una biopsia cervicale con la quale approfondire ulteriormente la diagnosi e per ricevere i risultati occorrerà attendere dalle due alle tre settimane.

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