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Se la cervice uterina rischia di dilatarsi precocemente, determinando la possibilità di un parto pretermine, c'è la possibilità di intervenire con l'applicazione dei punti di sutura temporanei. Ecco come funziona il cerchiaggio dell'utero.
Questa è una complicanza della gravidanza per cui, come spiegato dal Manuale MSD, i tessuti della cervice possono risultare deboli rispetto al normale e determinare la dilatazione (apertura) della cervice prima della data prevista del parto, con conseguente nascita prematura del bambino.
Il cerchiaggio dell’utero è l’intervento finalizzato a evitare il parto pretermine causato dall’insufficienza cervicale. Si tratta, come spiegato dal Dipartimento di Scienze Ginecologiche e della Riproduzione Umana dell’Università degli Studi di Padova, dell’incapacità del collo dell’utero di supportare una gravidanza a termine a causa di un difetto funzionale o strutturale, congenito o acquisito, della cervice stessa.
L’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) definisce il cerchiaggio cervicale come il trattamento che prevede la cucitura temporanea della cervice attraverso dei punti di sutura, in modo da consentire il mantenimento della gravidanza in utero.
Generalmente questo intervento viene eseguito nel secondo trimestre di gravidanza e può essere offerto tra la dodicesima e la quattordicesima settimana di gestazione, secondo le linee guida della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), alle donne con una storia di 3 o più aborti tardivi (poliabortività) o parti pretermine.
L’intervento, come riportato nel foglio informativo della Société suisse de gynécologie & obstétrique (SSGO) avviene per via vaginale in anestesia generale o anestesia peridurale, ponendo un filo intorno al collo dell’utero al fine di tenerlo chiuso.
Sono diverse le ragioni per cui si può valutare l’esecuzione del cerchiaggio dell’utero. Il Cleveland Clinic indica tra i motivi di ricorso a questo intervento l’insufficienza cervicale, ma anche precedenti aborti causati da danni alla cervice o da una sua forma anomala.
Il portale WebMD riporta le possibili cause di insufficienza cervicale: cerchiaggio cervicale in una precedente gravidanza, cervice corta (meno di 25 millimetri) a meno di 24 settimane, biopsia del cono della cervice, interventi chirurgici a carico della cervice, storia di aborti spontanei e dilatazione indolore della cervice.
La particolarità dell’insufficienza cervicale è che si manifesta con un parto rapido con contrazioni lievi e senza dolore o altri segni tipici. Non esistendo test diagnostici specifici per individuare l’insufficienza cervicale l’ecografia si rivela utile soprattutto prima dell’intervento per verificare la vitalità del feto, confermare l’epoca gestazionale ed escludere importanti anomalie del feto. L’ecografia transvaginale consente di valutare il sospetto di insufficienza cervicale e procedere, se necessario, al cerchiaggio dell’utero.
Nel caso in cui un cerchiaggio dell’utero in una precedente gravidanza non abbia avuto un esito positivo, si può valutare per una gravidanza successiva un cerchiaggio addominale, che può essere eseguito anche prima dell’inizio della gestazione.
Dopo l’intervento si resterà sotto controllo medico per qualche ora prima di essere dimesse dall’ospedale. La procedura può provocare la comparsa di macchie di sangue, crampi e dolore durante la minzione.
Nei giorni immediatamente successivi è indicato un periodo di riposo evitando sforzi e attività faticose. In questo periodo vanno evitati anche i rapporti sessuali e l’introduzione in vagina di prodotti femminili.
I punti di sutura del cerchiaggio vengono rimossi durante la trentasettesima settimana di gravidanza o in caso di parto imminente o di rottura delle acque. Se la gravidanza termina con un parto cesareo, è possibile prevedere il mantenimento dei punti cervicali, ma questo può incidere sulla fertilità per una successiva gravidanza.
Il cerchiaggio dell’utero non è indicato in presenza di travaglio pretermine, sanguinamento vaginale, infezione dell’utero, anomalia fetale che rende improbabile la sopravvivenza del bambino, rottura delle acque prima della trentasettesima settimana di gravidanza, prolasso del sacco amniotico e gravidanza gemellare.
I rischi associati all’intervento sono: infezioni, sanguinamento vaginale, rottura prematura delle membrane, travaglio o parto pretermine, danno alla cervice, restringimento permanente della cervice (stenosi cervicale) e formazione di tessuto cicatriziale sulla cervice.
In termini di mortalità perinatale e morbosità neonatale, non vi sono differenze statisticamente rilevanti tra le donne sottoposte a cerchiaggio dell’utero e quelle sulle quali non si è intervenuto. Per questo motivo il ricorso al cerchiaggio va analizzato caso per caso, valutando l’eventuale ricorso al pessario e il rapporto tra rischi e benefici dell’intervento di suturazione della cervice.
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