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Per la prevenzione del carcinoma ovarico ci si avvale anche del test del CA 125, un particolare antigene presente nel sangue i cui livelli aumentano significativamente anche in presenza di una malattia tumorale. Ecco come funziona lo screening.
Tra gli esami di screening per l’individuazione tempestiva dei tumori ci sono quelli che si basano sui cosiddetti marcatori tumorali.
I markers tumorali, come precisato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), sono sostanze facilmente rintracciabili nel sangue tramite un prelievo ematico venoso che, se presenti in quantità elevate rispetto alla norma, possono costituire un importante segnale d’allarme per individuare tempestivamente la malattia.
Non si tratta di uno strumento di diagnosi (i marcatori tumorali vengono prodotti spesso anche da cellule non tumorali) ma di un metodo semplice e poco invasivo per, nonostante la complessità della materia, intercettare una malattia tumorale.
Tra questi marcatori rientra il CA 125 o antigene 125, che spesso si trova in alte concentrazioni in presenza di diversi tipi di tumore, tra cui il carcinoma ovarico.
L’Ospedale Niguarda definisce il CA 125 come una glicoproteina ad alto peso molecolare presente nell’endometrio normale e nei fluidi sierosi e mucinosi dell’utero. Di per sé il rilascio in circolo di questo antigene è molto limitato, ma la concentrazione nel sangue può aumentare significativamente durante il flusso mestruale, nel primo trimestre di gravidanza, in presenza di cisti ovariche, endometriosi e infiammazioni della pleura o del peritoneo.
Il cancro dell’ovaio è il sesto cancro femminile più diffuso a livello mondiale, spiega il Ministero della Salute nel documento d’indirizzo Diagnosi e terapia del carcinoma ovarico, ma è la causa più comune di morte per neoplasie ginecologiche. Presumibilmente tale esito fatale lo si deve alla tardività della diagnosi che spesso individua il tumore in uno stadio avanzato. Si tratta di un tipo di cancro che, come evidenziato dal Manuale MSD, colpisce prevalentemente le donne in perimenopausa e quelle in postmenopausa.
L’Istituto Europeo di Oncologia segnala come il rischio è aumentato dalla presenza di una mutazione genetica del gene BRCA1 o BRCA2 così come da una gravidanza ritardata (prima gravidanza dopo i 35 anni), un menarca precoce, una menopausa ritardata, una stimolazione ovarica per una fecondazione in vitro, un tumore al seno diagnosticato in giovane età, una terapia sostitutiva ormonale e un’anamnesi familiare per cancro ovarico in un parente di primo grado. L’uso di contraccettivi orali, invece, ne diminuisce il rischio.
Tra le particolarità del carcinoma ovarico vi è che può manifestarsi senza sintomi. I segni che possono essere presenti sono aspecifici e inizialmente si va dal gonfiore, cambiamento delle abitudini intestinali, dolore e fastidio alla parte superiore dell’addome per poi andare incontro a dolore pelvico, anemia e uno stato di profondo deperimento generale (cachessia).
Il trattamento prevede, in base al grado di gravità, l’isterectomia e salpingo-ooforectomia bilaterale (gli interventi chirurgici per la rimozione dell’utero, delle Tube di Falloppio e delle ovaie), la chirurgia citoriduttiva (rimozione chirurgica di una massa neoplastica) e la chemioterapia postoperatoria.
I tassi di sopravvivenza a 5 anni dopo il trattamento sono dell’85-98% per i tumori allo stadio I, 70-78% per quelli allo stadio II, 40-60% per quelli allo stadio III e 15-20% per quelli allo stadio IV.
Come già anticipato i livelli di CA 125 aumentano anche in presenza di endometriosi. Questo studio evidenzia come i livelli sierosi di CA 125 non siano un marker sufficiente per diagnosticare l’endometriosi, ma si rivela un utile parametro aggiuntivo per confermare il sospetto della malattia in pazienti con dolore pelvico cronico.
Infatti, come riportato dall’American Academy of Family Physician, per le donne con sintomi indicativi di endometriosi l’utilizzo del CA 125 sierico si rivela un test relativamente specifico. Va eseguito previa ecografia pelvica per valutare altre condizioni (come il carcinoma ovarico o i fibromi uterini) responsabili dell’aumento dell’antigene 125.
Studi recenti, come quello pubblicato su ScienceDirect che ha analizzato gli articoli pertinenti sull’argomento, segnalano come l’utilizzo del CA 125, di cui va migliorata la specificità e la sensibilità della diagnosi, può rivelarsi utile per i medici per elaborare strategie più efficienti per l’individuazione dell’endometriosi, per distinguere i diversi gradi di gravità della malattia, monitorare gli effetti del trattamento e sviluppare cure più adeguate.
L’analisi dei livelli dell’antigene 125 viene condotta tramite un esame del sangue che non richiede particolari preparazioni. Il Cleveland Clinic indica come l’esame del CA 125 sia utile come screening per le donne ad alto rischio di cancro alle ovaie, per valutare lo stato di salute di un paziente con sintomi riconducibili al carcinoma ovarico e monitorare l’efficacia del trattamento del cancro ovarico.
È utile ricordare, come si legge nel documento d’indirizzo Diagnosi e terapia del carcinoma ovarico del Ministero della Salute, che
il solo aumento del Ca125 è ritenuto insufficientemente predittivo dello sviluppo o presenza di un carcinoma ovarico. […] Nell’ambito dei programmi di screening del carcinoma ovarico il Ca125 viene utilizzato per lo più in associazione all’ecografia pelvica.
La sola presenza di valori elevati dell’antigene 125 non è un elemento valido per la diagnosi di una malattia (endometriosi o cancro ovarico) in quanto oltre a essere diverse le condizioni (anche benigne e fisiologiche) che ne aumentano la concentrazione, il test può andare incontro a un falso positivo (così come a un falso negativo). L’attenzione deve essere elevata nelle donne ad alto rischio di tumore ovarico (specialmente quelle in perimenopausa e in postmenopausa) o quelle che stanno seguendo un trattamento per il carcinoma ovarico.
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