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L'acetone, la sostanza prodotta dal nostro organismo e presente anche in alcuni prodotti, è nociva per la gravidanza? Ecco tutto quello che c'è da sapere e quando preoccuparsi.
Per svolgere le sue funzioni il corpo umano ha bisogno di energia che il nostro organismo preleva essenzialmente dagli zuccheri. Quando questi non sono più disponibili, come spiegato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, l’organismo passa a bruciare i grassi producendo i cosiddetti corpi chetonici. Tra questi, insieme all’aceto acetato e al betaidrossibutirrato, c’è anche l’acetone. Questi si accumulano nel sangue e vengono smaltiti o tramite le urine o attraverso i polmoni ed è questa la causa del tipico odore dell’alito “di frutta matura”.
Parallelamente l’acetone, meglio noto come propan-2-one, è una sostanza artificiale utilizzata per la produzione di una vasta gamma di prodotti, tra cui smalti per unghie, solventi per vernici e adesivi.
Gli aspetti cruciali da affrontare a questo punto sono sostanzialmente due: c’è un problema legato all’esposizione all’acetone artificiale (come, per esempio, facendo la manicure e la pedicure) e c’è un problema legato all’aumento dei livelli di corpi chetonici nelle urine? Facciamo chiarezza.
Il portale gov.uk (realizzato dal Government Digital Service del Regno Unito) chiarisce come un esposizione a livelli molto bassi di acetone nell’ambiente non costituisce un problema per la salute. I livelli molto bassi sono quelli che si possono riscontrare in una normale dieta e attraverso il corretto utilizzo di prodotti che contengono acetone.
Discorso potenzialmente diverso per quelle attività professionali che utilizzano diffusamente questa sostanza, ma in questi contesti vengono adottate misure di sicurezza tali da ridurre i livelli di esposizione all’acetone sotto la soglia pericolosa.
A questo proposito, il portale WebMD chiarisce come fare la manicure o la pedicure utilizzando l’acetone (per rimuovere lo smalto o le unghie in gel) sia sicuro. O, meglio, che gli studi finora condotti in materia non sono chiari e tali da confermare un rapporto di causa ed effetto.
Il problema principale con l’acetone – in generale, non solo in gravidanza – riguarda il contatto, l’ingestione o l’inalazione di grandi quantità di questa sostanza. Sulla pelle l’acetone potrebbe causare irritazione con conseguente pelle secca, rossa e infiammata. Il contatto sugli occhi da vapori e liquidi può causare irritazioni o danni permanenti.
Nel caso in cui venisse inalato o ingerito, l’acetone può essere assorbito nel corpo causando mal di testa, stanchezza, nausea, vomito, problemi nel movimento, difficoltà nel parlare e convulsioni. Nelle forme più gravi si può andare incontro ad abbassamento della temperatura corporea, gonfiore cerebrale, respirazione rallentata e perdita di coscienza.
La chetosi, invece, si può verificare nei soggetti che seguono una dieta povera di carboidrati, coloro che hanno disturbi alimentari, chi trascorre molto tempo tra un pasto e l’altro o digiuna, chi per la nausea mattutina ha episodi di diarrea e vomito eccessivi così come chi pratica un esercizio fisico eccessivo o allenamenti estremi.
La presenza di chetoni nelle urine potrebbe essere asintomatica oppure associata a sete eccessiva (anche la disidratazione può causare l’accumulo di chetoni nelle urine), stanchezza cronica e frequenti infezioni vaginali o a carico della vescica.
Per quel che riguarda la chetosi, la presenza di bassi livelli nelle urine in assenza di sintomi specifici non costituisce un motivo di preoccupazione, tanto che questo tipo di controllo non rientra tra gli esami di routine previsti durante la gravidanza. Livelli più elevati, invece, potrebbero influenzare negativamente la gravidanza.
La presenza di chetoni nelle urine, spiega il Cleveland Clinic, è comune nei pazienti con diabete non gestito. In presenza di un diabete gestazionale, infatti, cambiano le capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina, l’ormone che permette al corpo di usare correttamente il glucosio per produrre energia.
In questi casi, anche se si parla ancora di sospetto più che di una vera e propria evidenza scientifica, i chetoni, attraversando la placenta, potrebbero raggiungere il feto e condizionarne le capacità cognitive.
Per quel che riguarda l’uso dell’acetone in gravidanza non ci sono particolari raccomandazioni da seguire se non quelle del buon senso e utilizzare tranquillamente i prodotti che lo contengono.
In caso di chetosi, invece, a seguito della conferma diagnostica tramite esame del sangue e delle urine il medico fornirà consigli dietetici adeguati (non saltare i pasti, consumare almeno tre pasti e tre spuntini al giorno, mangiare una varietà di carboidrati, bere molta acqua, prevedere in ogni pasto fonti di proteine) per evitare questo fenomeno.
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