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Le allergie alimentari stanno aumentando così come il numero di decessi associati a queste malattie. Analizziamo cause e consigli per aumentare la consapevolezza in materia.
In Italia aumentano di anno in anno non solo i casi di allergie alimentari, ma anche il numero dei decessi. La Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB) riferisce come ogni anno nel nostro Paese si registrano tra i due e i quattro decessi dovuti proprio a reazioni provocate da allergie alimentari. Tra gli aspetti importanti cui porre attenzione c’è che a essere coinvolti da questi esiti tragici sono soprattutto i giovani e giovanissimi.
Le cosiddette allergie letali nei bambini e ragazzi, infatti, interessano ragazzi sotto i 20 anni. Inoltre le stime indicano come un bambino su 50 soffra di allergie a uno o più alimenti e che nel 16% di questi casi l’allergia si manifesta in forma grave. Vediamo quindi di comprendere meglio il fenomeno con uno sguardo particolare sulla prevenzione e la gestione di una reazione allergica.
In Italia le allergie alimentari più comuni sono quelle a:
L’allergia al latte, che rappresenta il 15% dei casi di allergie pediatriche, e quella all’arachide sono considerate le più pericolose per i bambini. L’attenzione verso queste allergie è legata anche all’età del bambino con questi alimenti che sono responsabili del 90% delle reazioni allergiche in età pediatrica. In modo particolare il latte e le uova sono più significativi nei primi anni di vita, mentre gli altri durante le fasi della crescita.
L’allergia alimentare è quella reazione che il sistema immunitario mette in atto erroneamente di fronte a una specifica proteina alimentare, che riconosce come nociva. La reazione allergica può dare sintomi lievi o gravi e potenzialmente pericolosi per la vita. È sufficiente anche una piccola quantità di cibo per scatenare una reazione di questo tipo. Tra i sintomi più importanti a cui prestare attenzione, l’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri include:
Infine c’è lo shock anafilattico, che è la reazione più grave che rapidamente può portare al decesso della persona coinvolta.
Le malattie allergiche, evidenzia questo studio, colpiscono circa il 30%-35% di tutti i bambini e la frequenza di queste malattie è aumentata negli ultimi anni. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) stima che a essere coinvolti siano il 6-8% dei bambini sotto i 3 anni con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che riporta come solo in Italia siano più di 6 milioni i bambini al di sotto dei 14 anni colpiti da allergia alimentare.
In modo particolare sono in aumento le allergie alla frutta a guscio (che sono nei bambini sono passate dal 3% all’8%) e quelle alle arachidi (che hanno registrato un incremento del 5%).
Ma perché sono in aumento le allergie alimentari nei bambini? Le ricerche spiegano che alla base dell’insorgenza di queste reazioni c’è una complessa serie di fattori genetici e ambientali. Nonostante di per sé non esista una vera e propria predisposizione genetica a sviluppare le malattie allergiche, è l’esposizione ad allergeni ambientali, irritanti e infezioni che determina la sensibilizzazione a diversi allergeni alimentari.
Tra i principali fattori di rischio noti per lo sviluppo di un’allergia alimentare e che possono spiegare gli aumenti significativi registrati negli ultimi anni ci sono la familiarità , i fattori ambientali e altri possibili elementi. Alcune ricerche, per esempio, suggeriscono che l’esposizione a irritanti quali il fumo di sigaretta, può contribuire a provocare l’allergia. Ci sono altre teorie che invece pongono l’attenzione sul miglioramento delle condizioni igieniche nei Paesi sviluppati. Questo progresso ha determinato una riduzione delle infezioni che inducono alcuni componenti cellulari del sistema immunitario durante l’infanzia, motivo per cui sarebbero in aumento le malattie allergiche.
Anche l’uso di antibiotici durante l’infanzia potrebbe essere associato a un maggiore rischio di sviluppare allergie, in quanto sembrerebbe che questi farmaci possano alterare la normale flora batterica gastrointestinale che normalmente sopprime le risposte con cui il sistema immunitario adattativo risponde agli agenti patogeni.
Fondamentale, anche per l’assenza al momento di una cura definitiva, è la gestione delle emergenze. Questo vale in tutti i contesti in cui il bambino si trova e nei quali consuma dei pasti, quindi sia in un contesto familiare che in quello scolastico. L’American College of Allergy Asthma and Immunology (ACAAI) pone l’attenzione innanzitutto sulla necessità di identificare i bambini a rischio di reazioni immediate ad alimenti altamente allergenici e di reazioni meno significative a cibi meno allergenici.
È inoltre fondamentale non solo che i bambini abbiano sempre con sé l’adrenalina autoiniettabile ma anche che i genitori, i familiari e il personale scolastica sappiano come e quando utilizzarlo in maniera corretta. A questo proposito i genitori hanno il dovere di informare la scuola di qualsiasi allergia fornendo ai responsabili dell’istituto il piano di trattamento previsto con le indicazioni su come intervenire in caso di emergenza.
Un aspetto importante e interessante sul quale porre attenzione è anche quello legato alla prevenzione mediante le diverse strategie alimentari, soprattutto nel primo anno di vita del bambino. Se in passato, infatti, si pensava che introdurre precocemente nello svezzamento alimenti allergenici aumentasse il rischio di sensibilizzazione e sviluppo dell’allergia, oggi è stato ampiamente dimostrato che questo approccio è non solo inefficace ma anche potenzialmente dannoso.
Per quel che riguarda gli alimenti allergenici gli esperti suggeriscono, oltre a ricorrere all’allattamento al seno per la durata ottimale, di utilizzare il latte vaccino nelle normali formule. Le uova, spiega il portale insalutenews.it, andrebbero introdotte tra il quarto e il sesto mese, effettuando una valutazione allergologica preventiva nei bambini con dermatite atopica medio-grave. Per questi bambini è inoltre consigliata l’introduzione delle arachidi (sotto forma di burro, crema o granulato) precocemente durante le prime fasi dello svezzamento.
Per i bambini con un’allergia alimentare ogni giorno è potenzialmente un rischio. Le possibilità di prevenzione di una reazione allergica vanno dall’evitare gli alimenti contenenti quella proteina (leggendo quindi attentamente l’etichetta di ciascun alimento) all’informare (anche tramite braccialetto o medaglietta di allerta medica) le persone con le quali si trascorre il tempo dell’allergia di cui si soffre.
L’altra forma di prevenzione è quella legata alla gestione quotidiana di una vita condizionata da questa eventualità . I genitori devono educare il bambino a riconoscere sintomi sospetti, a informare il personale scolastico, gli insegnanti e le altre persone con cui il bambino trascorre del tempo, dei cibi responsabili della reazione allergica. A questo proposito è fondamentale avere i certificati medici aggiornati che attestino le allergie del bambino e il piano di gestione dell’emergenza da fornire alla scuola.
Vanno anche elaborati dei piani di emergenza personalizzati su ogni bambino allergico. Questi documenti devono contenere le indicazioni sugli allergeni da evitare, i sintomi della reazione allergica e le azioni da intraprendere in caso di emergenza. Una delle principali azioni è sicuramente quella che prevede l’iniezione di adrenalina. In questo senso esistono dei dispositivi, gli autoiniettori di adrenalina (EpiPen, Fastjekt, Jext) che rappresentano il trattamento di prima linea in caso di anafilassi grave.
Come spiegato dalla Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), questi dispositivi – prescritti a bambini e adolescenti con storia di anafilassi – consentono di iniettare l’adrenalina che agisce rilassando la muscolatura bronchiale, inibendo la reazione allergica e aumentando la pressione arteriosa. Questa la procedura da seguire per utilizzare l’autoiniettore:
L’autoiniettore va utilizzato subito, appena compaiono i sintomi e senza attendere che questi diventino più gravi. Solo successivamente possono essere somministrati gli antistaminici per aiutare a mantenere il controllo. Al termine dell’iniezione di adrenalina va chiamato il 118 e prevedere il ricovero del bambino. L’indicazione è che il bambino resti sotto osservazione per almeno 4 ore, ma se possibile anche fino a 24 ore in quanto c’è il rischio di reazioni ritardate.
Oltre ad assicurarsi che l’autoiniettore non sia scaduto e che il liquido sia trasparente (conservandolo a temperatura ambiente tra 20° e 25°C) è necessario sostituirlo dopo l’uso effettuando una rivalutazione allergologica.
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