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Le emorroidi sono una comune conseguenze del parto vaginale; conosciamone le cause, i sintomi e quali sono i rimedi più efficaci per alleviare il fastidio.
Inoltre, le emorroidi posto parto sono un problema spesso trascurato e che, sebbene considerabile fisiologico e legato ai meccanismi del travaglio e del parto naturale, determinano una serie di fastidi e conseguenze che possono compromettere la qualità della vita delle donne.
Di per sé le emorroidi sono un componente anatomico dell’apparato anorettale e svolgono un ruolo fondamentale nei meccanismi della continenza fecale. Le emorroidi, infatti, sono presenti e visibili già a livello embrionale (a partire dall’ottava settimana di gravidanza) e risultano essere come dei cuscinetti che, riempiendosi di sangue, chiudono il canale dell’ano evitando l’involontaria fuoriuscita di gas e di feci.
La malattia emorroidaria, quindi, è la conseguenza di un aumento della pressione su vene del retto e dell’ano indebolite da un eccesso di compressione. Questa condizione porta le vene a gonfiarsi con conseguente accumulo di sangue. Nelle donne in gravidanza, specialmente nel terzo trimestre, il fenomeno è comune a causa dell’aumento del volume e della pressione dell’utero e nel periodo del puerperio tale disagio continua anche a causa dello stress provocato dalle spinte del travaglio. Infatti nelle donne che hanno un parto cefalico e con un travaglio spontaneo le emorroidi post parto durano meno di 3 settimane.
Inoltre le emorroidi durante la gravidanza possono insorgere a causa dei cambiamenti ormonali e di una ridotta mobilità e tali fenomeni possono persistere anche dopo il parto. Spesso le emorroidi si associano a stitichezza e in questi casi dopo risultano essere ancora più dolorose.
Le emorroidi post parto si manifestano generalmente associate a dolore, prurito alla zona del retto, bruciore, sanguinamento dopo aver defecato, gonfiore rettale, perdita di muco, di feci e di gas e comparsa di noduli sensibili nella zona dell’ano. Solitamente i sintomi cessano spontaneamente ma specialmente nelle forme più gravi possono causare difficoltà a camminare, a dormire, a stare sedute e a defecare.
Le emorroidi possono essere interne o esterne. Quelle interne (classificate in quattro differenti gradi di gravità) raramente causano disturbi e sono collocate all’interno del retto. Le emorroidi esterne, le più comuni, sono quelle localizzate sotto la mucosa che circonda l’ano. In base alla localizzazione delle emorroidi i sintomi risultano essere più o meno fastidiosi.
Generalmente durano da pochi giorni ad alcune settimane in quanto questo è il tempo necessario all’utero di tornare alle sue dimensioni precedenti l’inizio della gravidanza. In realtà il fenomeno delle emorroidi post parto può interessare tutto il primo mese, ma da diversi studi emerge come questa sia una condizione che può perdurare anche fino a 6 mesi dopo il parto.
Il trattamento delle emorroidi può essere di tipo conservativo, ambulatoriale o chirurgico. Il trattamento conservativo prevede innanzitutto un attenzione all’alimentazione preferendo verdure, frutta fresca, cereali e pane integrale e un’assunzione regolare di acqua; questo dovrebbe aiutare a migliorare il transito intestinale e a rendere il defecare meno doloroso. Parallelamente può essere prevista l’assunzione di farmaci o trattamenti locali.
Tra questi rientrano gli accorgimenti per alleviare il disagio dei sintomi valutando il ricorso a creme a base di idrocortisone, assorbenti contenenti amamelide o effettuare un bagno in acqua tiepida per circa 10-15 minuti almeno due o tre volte al giorno immergendo completamente la zona dell’ano.
Inoltre può essere utile utilizzare un apposito cuscino sul quale sedersi in modo da alleviare la pressione sulla zona del retto. È preferibile evitare di trascorrere troppo tempo sedute praticando dell’esercizio fisico o interrompendo la routine quotidiana facendo una breve passeggiata.
I trattamenti ambulatoriali sono quelli della legatura elastica, scleroterapia e fotocoagulazione a infrarossi; quelli che prevedono l’utilizzo di laser, corrente elettrica e sonde criogeniche, invece, non hanno un’utilità confermata.
Le cure chirurgiche, che richiedono l’ospedalizzazione, sono quelle che prevedono l’emorroidectomia (l’asportazione delle emorroidi) o l’emorroidopessi con stapler (la tecnica che corregge la causa primitiva della patologia emorroidaria).
Il principale rischio delle emorroidi post parto è quello di condizionare quando e quanto andare in bagno a defecare per paura del dolore al perineo. In questi casi è opportuno intervenire migliorando la dieta in modo tale da rendere le feci più morbide e ridurre il disagio e il dolore che potrebbero verificarsi durante l’espulsione delle feci.
Le complicanze più comuni delle emorroidi post parto sono quelle legate all’insorgere di una trombosi, dell’incontinenza o di un prolasso.
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