Parlare di depressione post-partum significa confrontarsi con una realtà complessa sia dal punto di vista prettamente clinico che da quello culturale. È infatti un problema che solo in Italia (dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità) interessa circa l’8% delle donne nei 6-12 mesi di tempo successivi al parto, ma del quale spesso si tace per il timore del giudizio e della difficoltà di trovare interlocutori capaci di comprendere il fenomeno anche tenendo conto della narrazione che si ha sulla gravidanza. Tra gli aspetti meno indagati e molto spesso sottovalutati della depressione perinatale c’è anche la dimensione stagionale.

Diverse ricerche scientifiche hanno infatti indagato questo rapporto tra depressione e stagionalità, con l’Associazione Italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC) che spiega come i cambiamenti climatici possono non solo influenzare l’umore, ma anche aumentare i sintomi tipici della depressione. Vediamo quindi di comprendere meglio cosa accade se si soffre di depressione post partum in primavera.

Depressione post partum in primavera: cause, sintomi e rimedi

Partiamo dal ricordare che la depressione, come chiaramente sintetizzato dal Manuale MSD, non è una debolezza di carattere né una mancanza di volontà di sentirsi meglio. La depressione post-partum che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) indica essere la complicanza psichica più rilevante relativa al puerperio, è definita come la presenza di sintomi depressivi per più di due settimane durante il primo anno dopo il parto. I sintomi, precisa la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), appartengono sia alla sfera psicologica che a quella comportamentale, fisica e cognitiva. Per il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali 5 (DSM-5) si parla di depressione maggiore in presenza di umore depresso e perdita di interessi o piacere presenti contemporaneamente ad almeno altri quattro dei seguenti sintomi:

  • insonnia/ipersonnia
  • ridotto interesse/piacere
  • senso di colpa/inutilità
  • ridotta energia o fatica
  • ridotta concentrazione/capacità di decidere
  • perdita o aumento di appetito/peso
  • agitazione/rallentamento psicomotorio
  • ideazione/pianificazione/tentativo suicidari

Spesso la depressione post partum viene ignorata, confusa con alcune caratteristiche dell’iniziale condizione di maternità o scambiata per il baby blues (una condizione transitoria e meno grave). La gestione e il trattamento della depressione perinatale si basano sull’adozione di alcune strategie di auto-aiuto (alimentazione, attività fisica regolare, supporto affettivo), sulla terapia psicologica e sull’assunzione (previa prescrizione medica) di farmaci antidepressivi.

Perché la depressione post partum può intensificarsi in primavera?

Uno studio pubblicato su Brain and Behavior ha evidenziato come le donne che hanno partorito in inverno hanno avuto una maggiore probabilità di sviluppare la depressione post partum. Al contrario partorire in inverno o in primavera potrebbe essere associato a un rischio inferiore di depressione. L’American Society of Anesthesiologists (ASA) suggerisce che questo possa essere dovuto al fatto che le condizioni meteorologiche peggiori in inverno e in primavera potrebbero incoraggiare più attività al chiuso con un neonato, rendendo più semplice il bonding e le prime fasi della maternità.

C’è anche da considerare che, al contrario, la solitudine domestica, con la costante presenza del neonato, può portare a un aumento della tristezza, della stanchezza, dei disturbi del sonno e dell’irritabilità, proprio per l’impossibilità di uscire e ritagliarsi degli spazi personali. Partorire in inverno, infatti, porta a trascorrere un maggior tempo in casa e nei mesi successivi possono emergere e manifestarsi i sintomi tipici della depressione, rendendo la depressione post partum più intensa in primavera.

Sintomi della depressione post partum: segnali da non ignorare

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Fonte: iStock

La difficoltà maggiore per le donne (ma anche per il partner e i familiari) è conoscere i segnali per riconoscere la depressione perinatale. Anche con il desiderio e la necessità di non sottovalutarla è importante capire a cosa prestare attenzione nelle settimane successive al parto. Il National Institute of Mental Health (NIMH) include tra i sintomi più comuni di depressione perinatale:

  • umore triste, ansioso o vuoto per gran parte della giornata, quasi tutti i giorni, per almeno due settimane
  • sensazione di disperazione, pessimismo, irritabilità, frustrazione o inquietudine
  • sentimenti di colpa, inutilità o impotenza
  • perdita di interesse per hobby e attività
  • affaticamento o diminuzione anomala dell’energia
  • difficoltà di concentrazione, memoria o decisione
  • disturbi del sonno
  • cambiamenti nell’appetito o nel peso
  • dolori fisici senza causa fisica evidente
  • difficoltà a legare emotivamente con il bambino
  • pensieri di morte o autolesionismo

Particolarmente utile può essere anche la Scala di Edimburgo. Si tratta di un auto-test con un questionario a crocette con il quale avere non una diagnosi ma un’indicazione se quanto si sta vivendo è una condizione di depressione o se il rischio è molto elevato. Dall’esito di questo test è possibile poi valutare le decisioni successive da adottare per prevenire o contrastare tempestivamente l’insorgenza dello stato depressivo.

Ormoni e cambi di stagione: il legame con la depressione post partum

Tra i fattori che possono contribuire all’insorgenza della depressione post partum troviamo anche i cambiamenti ormonali tipici del periodo del puerperio. È stato indagato il modo in cui i cambiamenti delle stagioni possono influenzare l’insorgenza e l’intensità della depressione post partum. In modo particolare è stato notato come le giornate più corte e la relativa minore esposizione alla luce solare potrebbero avere un impatto importante sull’umore.

L’esposizione alla luce solare, infatti, è cruciale per il corretto funzionamento del sistema circadiano e il benessere psicologico. Gli stessi studi hanno individuato nella melatonina un possibile fattore che collega la riduzione della luce durante l’inverno con un aumento del rischio di depressione. La minore disponibilità di luce ha come effetto anche la diminuzione delle attività svolte all’aperto andando a condizionare i livelli di serotonina, un ormone associato all’umore depresso.

Come affrontare la depressione post partum in primavera: strategie e supporto

Nonostante la primavera possa essere il periodo nel quale emergono i sintomi della depressione o, così come avviene con i bambini, essere un periodo di importanti cambiamenti responsabili di stress psicofisico e maggiore stanchezza e irritabilità, può essere un periodo dell’anno favorevole per affrontare questa condizione.

Senza banalizzare o semplificare il problema, la possibilità di poter stare più tempo all’aperto, uscire e incontrare altre persone può essere un elemento molto importante per contrastare i sintomi depressivi. Tra le strategie più importanti per affrontare uno stato depressivo c’è anche e soprattutto il valorizzare la dimensione sociale e relazionale e il vivere del tempo dedicato a sé stesse. Il clima mite della primavera può essere favorevole per uscire con le amiche, fare sport all’aperto, svolgere attività piacevoli e gratificanti.

Parallelamente la primavera è la stagione che, anche dal punto di vista della natura, offre nuovi alimenti permettendo di seguire una dieta non solo sana ma anche gustosa. In primavera, infatti, è possibile fare riferimento ad alimenti di stagione come asparagi, fragole e piselli sono ideali per la dieta. Questi cibi freschi non solo offrono un gusto vivace, ma sono anche ricchi di vitamine, minerali e antiossidanti che supportano il sistema immunitario e l’energia. L’alto contenuto di fibre di questi alimenti favorisce inoltre la digestione e migliora l’umore, riducendo la sensazione di stanchezza che può essere comune in questo periodo dell’anno.

Resta sempre imprescindibile il ricorso a un supporto professionale che, a seconda della gravità e delle singole realtà, può valutare il ricorso alla terapia cognitivo-comportamentale (CBT) o alla terapia interpersonale (IPT).

Il ruolo del partner e della famiglia nel superare la depressione post partum

La depressione non è mai un fatto individuale, per quanto è l’interessato a vivere le conseguenze di questa condizione. Nel caso della depressione perinatale un ruolo ancora più delicato e importante è a carico del partner della neomamma e della sua famiglia.

Da una parte c’è la necessità che il partner, i genitori e i fratelli o sorelle (ma anche i suoceri e i cognati) siano sensibili all’argomento e adottino un approccio di comprensione e non commiserazione. La malattia, sia essa fisica che psicologica, non deve svilire la dignità della persona che ha bisogno di aiuto senza per questo sentirsi ancora più di peso e un problema. Non è facile e devono crearsi degli equilibri tra le persone avendo cura di valutare cos’è meglio fare anche prevedendo di modificare le strategie nel corso del tempo.

È quindi utile dividersi i compiti, non solo quelli di cura del bambino, ma anche quelli di gestione della casa e delle faccende quotidiane. Questo è vero sempre ma lo diventa ancora di più in uno stato di sofferenza per il quale lo svolgimento degli impegni (anche quelli assistenziali nei confronti del neonato) possono rappresentare un problema. Indispensabile è poi la capacità del partner di favorire, coinvolgere e promuovere che la donna dedichi del tempo alla cura della propria persona. Diventare madri non significa annullarsi per il figlio, ma è un processo a volte faticoso di comprensione del nuovo ruolo e di come questo si inserisca in maniera coerente nella propria dimensione personale.

La famiglia, ma a volte ancor più la rete di amici, si rivela fondamentale per assicurare alla donna, ma anche al partner, un supporto e uno svago necessari per condurre una vita normale che sia da sfondo all’affrontare con positività la depressione così da poter giungere a una risoluzione.

Quando chiedere aiuto: terapie e percorsi per il benessere mentale delle mamme

Non è raro, come detto, che la depressione post partum non venga riconosciuta e i sintomi che la caratterizzano confusi con normali e transitori periodi di stanchezza. Quando è il momento di chiedere aiuto? Anche in questo il partner, i familiari e le persone più vicine possono rappresentare un ancora di salvezza preziosa per fare il primo passo, a volte quello più difficile.

Una delle difficoltà è anche quella legata al professionista al quale rivolgersi. Tra imbarazzi e assenza di percorsi assistenziali chiari può non essere semplice sapere chi contattare. Una prima figura di riferimento può essere il medico di base o l’ostetrica che ha seguito il parto. Parallelamente può essere utile cercare associazioni o gruppi di sostegno che possano accogliere chi soffre di depressione e offrire quel supporto di cui si ha bisogno.

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