
Congedo di maternità e congedo di paternità, congedo parentale, permesso per malattia figli, maternità anticipata: tutti concetti giuridici per ...
Non ci sono regole auree per essere un buon padre, ma esistono indicazioni per non commettere errori: scopriamo le 3 principali con l'aiuto della nostra pedagogista.
Per capire meglio il rapporto padre-figlio abbiamo parlato con la dottoressa Chiara Mancarella che, da insegnante e pedagogista, ha quotidianamente a che fare sia con bambini, che con i loro genitori. Sì, perché non si può parlare di rapporto padre-figlio escludendo quello con la madre. Mancarella ci spiega:
I bambini hanno bisogno di una guida educativa unica e i genitori viaggiano sulla stessa linea educativa impartendo le stesse regole per cui anche in assenza di uno dei due genitori i bambini sanno quali sono le regole e che vanno rispettate.
Il rapporto padre-figlio è molto cambiato nel corso del tempo. Questo cambiamento riflette molto l’impostazione sociale e culturale del luogo in cui ci si trova e nel quale si è cresciuti:
Oggigiorno c’è una nuova figura del padre rispetto a cinquanta o ottant’anni quando era legata all’idea del padre-padrone e al rimprovero e alla punizione. Adesso grazie anche a un rimescolamento dei ruoli genitoriali è compito anche del padre occuparsi della vita sociale dei bambini.
Capita quindi sempre più spesso di vedere padri coinvolti (e interessati) alle vicende sociali, scolastiche ed extrascolastiche dei propri figli.
Un’opportunità nuova rispetto al passato che è possibile in un contesto di parità dei genitori, dove il padre e la madre hanno lo stesso obiettivo (la crescita sana dei propri figli) e lo esercitano entrambi secondo le possibilità di ogni famiglia.
Questo è sicuramente un buon segnale considerando che molte donne lamentano la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
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Per quel che riguarda il rapporto padre-figlio è anche importantissimo sottolineare come questo inizia sin dalla nascita del bambino. E come sia preziosissimo anche per la serenità della madre. Infatti il padre, spiega la pedagogista
Deve permettere al bambino di vivere in maniera serena e tranquilla il suo sviluppo e questa serenità deve avvenire già dai primissimi mesi di vita del bambino. Infatti vari studi hanno dimostrato come la presenza del papà già alla nascita riduce tantissimo il fenomeno della depressione post partum della madre.
Un fenomeno, quello della depressione post partum, che colpisce anche gli uomini.
Una precisazione utile e interessante riguarda la differenza di rapporto con un figlio maschio o con una figlia femmina. Sono entrambi figli, certo, ma a volte capita di avere atteggiamenti diversi in base al sesso del bambino.
Nel caso dei figli maschi i papà sperano che essi siano più forti e sviluppino le caratteristiche considerate tipiche dei maschi. Un esempio molto chiaro è quello sottolineato dalla dottoressa Mancarella:
Quando i bambini riferiscono di un bisticcio con i compagni, erroneamente tanti padri invitano i propri figli a reagire, anche fisicamente, mentre a una figlia femmina non lo direbbero mai.
Anche un uomo può e deve sognare di fare soprattutto il padre, se così preferisce. E non dovrebbe per questo essere chiamato "mammo": la riflessi...
All’opposto di quanto detto precedentemente, quindi, nei confronti delle figlie femmine i padri spesso hanno “un senso di protezione e gelosia maggiore” rispetto ai propri figli maschi.
Una parentesi appare doverosa sulla questione della separazione dei genitori. Questo fenomeno, oggi sempre più diffuso, incide sugli equilibri del rapporto tra padre e figli.
Ci sono ripercussioni sui bambini? Per la dottoressa Mancarella bisogna sottolineare con forza come
Non è detto che i bambini dei genitori separati siano traumatici o non siano sereni, ma dipende tutto da come i genitori gestiscono la separazione.
Per questo è importante che il padre naturale, se presente, continui a svolgere il suo inderogabile ruolo di genitore. L’eventuale nuovo partner della madre non va ignorato o colpevolizzato, anzi, ma instaura un rapporto di fiducia e autorevolezza con i bambini, anche se questi non sono i suoi figli naturali.
Ci sono consigli e indicazioni utili per instaurare un rapporto padre-figlio sano ed equilibrato? O, anche, per migliorare uno in corso che presenta qualche difficoltà? Sono tre gli aspetti fondamentali di cui qualsiasi rapporto padre-figlio non dovrebbe mai fare a meno: il rispetto dei ruoli, l’ascolto e la condivisione della linea educativa.
Il primo consiglio: «non fare gli amici». I genitori sono una cosa, gli amici un’altra ed è fondamentale non confondere i ruoli. Questo, ovviamente, per il bene dei figli che devono poter contare su figure di riferimento, anche (e soprattutto) quando queste li devono educare e far crescere in maniera equilibrata.
Un secondo consiglio è quello di «ascoltare veramente» i bambini. Oggi troppo spesso, complice la frenesia della quotidianità, si tende a trovare soluzioni per far stare tranquilli i bambini, a volte anche derogando dal proprio compito di genitori. Un esempio molto chiaro è legato all’utilizzo dello smartphone da parte dei bambini.
Questo viene dato loro in modo che così non disturbano, ma allo stesso tempo si corre il rischio che essi si chiudano e non riescano ad esprimere le proprie emozioni e necessità (quelle che magari li portano a fare “confusione”) con i propri genitori.
Il rispetto dei ruoli tra genitori e figli deve essere tale anche tra madre e padre. Nella diversità del loro carattere, spiega Mancarella
I genitori devono avere la stessa linea educativa, altrimenti i bambini crescono un po’ sbandati. I genitori devono ragionare insieme sull’educazione e sulle regole da impartire ai bambini e quelle devono seguire.
Anche se i padri sono molto più presenti nella vita dei loro figli, molte incombenze restano di esclusiva (o quasi) pertinenza materna: eppure non...
Condivisione di intenti e collaborazione: questo il segreto perché il rapporto padre-figlio sia sano e positivo per tutti i componenti della famiglia.