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Durante il travaglio c'è un naturale e istintivo bisogno di spingere; si tratta dei cosiddetti premiti uterini. Conosciamoli meglio per capire come vanno gestiti.
Quando si analizza il travaglio, infatti, ci si preoccupa quasi esclusivamente di riconoscere i prodromi di questa fase o di capire come gestire la fase attiva, la più intensa, o la fase di transizione, quella immediatamente precedente alla fase di espulsione.
L’inizio di quest’ultima fase, quella che porterà finalmente alla nascita del bambino, sono contraddistinti dai premiti uterini, un evento naturale che è doveroso assecondare e non contrastare.
Propriamente con il termine di premito si intende l’atto di premere che, nel linguaggio medico, è legato alla sensazione irrefrenabile che la donna percepisce durante il travaglio. Da qui l’espressione di premiti uterini.
Parliamo di un evento fisiologico che le donne iniziano a percepire all’inizio della fase espulsiva, ovvero quanto la testa del bambino discende nelle pelvi.
I premiti uterini sono quindi quelle contrazioni involontarie che avvengono durante il parto e che consentono alla donna di favorire la discesa – e la nascita – del bambino. In realtà è utile distinguere tra due diverse tipologie di premiti uterini: quelli spontanei e quelli indotti.
Com’è facile intuire i primi sono quelli che la donna sperimenta naturalmente durante il travaglio e che sono fisiologicamente utili a favorire il passaggio del bambino. Viceversa i premiti indotti sono quelle spinte che la donna non percepisce in maniera naturale e che sono stimolate dal personale ostetrico che indica alla donna quando spingere, facendo riferimento alle contrazioni.
I premiti vengono indotti generalmente in caso di epidurale, quando l’anestetico può mascherare i premiti uterini naturali. Bisogna procedere con cautela con la somministrazione dell’epidurale, infatti, anche per evitare nel breve termine effetti indesiderati quali il blocco motorio, ma anche difficoltà nella deambulazione, ipertermia, affaticamento, incontinenza urinaria e fecale, traumi al pavimento pelvico, cefalea e lombalgia. Così come, a lungo termine, lombalgia permanente, cefalea permanente o incontinenza.
Le linee guida ufficiali raccomandano di assecondare questa sensazione e rispettare i premiti spontanei senza dare indicazioni alla spinta. Questo perché i premiti possono essere, appunto, spontanei o indotti. I premiti uterini possono iniziare a essere avvertiti già dal primo stadio del travaglio, ma in questa fase l’indicazione è quella di non spingere per evitare le lacerazioni della cervice, oltre che uno sforzo eccessivo e inutile, fino a quando il collo dell’utero non è completamente dilatato.
La paura legata al parto è spesso di duplice natura. Da una parte il comprensibile timore del dolore, dall’altro l’altrettanta legittima paura di non farcela, di non essere in grado a far nascere il proprio bambino. In realtà è vero il contrario: ogni donna non ha bisogno di essere istruita su come spingere, ma deve essere guidata e supportata, fisicamente, psicologicamente ed emotivamente nel farlo.
L’importanza del corso preparto si mostra anche sotto questo punto di vista. È infatti importante che le future mamme entrino in sala parto sapendo come gestire i premiti uterini e non rimanere sorprese da ciò che sta accadendo al loro corpo. Le spinte del parto è utile che coincidano con le contrazioni, in modo che la spinta sia più energica e capace di accelerare la discesa del bambino. È infatti il bambino che causa i premiti uterini premendo con la testa sul pavimento pelvico materno.
Le indicazioni per una corretta gestione dei premiti uterini prevedono inoltre di contrarre l’addome e di spingere verso il basso, aiutandosi tramite la respirazione. Anche per questo motivo è raccomandato di eseguire esercizi di respirazione già durante le settimane della gravidanza, in modo da farsi trovare preparate al momento del travaglio e delle ultime contrazioni.
Le ostetriche consigliano di non trattenere il respiro e respirare concentrandosi sulle parti coinvolte durante il travaglio, specialmente la zona lombosacrale (la più sollecitata) in modo da rilassare i muscoli e i nervi e conservare l’energia per assecondare le spinte determinate dai premiti uterini.
A incidere positivamente sulla corretta gestione del travaglio ci sono anche le posizioni che la donna assume durante il travaglio. La posizione litotomica (quella tipica delle immagini cinematografiche) è la meno indicata e ogni donna anche in questo senso è invitata ad assumere la postura che più predilige e nella quale si sente a suo agio per affrontare con serenità e determinazione tutte le spinte necessarie per far nascere il bambino.
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