Quali sono le migliori posizioni antalgiche in travaglio spiegate dall'ostetrica

Durante il travaglio le donne possono assumere diverse posizioni, sia per ridurre il dolore che per favorire la nascita del proprio bambino: scopriamo quali sono con l'aiuto dell'ostetrica

Il travaglio è per le donne uno dei momenti che più spaventa e mette pressione, considerando i dolori che accompagnano questa fase del parto. Conoscere quali sono le posizioni antalgiche da assumere in travaglio è sicuramente importantissimo per capire cosa accadrà in quei momenti e cosa fare per ridurre il dolore.

Soffrire, per quanto associato al meraviglioso esito della nascita del proprio bambino, non è certo piacevole ed è doveroso fare chiarezza su cosa si può fare per ridurre i dolori provocati dalle contrazioni.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la Dottoressa Giulia Dosi, ostetrica specializzata, che segue da vicinissimo le donne durante il travaglio e conosce quali sono le migliori posizioni antalgiche che è possibile assumere in questi casi.

I dolori del travaglio

Dottoressa Dosi, come definire i dolori del travaglio?

Come premessa bisogna dire che il dolore del parto è un dolore naturale che ha una sua funzione nel processo della nascita. Si può pensare a questo dolore come a una sorta di guida per quello che la donna può fare durante le contrazioni e per le posizioni che istintivamente le verranno da assumere.

Per quanto difficile, può spiegarci un po’ in cosa consiste questo dolore?

Il dolore del parto è un dolore che cambia dal travaglio al periodo espulsivo. In travaglio è più viscerale e più legato all’utero e all’apertura del collo dell’utero e la donna in quel momento può accogliere quel dolore nel senso che non può tanto contrastarlo, ma è più una sensazione passiva. Il dolore espulsivo, invece, è un tipo di sensazione diversa a ogni contrazione. A ogni sensazione dolorosa corrisponde una voglia di spingere e far venire al mondo il proprio bambino e quindi la donna in quel momento è più attiva perché può spingere sopra quel dolore.

Anche dal punto di vista anatomico è un dolore più superficiale legato all’apertura del pavimento pelvico e del bacino. Le terminazioni nervose collegate all’utero partono dalla zona lombare della schiena ed è anche questo uno dei motivi per cui in travaglio e in espulsivo la zona lombare può essere dolorosa. Ed è sempre per questo motivo che molte posizioni portano a scaricare questa zona o a richiedere massaggi e compressioni proprio in questa zona del corpo.

C’è qualche sensazione simile che permette alle donne di comprendere cosa si prova durante il travaglio?

È possibile suggerire alle donne di ricordare cosa facevano durante il periodo mestruale. Le contrazioni di quando si hanno le mestruazioni, le contrazioni uterine, sono molto simili a quelle del travaglio. Molte donne assumono posizioni antalgiche durante il periodo mestruale, quindi si mettono in posizione fetale, oppure utilizzano la borsa dell’acqua calda o respirano in un certo modo. Se si fa il paragone tra la mestruazione e il travaglio si può iniziare a capire cosa si può fare durante il travaglio.

Le posizioni antalgiche in travaglio

Entrando più nello specifico, quali sono le principali posizioni antalgiche che è possibile assumere in travaglio?

La maggior parte delle donne tende a seguire il proprio istinto e quindi a mettersi nella posizione più favorevole per la rotazione del bambino nel canale del parto e anche per sentire meno fastidio. Queste posizioni sono quelle che di solito sfruttano la forza di gravità, quindi soprattutto la posizione verticale che aiuta il bambino a ruotare correttamente nel bacino e a sentire meno pressione sulla zona lombare ed è una delle posizioni più approcciata dalle donne, soprattutto se hanno la possibilità di aggrapparsi al proprio compagno o alla propria ostetrica durante la contrazione. Spesso questa posizione prevede anche il camminare perché il camminare aiuta a muovere il bacino e a favorire la rotazione del bambino in utero.

Qual è l’altra posizione più diffusa?

Un’altra posizione molto utilizzata è quella carponi, quindi a quattro zampe e con il peso distribuito sia sulle braccia che sulle gambe oppure appoggiate alla palla da pilates o a qualsiasi altro supporto. Questa posizione viene apprezzata perché scarica molto la zona lombare, apre il bacino e toglie il peso e la pressione a livello del perineo. È una posizione molto apprezzata e diffusa anche perché permette al partner o all’ostetrica di fare dei massaggi e delle compressioni nella zona del sacro e quindi alleviare la sensazione della contrazione in travaglio.

Esistono altre posizioni antalgiche in travaglio?

In realtà poi ce ne sono tantissime altre perché essendo una cosa istintiva ed essendo incoraggiata la posizione libera esistono tantissime varianti della posizione carponi o di quella in piedi. In tutte queste posizioni è possibile sia travagliare che partorire perché è l’ostetrica stessa che si adatta e si adegua alla donna, non viceversa.

Durante il travaglio è possibile cambiare posizioni antalgiche e non rimanere nella stessa?

Esatto, molto spesso cambiano perché cambia la percezione della contrazione, cambia lo stadio in cui la donna si trova, cambiano i centimetri di dilatazione, cambia la discesa della testa nel canale del parto, per questo non è detto che la posizione che si è assunta all’inizio del travaglio possa andare bene per la metà del travaglio o per la parte espulsiva.

Per praticare questa o quella posizione antalgica è necessaria una qualche forma di preparazione?

Non serve una preparazione particolare. Si può scegliere di prepararsi facendo dei corsi preparto per avere un’idea di quello che succede al proprio corpo e di quello che è un po’ il viaggio verso il parto, ma non è obbligatorio. Sta alla donna decidere di fare dei corsi preparto o degli esercizi di respirazione, ma non c’è una vera e propria preparazione.

Una mancanza di preparazione che però non è una “lacuna formativa”, ma una scelta specifica di indicare alle donne di vivere in maniera spontanea, senza troppe sovrastrutture di “cose da fare”. È così Dottoressa?

Sicuramente è importante che la donna ascolti il proprio corpo e si fidi del suo istinto e di quello che le verrà da fare in quel momento e di quello che il suo corpo le dirà in quel momento.

Ci sono limitazioni per praticare queste posizioni antalgiche come, per esempio, possono esserci nelle procedure farmacologiche?

No, assolutamente. Se una donna è comoda in quella posizione può assumerla, mentre se sente dolore sicuramente non si metterà mai in quella posizione, quindi non ci sono controindicazioni se non ascoltare il proprio corpo e le proprie sensazioni e poi adeguarsi di conseguenza. Va detto che queste stesse posizioni si possono assumere anche nel caso si faccia per esempio l’epidurale ed è importante modificare la propria posizione anche in caso di analgesia farmacologica, non tanto per alleviare il dolore ma per favorire la rotazione del bambino e la discesa nel canale del parto ed evitare malposizionamenti fetali.

È importante ricordare come le posizioni antalgiche in travaglio non siano utili solamente per la riduzione del dolore, ma anche per favorire la nascita del bambino. Sono quindi delle pratiche integrative che possono essere utilizzate anche dalle donne che ricorrono ai farmaci per alleviare il dolore del travaglio.

7 consigli per ridurre il dolore del travaglio

Dottoressa Dosi, può dare alle nostre lettrici alcune indicazioni e consigli per ridurre il dolore del travaglio?

È importante valutare l’ambiente circostante durante il travaglio. Più che farlo valutare alla donna è preferibile che lo faccia chi lo accompagna in quanto la donna è impegnata nel travaglio.

1. L’intimità

Come deve essere l’ambiente in cui una donna partorisce?

Il consiglio è che l’ambiente sia intimo, rilassato, magari con le luci soffuse, con poche persone all’interno della stanza per favorire la cascata ormonale ottimale.

2. L’istinto

Ci sono posizioni migliori di altre o, come già anticipato, l’importante è seguire il proprio istinto?

Le donne vengono proprio incoraggiate ad assumere posizioni libere, fare quello che istintivamente gli viene da fare e, soprattutto, evitare la posizione supina che è una di quelle posizioni che difficilmente una donna assume spontaneamente. Questo perché, innanzitutto, nessun mammifero partorisce a pancia in su e non è ottimale per la discesa del bambino nel canale del parto e non sfrutta la forza di gravità; però ci sono casi in cui si esce dalla fisiologia che può richiedere una posizione di questo tipo alla donna per permettere agli operatori sanitari di intervenire e valutare la situazione.

3. La respirazione

Quanto è importante la respirazione durante il travaglio?

Bisogna evitare di stare in apnea ma accompagnare la contrazione con una respirazione, di solito con una lunga espirazione associata anche all’uso della voce, al vocalizzo, per far sì di favorire l’apertura del collo dell’utero o quella del pavimento pelvico.

4. Il parto in acqua

Il parto in acqua può essere una delle posizioni antalgiche da scegliere durante il travaglio?

L’suo dell’acqua può essere molto utile sotto forma di doccia con l’acqua corrente o sotto forma di immersione in vasca, se la struttura lo prevede, perché aiuta ad alleviare la sensazione della contrazione.

5. I massaggi

Cosa dire dei massaggi durante il travaglio?

Le compressioni e i massaggi a livello lombare o della zona del sacro da parte di chi accompagna la donna, che sia il compagno o un’altra persona possono aiutare.

6. L’ambiente in cui partorire

Dottoressa, come indicazione generale ha dato quella di valutare l’ambiente in cui la donna partorisce. Come può essere migliorato?

Eventualmente con l’aromaterapia, la musica e tutto ciò che potrebbe dare sollievo alla donna può essere messo in atto prima del travaglio.

7. Il ruolo del partner

L’ultima indicazione riguarda l’importanza, non solo nella presenza, della persona che accompagna la donna che sta per partorire.

Il sostegno da parte del partner o da parte della persona che accompagna è molto importante; parliamo di un sostegno emotivo e di vicinanza che fa la differenza nella percezione del dolore della contrazione.

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