Paura del parto: quando è normale e quando diventa tocofobia

Un'emozione normale e fisiologica o l'indice di un problema più profondo? Perché molte donne hanno paura del parto e cosa possono fare per superare una realtà molto delicata e potenzialmente limitante? Ne parliamo senza pregiudizi.

La paura è una delle emozioni probabilmente più controverse, sia perché su di essa non c’è consenso nello studio scientifico (come evidenziato in questo studio), sia perché evoca aspetti culturali e sociali molto particolari. Spesso si educa a non avere paura, che la paura è un’emozione negativa, che avere paura è da deboli e che provare paura per qualcosa sia un segno di immaturità. Se questo discorso lo applichiamo alla gravidanza e al parto, iniziamo a intuire come ci siano diversi elementi critici e problematici.

La narrazione comune è quella per cui non si possa avere paura del parto. La retorica imperante è quella per cui la nascita di un bambino è una cosa talmente bella e meravigliosa per cui qualsiasi difficoltà, tensione e timore verrebbe risolto da questa consapevolezza. L’amore per la vita non esclude la paura della morte, l’amore per un partner non esclude il timore di perderlo, la gioia per un obiettivo raggiunto non è contraria alla paura di vederlo svanire.

Certo, c’è chi vive in maniera più marcata e chi meno l’esperienza della paura, tanto che in alcuni casi questo approccio può risultare invalidante e condizionare la qualità della vita. La premessa doverosa per parlare con attenzione e rispetto della paura del parto è che essa è una realtà comune, articolata e che interessa diversi aspetti e che per comprenderla è necessario superare banali stereotipi e pregiudizi per cui sia sbagliato provare questa emozione in relazione alla gravidanza e al parto.

Paura del parto: le ragioni e le cause

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Fonte: iStock

La paura del parto è, quindi, una condizione che possiamo definire normale e fisiologica, una reazione del nostro organismo di fronte a un potenziale pericolo. Il Giornale delle Scienze Psicologiche State of Mind spiega come di fronte a un pericolo l’organismo umano produce l’adrenalina, un ormone che induce cambiamenti fisici e mentali.

Le ragioni e le cause di questa emozione sono diverse e dipendono in buona parte dalla singola donna, dal suo vissuto, dal suo carattere e dal modo con cui vive normalmente le paure. Di fronte a esse, infatti, si può avere un atteggiamento di attacco (affrontare l’ostacolo) o di fuga (abbandonare la situazione prima che diventi troppo pesante e minacciosa).

In questa prospettiva l’evento stesso della gravidanza è comprensibilmente un motivo di paura. La gravidanza è una realtà che provoca cambiamenti profondissimi e spesso inaspettati. Anche gravidanze successive alla prima sono sempre un unicum in quanto agiscono fattori sempre nuovi e diversi. È la donna stessa, innanzitutto, a non essere la stessa della precedente gravidanza, così come il feto e il suo sviluppo possono non essere identici a quelli di un’altra gravidanza. Quanto avviene in una gravidanza è quindi per ogni donna potenziale motivo di pericolo. Oggi difficilmente si muore di parto, certo, ma non è solo un motivo di cui avere paura.

Il timore dell’esperienza del dolore, di come sarà la propria vita quotidiana dopo la nascita, dei cambiamenti fisici cui si va incontro nei vari mesi di gestazione, del pericolo di complicanze della gravidanza, delle ripercussioni economiche, professionali, sociali e relazionali (anche con il proprio partner e la propria famiglia) che un evento di questo tipo provoca. Ci sono paure per sé stesse, ma anche per il feto/bambino. Crescerà sano? Sarò per lui un buon genitore? Riuscirò a dargli ciò di cui ha bisogno? Quanto mi costerà in termini di rinunce, fatiche e tensioni?

Ciascuna di queste domande, è utile ribadirlo, non toglie nulla alla volontà, al desiderio, alla consapevolezza e alla contentezza di diventare madri e accogliere un figlio. Non è l’avere paura che rende un genitore meno bravo, capace e presente.

In realtà spesso è proprio l’esatto contrario: molte pressioni sociali e culturali sono causa di paure ed esasperazione dei timori, in quanto aumentano le pressioni sulle donne idealizzando il concetto di madre e di maternità e rendendolo di fatto irreale e, quindi, irraggiungibile.

È interessante analizzare quelle che sono le paure riferite dalle donne in gravidanza in uno studio pubblicato sul BMC Pregnancy and Childbirth e condotto tramite interviste semi-strutturate. Le principali paure sono:

  • non sapere o non riuscire a pianificare un evento così imprevedibile;
  • non avere voce in capitolo nel processo decisionale durante il travaglio e il parto;
  • danni e conseguenze negative sul bambino;
  • non essere in grado di affrontare il dolore;
  • non avere la capacità fisica di far nascere il bambino;
  • andare incontro a conseguenze negative durante il travaglio e il puerperio
  • essere abbandonate e rimanere sole durante il parto
  • perdere il controllo.

Tocofobia e paura del parto sono la stessa cosa?

La tocofobia è stata definita in letteratura scientifica solamente nel 1897 e, come riportato in uno studio dell’Industrial Psychiatry Journal, è la paura patologica della gravidanza che può portare a evitare il parto. Si distingue in primaria e secondaria: la tocofobia primaria è la paura morbosa del parto di una donna che non ha avuto precedenti esperienze di gravidanza, mentre quella secondaria è la paura morbosa che si sviluppa a seguito di un evento ostetrico traumatico o di una precedente gravidanza.

Le gravidanze non procedono tutte linearmente o senza rischi e ripercussioni e queste possono lasciare ferite (a volte anche fisiche) che condizionano un’eventuale successiva gravidanza. Il portale WebMD stima che la tocofobia interessi dal 2,5% al 14% di tutte le donne, indicando quindi un fenomeno non marginale.

Così come la tristezza non è depressione, le preoccupazioni non sono ansie, il desiderio di ordine non è un disturbo ossessivo-compulsivo, la paura del parto non è tocofobia.

Parliamo quindi di due realtà distinte dove la differenza è legata all’elemento patologico. La paura del parto è “normale”, mentre la tocofobia è un disturbo che richiede maggiore attenzione e un approccio medico adeguato.

Per chiarire la differenza tra paura del parto e tocofobia è utile riprendere quali sono gli elementi caratteristici e distintivi delle fobie. Il Manuale MSD indica come si ha un disturbo fobico quando la paura è irrealistica, sproporzionata rispetto al pericolo reale e così intensa da impedire di svolgere le normali attività. Infatti, chi soffre di tocofobia cerca di evitare la gravidanza avendo un uso scrupoloso dei metodi contraccettivi, ma anche preferire il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza o al taglio cesareo per evitare il parto.

Il Cleveland Clinic aggiunge poi come la tocofobia possa derivare da altre paure come quella dei medici (iatrofobia), di ingrassare (obesofobia), del dolore (algofobia) e dei bambini (pedofobia). Questa condizione si può manifestare con l’evitare i rapporti sessuali, l’assenza di pensieri positivi sulla gravidanza, il desiderio di abortire e il preferire il taglio cesareo.

Tra le ragioni per cui si può sviluppare una condizione di questo tipo l’American College of Obstetricians and Gynectologists (ACOG) individua l’essere state vittime in adolescenza di violenza domestica, soffrire di ansia e depressione e avere avuto un parto traumatico.

La tocofobia, poi, oltre a condizionare negativamente l’esperienza del parto può portare a disturbi d’ansia, insonnia, problemi alimentari, depressione prenatale e un maggior rischio di sviluppare una depressione postpartum.

Come affrontare la paura del parto: 5 consigli

Questi consigli si rivolgono a chi vive una paura del parto; per la gestione della tocofobia è indispensabile un trattamento medico adeguato che può prevedere il ricorso a farmaci antidepressivi e altre tecniche specifiche.

1. Condivisione e supporto

Un primo valido aiuto è quello di non rimanere sole e non chiudersi nei propri timori. Circondarsi di persone fidate e con le quali poter confidare le proprie paure è un modo utile per esternalizzarle e iniziare ad affrontarle. In molti casi, anche il supporto psicologico di un terapeuta professionista si rivela indubbiamente benefico per imparare a conoscersi e a capire come gestire questa condizione.

2. Consapevolezza

Oggi più che in passato è possibile avere informazioni su cos’è, davvero, l’esperienza del parto. Arrivare preparate al travaglio e al parto può aiutare a superare la paura dell’inconsapevole e a migliorare la gestione delle paure. In questo senso il seguire un corso preparto e la scelta della struttura dove partorire sono indispensabili per avere il più possibile un controllo sulla situazione.

3. Tecniche di rilassamento

Esistono diversi metodi per scaricare lo stress e le tensioni che possono aumentare l’esperienza della paura. L’attività fisica regolare, lo yoga, gli esercizi di respirazione e tutte le altre tecniche di rilassamento possono contribuire a contrastare i momenti più intensi e a ritrovare quella fiducia e serenità necessarie per affrontare la gravidanza.

4. Piano del parto

Uno strumento molto utile per superare le paure legate a ciò che potrebbe accadere durante il travaglio è quello del piano del parto. Si tratta di un documento nel quale la donna indica espressamente quali sono i trattamenti e le pratiche che vuole e non vuole ricevere durante il parto e che il personale medico è tenuto a seguire. Può essere utile anche per la persona che assiste al parto che può quindi comunicare con il medico e le ostetriche per far rispettare quanto indicato in questo documento.

5. Accettare di avere paura

Chi ha paura di qualcosa vuole, comprensibilmente, eliminare quell’emozione. Molto spesso, invece, ciò che aiuta di più è riuscire a convivere con esse, andando in questo modo non a risolverle (eliminarle) del tutto, ma a depotenziarle e, quindi, fare in modo che diventino meno pesanti e invalidanti.

Come superare la paura dopo un’esperienza negativa

Un precedente parto difficile o legato a un’esperienza traumatica può influenzare l’idea di cercare e vivere una nuova gravidanza. In questi casi è fondamentale mettere in atto tutte quelle strategie (che in linea generale sono le stesse che abbiamo visto nel paragrafo precedente) utili a ritrovare quella fiducia, quella consapevolezza e quella serenità necessarie per iniziare e portare a termine positivamente un’esperienza positiva.

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