
Può capitare che durante il travaglio si verifichino condizioni che rendano il parto difficoltoso. Scopriamo quali sono e come intervenire.
Cosa fare in caso di presentazione podalica? Esistono tecniche e manovre per far girare il bambino o bisogna sempre ricorrere al cesareo? Ne parliamo con l'ostetrica per scoprire tutto quello che c'è da sapere.
Come spesso accade ci sono delle eccezioni e il bambino può trovarsi nella cosiddetta posizione podalica, per la quale ci sono delle attenzioni da seguire affinché il parto si svolga in sicurezza per il bambino e per la mamma.
Per conoscere più da vicino il fenomeno del parto podalico, delle manovre e delle tecniche per far girare il bambino e i casi in cui si deve ricorrere al parto cesareo, abbiamo intervistato la Dottoressa Elena Gabutti, ostetrica specializzata con la quale scoprire tutto quello che c’è da sapere in materia. Soprattutto per tranquillizzare le future mamme sulla posizione del bambino durante il parto e cosa succede in caso di posizione podalica.
Dottoressa Gabutti, comunemente si dice che il parto podalico è quello che avviene quando il bambino non è in posizione cefalica (di testa), ma di piedi. È così?
Ci sono due-tre varietà: la varietà piedi, per cui la parte presentata sono i piedini, la varietà natiche, per cui le gambe sono tirate su e il bambino è piegato con le gambine verso il viso oppure la varietà mista nella quale il bambino è seduto o quasi inginocchiato.
Cosa comporta questa differenza di posizione?
Per la legge italiana non è più una gravidanza fisiologica ed è indicazione assoluta al parto cesareo. In realtà il bambino si può girare fino all’ultimo minuto, per cui viene sempre controllata la posizione del bambino prima di andare in sala operatoria, in quanto qualora si fosse girato con l’estremo cefalico, torna a essere una gravidanza normalissima e si procede con il parto spontaneo.
Cosa succede, invece, se fino all’ultimo il bambino ha una presentazione podalica?
Nel caso in cui invece il bambino rimanga podalico l’indicazione è di procedere con il taglio cesareo in sicurezza perché i rischi sono comunque alti.
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Ci sono delle cause, dei fattori di rischio, che possono determinare questa posizione del bambino o aumentarne la probabilità?
Non ci sono cause specifiche, a meno che non ci siano aderenze per un pregresso intervento o qualche malformazione congenita che può favorirla nel senso che il bambino, crescendo, a termine non riesce più a girarsi. In realtà generalmente è più una casualità e alcune patologie possono impedire al bambino di girarsi, ma non ci sono cause che provocano questa posizione.
Si può fare qualcosa per permettere al bambino di girarsi prima del parto in modo che la presentazione sia cefalica?
Sì, esistono diverse tecniche che possono essere proposte e praticate. Una è quella della MOXA, che è un particolare sigaro senza fumo che si avvicina e si allontana a uno specifico punto del piede e va a stimolare una terminazione che arriva all’utero e favorisce la capriola del bimbo.
L’altra tecnica è il cosiddetto Rebozo, che è uno scialle messicano che può essere sostituito anche con un lenzuolo, che con un particolare massaggio alla schiena unito a una specifica ginnastica, favoriscono la capriola del bimbo in quanto la podalica viene spinta verso l’alto, il bimbo trova più spazio e generalmente ne approfitta per ruotare. Sono tutte manovre ovviamente leggere che nella peggiore delle ipotesi non costituiscono nessun cambiamento.
Come vengono svolte queste manovre?
Durante queste manovre viene sempre monitorato il battito fetale e vengono svolte in sicurezza, però in alcuni casi possono essere praticate anche a casa, come nel caso delle posizioni della ginnastica che coinvolgono sempre il bacino verso l’alto e le spalle e le braccia verso terra. Generalmente su una prima gravidanza è più difficile che il bimbo autonomamente, anche se può farlo tranquillamente. Dalla seconda gravidanza in poi il 75% circa dei bambini si gira autonomamente verso il termine.
Cos’è, invece, il rivolgimento per manovre esterne di cui si sente parlare?
È una tecnica che si compie in ospedale, fatta da ginecologi e ostetriche esperti, con controllo ecografico, eseguita solamente se non ci sono delle particolari patologie in corso. L’efficacia non è sempre assicurata e, siccome comporta dei rischi, la mamma firma un consenso per il quale, anche se rarissime, ci dovessero essere delle complicazioni, si procede a un taglio cesareo.
Le manovre per favorire la rotazione del bambino hanno una tempistica prima della quale non è consigliato eseguirle?
Generalmente la MOXA, così come la ginnastica e il Rebozo, si possono tentare anche prima della 37^ settimana di gravidanza; c’è chi già le prova dalla 34/35 settimana anche perché sono pratiche non invasive. Il rivolgimento per manovre esterne solamente da 37+0 settimane e mai prima, proprio perché in qualunque caso ci deve essere un bambino a termine. Si tende sempre ad aspettare che la gravidanza sia a termine perché generalmente i bambini si girano da soli verso la trentaseiesima settimana, per cui non ha molto senso procedere troppo preso.
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Dottoressa, sebbene l’indicazione è quella di procedere con il parto cesareo, è possibile eseguire, e se sì in quali casi, un parto podalico naturale?
In realtà la definizione di gravidanza fisiologica è quella che fa riferimento a una gravidanza a termine con feto singolo in posizione cefalica. In caso di parto podalico spontaneo il parto naturale si può fare. Se una donna arriva in ospedale con contrazioni forti, le acque rotte, con una dilatazione elevata e la parte presentata, per quanto podalica, già nello scavo pelvico e quindi nel canale del parto, inevitabilmente si procede con il parto naturale.
È raro anche perché il parto cesareo viene programmato per tempo, ma se dovesse succedere c’è l’indicazione a non fare nulla durante il parto. Mentre durante un parto normale l’ostetrica aiuta la rotazione del bambino e a farlo uscire sostenendo il perineo per evitare lacerazioni, durante il parto podalico naturale l’indicazione è quella, se possibile, di tenere la donna in piedi e aspettare che il bimbo faccia tutto da solo, senza alcun tipo di intervento esterno.
Cosa avviene, invece, nel caso di un parto gemellare?
In caso di parto gemellare per fare un parto spontaneo ci devono essere delle condizioni: non devono avere una placenta in comune perché in questi casi non si può praticare il parto spontaneo in quanto ci sarebbe la placenta di mezzo. Nel caso in cui il primo gemello sia più grande o uguale al secondo e che sia in posizione cefalica, si fa tranquillamente mettendo poi la condizione che il secondo deve girarsi, per cui il rischio è sempre che con il secondo si debba poi praticare un cesareo. Generalmente si fa perché se il primo esce normalmente lascia poi uno spazio tale che il secondo, a maggior ragione se è un po’ più piccolo, possa girarsi e scendere in maniera regolare.
Quali sono i rischi di un parto podalico?
I rischi sono alti perché comunque l’estremo podalico è comunque più piccolo e più morbido della testa, per cui passando prima quello c’è il rischio che poi a livello delle spalle e della testa ci sia un blocco, che si chiama distocia di spalla, ed è potenzialmente mortale per mamma e bambino per cui non si può proprio correre il rischio.
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