
In alcune condizioni dopo un taglio cesareo è possibile seguire un parto naturale; scopriamo quando e quali sono i rischi.
Una filosofia meno invasiva e più rispettosa dell’anatomia e della fisiologia del corpo che prevede un ridotto utilizzo di materiale di sutura; scopriamo come funziona e quali benefici (e rischi) comporta il metodo Stark.
Per secoli il taglio cesareo, come evidenziato nella History of Medicine della National Library of Medicine, è stato praticato per proteggere la salute della donna e solo più recentemente la salute del feto e la possibilità di intervenire in utero su alcune condizioni hanno inciso sulle ragioni per cui ricorrere a questo intervento chirurgico.
Una tappa significativa dell’evoluzione del parto cesareo la si deve al ginecologo israeliano Michael Stark. Alla fine del ventesimo secolo, riporta un articolo dell’European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology, il medico ha introdotto un metodo di intervento rivoluzionario in grado di eliminare le vecchie tecniche chirurgiche. Da qui nasce il metodo Stark, noto anche come “cesareo dolce”.
Scopriamo di cosa si tratta, come funziona e quali sono i vantaggi e gli svantaggi.
La tecnica di intervento chirurgico convenzionale per il parto cesareo prima dell’avvento del metodo Stark era quella elaborata nel 1929 da H. Dörffler (laparotomia di Pfannenstiel – isterotomia di Kerr).
Questa tecnica prevedeva un’incisione orizzontale a circa 10cm sopra il pube tagliando gli strati addominali e il peritoneo per poi, spostando la vescica, estrarre il neonato dall’utero. Una volta completata la nascita si procede con la chiusura dell’addome mediante punti di sutura che verranno rimossi dopo circa una settimana.
La tecnica Stark, invece, si basa sull’idea che si possa ridurre l’utilizzo del bisturi in favore delle dita delle mani, con le quali spostare le fasce muscolari per consentire la nascita del bambino. Il metodo Stark è conosciuto, oltre che come “cesareo dolce” anche come metodo Misgav Ladach in riferimento al Misgav Ladach Hospital di Gerusalemme dove il dottor Michael Stark ha messo a punto la sua tecnica chirurgica.
Come riportato in questo studio, il metodo Stark si basa sulla volontà di intervenire in armonia con l’anatomia e la fisiologia del corpo, riducendo l’utilizzo di strumenti taglienti e preferendo la manipolazione manuale.
L’incisione per il metodo Stark avviene sempre nella parte superiore del pube, ma si tratta di un’incisione trasversale leggermente più alta (e più piccola, di circa 2 centimetri) rispetto a quella della laparotomia di Pfannenstiel. La particolarità di questo metodo è che il tessuto sottocutaneo, a eccezione della linea mediana, non viene coinvolto, e i muscoli retti dell’addome vengono separati mediante l’uso delle dita, allargando l’apertura con l’indice di una mano e il pollice dell’altra.
Quindi si procede all’isterotomia, l’incisione dell’utero, per l’estrazione del bambino e la rimozione della placenta. Successivamente si procede con la sutura dell’utero e la chiusura dell’addome mediante due punti di sutura, mentre il peritoneo non viene ricucito. Questo perché diversi studi mostrano come il peritoneo sia in grado di riformarsi rapidamente diminuendo il dolore e il rischio della formazione di aderenze.
In alcune condizioni dopo un taglio cesareo è possibile seguire un parto naturale; scopriamo quando e quali sono i rischi.
La filosofia meno invasiva e più rispettosa dell’anatomia e della fisiologia del corpo, la riduzione della grandezza dell’incisione e la minore quantità di materiale di sutura utilizzato rende il metodo Stark molto vantaggioso. Vi è innanzitutto una diminuzione delle complicanze postoperatorie (sia quelle precoci che quelle successive), così come una più rapida guarigione e recupero post-operatorio.
Come evidenziato in questo studio, inoltre, vi è un recupero più veloce con una deambulazione precoce e una possibilità di riprendere rapidamente a bere e mangiare.
Sono segnalate, come riportato in questo studio pubblicato su PubMed, anche una notevole riduzione delle perdite di sangue, di batteri nelle urine e un minor utilizzo di antibiotici postoperatori, analgesici e farmaci antifebbrili. In questo modo è possibile rendere il parto cesareo più vicino all’esperienza del parto naturale.
Il periodo successivo al parto cesareo è con il metodo Stark più agevole per la donna. Il parto non è privo di dolore né di rischi, ma è stato ampiamente dimostrato come siano minori rispetto al taglio cesareo tradizionale. Anche per questo l’International Journal of Reproduction, Contraception, Obstetrics and Gynecology precisa come la scelta della tecnica del taglio cesareo dipende soprattutto dall’esperienza e dalla fiducia dell’equipe chirurgica che la esegue, ma il parto cesareo con il metodo Stark è in tutti i casi da preferire quando è necessario un intervento tempestivo.
Per le donne che ricorrono al metodo Stark (alcuni ospedali lo praticano di routine) vi è, come detto, un recupero più veloce, i punti vengono rimossi solamente dopo 4-5 giorni e la cicatrice risulta poco invasiva. Diverse donne che hanno partorito con questo metodo, come riferiscono le testimonianze sul nostro Forum online, raccontano di un’esperienza nettamente positiva, anche e soprattutto se confrontata con la tecnica tradizionale.
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