
Per ottenere un travaglio attivo può essere necessario, se questo non avviene spontaneamente, ricorrere all'induzione del parto. Scopriamo vantagg...
Camminare, fare sesso, mangiare piccante e molto altro: quelli che vengono indicati come metodi utili per "incoraggiare" l'inizio del travaglio funzionano davvero? Il New York Times ha provato a fare chiarezza su miti e realtà.
Qualcuna ha sentito dire che la soluzione è mangiare piccante, e vai di peperoncino pure nell’insalata. Altre che il segreto è nell’agopuntura.
Altre ancora che sta tutto nel movimento e allora camminare, camminare, camminare. Ma cosa c’è di vero? Ci sono dei “trucchi” che davvero aiutano a indurre il travaglio in modo naturale?
Nonostante i numerosi studi sull’argomento nella maggior parte dei casi non c’è una risposta univoca: Melinda Wenner Moyer, giornalista scientifica, ha provato a mettere in fila tutte le leggende che circolano sull’induzione del travaglio cercando di dare per ciascun presunto “rimedio” una risposta, in un articolo pubblicato sul New York Times. Spiega Wenner Moyer:
Secondo uno studio del 2013 circa 2.400 madri negli Stati Uniti che hanno partorito dal 2011 al 2012, circa il 30% ha provato a indursi il travaglio. I motivi sono diversi: sono stanche di essere incinte oppure vogliono evitare l’induzione farmacologica o un parto cesareo; o forse vogliono solo partorire un giorno particolare. (Una precauzione: i medici raccomandano di non provare a indursi il travaglio prima delle 39 settimane perché il cervello del feto si sta ancora sviluppando).
Nella sua ricerca la giornalista ha trovato come “sfortunatamente, la maggior parte delle leggende popolari sono più mito che realtà, ma ci sono un paio di interessanti eccezioni“. Ecco, una per una, leggende e realtà sull’induzione naturale del travaglio:
È il “rimedio” più noto per indurre il travaglio, ma non ci sono studi che possano confermarne l’efficacia, poiché ad oggi non sono state condotte ricerche sulle differenze nel travaglio tra le donne che camminano e chi no.
Secondo uno studio del 2014 che ha preso in esame 663 donne circa il 30% di loro ha dichiarato di avere camminato prima di entrare in travaglio. Ma non è possibile sapere, riporta Melinda Wenner Moyer, se sia stato effettivamente il movimento a innescare il travaglio. Una cosa però pare sicura: “camminare può essere d’aiuto nell’affrontare il travaglio e il dolore del parto“.
Come spiega Wenner Moyer nell’indicazione di mangiare cibo speziato nella fase finale della gravidanza qualcosa di vero c’è: “Il cibo piccante irrita l’intestino “smuovendolo” più velocemente, e da qui potrebbe favorire l’inizio delle contrazioni uterine.
In realtà, però, le ricerche hanno dato esiti contrastanti e una dottoressa interpellata dalla ricercatrice ha detto chiaramente che “tutto ciò che ti può procurare è bruciore di stomaco“.
Questa è una delle tecniche più note: per prima cosa perché lo sperma contiene prostaglandine, che hanno una composizione simile a quella delle sostanze utilizzate dai medici per indurre il parto e aiutano ad ammorbidire e dilatare la cervice uterina.
L’orgasmo femminile, poi, può provocare contrazioni uterine, che sono fondamentali per il travaglio. Eppure, come riporta Wenner Moyer, gli studi fatti sull’argomento non hanno mostrato significative differenze nell’avvio del travaglio tra le donne che hanno avuto rapporti sessuali con maggiore frequenza rispetto a chi praticava meno sesso.
Per ottenere un travaglio attivo può essere necessario, se questo non avviene spontaneamente, ricorrere all'induzione del parto. Scopriamo vantagg...
Questo può essere dovuto al fatto che le prostaglandine sono troppo poche per avere effetto, al fatto che le contrazioni date dall’orgasmo non sono sufficienti per indurre il travaglio o semplicemente all’assenza di una qualsiasi correlazione tra il sesso e il travaglio.
Altra tattica considerata utile per facilitare l’inizio del travaglio è quella di stimolare il capezzolo, manualmente o con un tiralatte, per circa 3 ore al giorno, per rilasciare ossitocina, un ormone fondamentale per il travaglio (usato anche nell’induzione farmacologica).
Anche in questo caso è stato fatto uno studio sull’argomento: per le 719 donne prese in esame coloro che avevano effettuato regolarmente la stimolazione (almeno a 37 settimane di gravidanza) c’era il 33% di probabilità in più di entrare in travaglio nelle 72 ore successive rispetto a coloro che non avevano effettuato alcuna stimolazione.
Non solo: la stimolazione del capezzolo ha ridotto dell’84% il rischio di soffrire di emorragia post-parto. Uno dei medici intervistati da Wenner Moyer, il Dr. Jonathan Schaffir, però avverte:
Non sono stati effettuati sufficienti studi per poter dire che la stimolazione del capezzolo è sicura se fatta a casa, perché è difficile da prevedere: a volte le contrazioni possono essere così forti da impedire la circolazione di sangue nell’utero, aumentando i rischi per il feto.
Per questo è opportuno chiedere sempre al proprio ginecologo se è il caso di eseguirla e come.
Tra i rimedi considerati utili per indurre il travaglio ci sono anche l’agopuntura o la digitopressione, ma non ci sono studi in grado di confermare questa credenza.
Anzi, le ricerche effettuate sull’argomento non hanno evidenziato differenze tra le donne che si sono sottoposte ad agopuntura rispetto alle donne che non l’hanno mai fatta, e gli studi che sembrano suggerire una correlazione non sono abbastanza completi e vanno approfonditi ulteriormente.
Anche l’utilizzo di modiche quantità di olio di ricino, secondo un piccolo studio condotto in Israele su 38 donne, potrebbe innescare il travaglio, ma solo nelle donne che hanno già partorito in precedenza.
Per questo motivo, come riporta Wenner Moyer, anche in questo caso si tratta di una credenza da prendere con le pinze: l’olio di ricino è un lassativo e non ha esattamente un buon sapore.
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