Per le donne che si avvicinano al termine della gravidanza rappresenta il segnale inequivocabile dell’inizio del travaglio: la rottura delle acque indica l’approssimarsi del parto, e quando si verifica bisogna andare in ospedale.

Per “rottura delle acque” si intende la rottura delle membrane che costituiscono il sacco amniotico che avvolge il feto nei nove mesi di gravidanza. Si rompono durante il travaglio, facendo fuoriuscire il liquido amniotico in cui il feto si trova immerso.

I sintomi della rottura delle acque

Il sacco amniotico che protegge il feto durante tutta la gravidanza si rompe in prossimità del parto. Il liquido che si trova al suo interno a quel punto fuoriesce in quantità variabile: è caldo, inodore e di colore trasparente o leggermente rosato o striato di rosso.

Non tutte le donne sperimentano, tuttavia, gli stessi sintomi. La rottura delle membrane, che come detto viene comunemente chiamata “rottura delle acque”, può infatti essere parziale (detta anche rottura “alta”) o completa.

In caso di rottura parziale avviene poca fuoriuscita di liquido. In questo caso in ospedale viene eseguito il prom test, in grado di dare esito immediato.

Con la rottura completa, invece, si sperimenta lo scolo di abbondante liquido amniotico. Qualora non presenti caratteristiche anomale, come colorito non trasparente o cattivo odore (ove è necessario recarsi urgentemente in ospedale), ci si può avviare con calma verso la struttura ospedaliera.

Per assorbire il flusso mentre ci si reca in ospedale si può usare un assorbente (esterno, non interno). La rottura delle acque accompagna o precede il travaglio dalle 24 alle 48 ore al massimo.

Diverso è il caso in cui ci sia la perdita del tappo mucoso, che si verifica invece nelle ore o nei giorni precedenti all’avvio del travaglio (in alcuni casi anche qualche settimana prima).

La rottura delle acque si presenta in genere con le contrazioni, raramente è improvvisa e asintomatica. Si distingue dalla perdita di urina che può a volte verificarsi nelle fasi finali della gravidanza perché non ha odore e non ha colore.

Se sono già presenti contrazioni, spesso aumenteranno di intensità e regolarità spontaneamente, diversamente verrà valutata una eventuale induzione secondo le linee guida e i protocolli.

Rottura delle acque: la quantità

Una delle domande più frequenti tra le donne che si avvicinano al parto riguarda la quantità del liquido che quando si rompe il sacco amniotico. Anche in questo caso la quantità dipende da donna a donna: a volte ad esempio il sacco amniotico non si rompe del tutto ma il liquido fuoriesce in diversi momenti.

Di solito se la rottura delle acque si verifica in un solo momento il liquido è abbastanza abbondante da bagnare almeno un assorbente (alcune donne riportano di avere “perso” circa un bicchiere di liquido, altre molto di più).

Rottura delle acque: il colore

Il liquido amniotico è di colore trasparente e chiaro: se appare invece scuro, striato di verde o marrone si parla di “liquido tinto“, che potrebbe indicare la presenza di complicazioni o di sofferenza fetale, ed è quindi necessario andare in ospedale il prima possibile.

Il colore scuro del liquido, infatti, è dovuto alla presenza di meconio, ovvero le feci del feto, che vengono rilasciate dall’intestino del bambino in condizioni di stress o di sofferenza.

In questo caso, pertanto, è importante arrivare in tempi rapidi al centro nascita, in modo che i medici possano valutare le condizioni di salute del bambino e l’opportunità di un cesareo d’urgenza.

La rottura delle acque prematura

La rottura delle acque, in alcuni casi (rari: 2 ogni 100 gravidanze), si verifica con largo anticipo rispetto alla data presunta del parto. In questo caso è necessario recarsi subito in ospedale per essere assistititi da un medico che valuterà la situazione.

Se la gravidanza si trova a una data troppo precoce (prima della 34^ settimana) per aumentare le probabilità di sopravvivenza del bambino il medico può consigliare di proseguire la gravidanza il più possibile, in modo da consentire al feto il massimo sviluppo polmonare.

Per aiutare tale crescita può procedere con terapie di amnioinfusione, cioè l’introduzione di liquido amniotico tramite amniocentesi. Si tratta di una procedura che viene effettuata in una ridotta quantità di casi e in genere solo se la gravidanza non ha superato le 26 settimane, poiché i benefici effettivi dati dalla terapia non sono soddisfacenti.

Qualora la rottura sia non solo precedente al travaglio, ma prima del termine di gravidanza, l’equipe valuterà la condotta da tenere in base all’epoca gestazionale, al tipo di rottura delle membrane e ad altri parametri.

Rottura delle acque senza contrazioni

Nella maggioranza dei casi la rottura delle acque si verifica insieme alle contrazioni, che possono precederla o seguirla di poco. Quando le contrazioni invece non arrivano è bene recarsi in ospedale per monitorare la situazione. Se le contrazioni tardano ad arrivare il medico può infatti decidere di indurre il travaglio.

Nel frattempo alla paziente possono essere somministrati dei farmaci antibiotici per escludere il rischio di infezioni fetali. Se il medico lo ritiene può invece decidere di procedere con un taglio cesareo.

Se le acque non si rompono: cosa fare

A volte il travaglio comincia senza che si rompano le acque. In tutti questi casi, col procedere del travaglio, l’equipe medica valuta se e quando eseguire una rottura meccanica delle acque, chiamata amniorexi strumentale.

In alcuni casi, anche se molto rari rari, il bambino può nascere ancora avvolto in un sacco integro. In gergo si dice che questi bimbi sono “nati con la camicia”.

Dalla rottura delle acque al parto

donna che partorisce

Una volta che si sono rotte le acque ci si prepara per andare in ospedale, anche perché l’ambiente uterino è maggiormente esposto al rischio di infezioni dal momento che il sacco che proteggeva il feto non c’è più. A volte la rottura delle acque si presenta insieme ad altri sintomi come le contrazioni, che più diventano ravvicinate e regolari più indicano l’approssimarsi del parto.

Dopo la rottura delle acque possono passare però diverse ore prima che il bambino venga alla luce: in questa fase le contrazioni si fanno sempre più intense e dolorose, e dopo un intervallo di tempo più o meno lungo si presenta la “voglia di spingere“, che segnala la fase “espulsiva” del travaglio e dura da 30 minuti a 2 ore o più.

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