Anestesia epidurale: mini guida al parto con epidurale
Perché soffrire quando esistono alternative sicure e affidabili? Ecco cosa sapere sull'epidurale e quali i benefici e i rischi di questa forma di anestesia applicata al parto.
Perché soffrire quando esistono alternative sicure e affidabili? Ecco cosa sapere sull'epidurale e quali i benefici e i rischi di questa forma di anestesia applicata al parto.
Si tratta di una tecnica raccomandata dall’OMS per le donne che la richiedono ma è ancora oggi, nonostante numerose evidenze scientifiche a suo sostegno, in alcuni casi un tabù o una realtà avvolta da timori.
Cerchiamo quindi di fare chiarezza offrendo elementi validi per consentire a ogni donna di prendere una decisione informata e, per questo motivo, realmente libera.
L’anestesia epidurale (o peridurale) è una tecnica che, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, mediante un’iniezione nella schiena elimina la sensibilità al dolore di una zona del corpo.
È un tipo di anestesia cui si ricorre durante il parto (sia vaginale che cesareo) o anche durante diversi tipi di interventi chirurgici. Per precisione, come chiarito dalla Schweizerische Gesellschaft für Gynäkologie und Geburtshilfe (la Società Svizzera di Ginecologia e Ostetricia), l’anestesia è finalizzata all’eliminazione del dolore, mentre l’analgesia solamente alla sua attenuazione.
L’anestesia epidurale avviene, spiega il Cleveland Clinic, iniettando tramite un apposito catetere un anestetico nel cosiddetto spazio epidurale, ovvero la parte inferiore della schiena nella zona attorno alla colonna vertebrale. In questo modo, riferisce un documento dell’Ospedale Niguarda, si addormentano i nervi deputati al trasporto dello stimolo doloroso che va dall’utero, dalla cervice uterina e dalla vagina fino al cervello.
Esistono diverse tecniche di anestesia cui è possibile ricorrere in sala parto: epidurale e spinale. Entrambe, in quanto tecniche anestetiche, eliminano il dolore ma differiscono per la modalità di esecuzione, la rapidità d’azione e gli effetti determinati.
Nell’anestesia epidurale, come precisato dal portale MedLinePlus, l’iniezione avviene propriamente nel cosiddetto spazio epidurale, nel quale viene posizionato un piccolo catetere per prevedere successive altre iniezioni una volta ridotto o smaltito l’effetto. L’epidurale inizia ad agire dopo circa 10-20 minuti e la sua azione è limitata all’eliminazione del dolore.
L’anestesia spinale, invece, differisce dall’epidurale sia per la sede dell’iniezione (viene effettuata nella zona lombare), che per la rapidità d’azione (è immediata) e perché generalmente viene eseguita una sola volta, motivo per cui non viene previsto l’inserimento del catetere. Inoltre, l’anestesia spinale provoca una perdita del controllo dei muscoli delle arti inferiori.
Prima di ricorrere all’epidurale, che viene eseguita esclusivamente da un anestesista, la donna viene visitata per verificare eventuali incompatibilità con la somministrazione del farmaco e, soprattutto, per illustrare nel dettaglio il funzionamento della procedura e far firmare alla donna il consenso informato. L’epidurale, infatti, non può essere mai effettuata senza l’esplicita richiesta della donna.
Generalmente si ricorre all’anestesia epidurale quando il travaglio è già iniziato, ma possono essere situazioni che in cui effettuarla anche nelle fasi precoci. Per eseguire l’epidurale viene inserita una cannula nel braccio della donna in modo da consentire un’adeguata somministrazione di liquidi per tutta la durata della procedura che viene eseguita con la donna in posizione seduta e piegata in avanti (o distesa su un fianco con le ginocchia piegate) in modo da estendere correttamente la colonna vertebrale.
Viene quindi disinfettata la zona dove verrà effettuata l’iniezione e applicato un anestetico locale per evitare dolore durante l’iniezione. Viene quindi introdotto un apposito ago tra le vertebre della schiena tramite il quale viene inserito un sottile tubicino di plastica (il catetere) che permetterà di inserire l’anestetico ogni volta che si renderà necessario.
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Il ricorso all’epidurale, riporta l’AOGOI citando uno studio condotto negli Stati Uniti su più di 500mila partorienti, Associazione degli Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), riduce anche fino al 21% la morbilità materna grave (soprattutto l’emorragia post-partum) rispetto al non ricevere nessuna forma di analgesia.
Bisogna poi considerare, come evidenziato in questo studio, che l’anestesia epidurale riduce l’esposizione ad altre tipologie di anestetici e analgesici diminuendo il rischio di effetti collaterali. È stato inoltre dimostrato che questa tecnica diminuisce i livelli di cortisolo, accelera il ripristino della funzione intestinale e riduce l’incidenza della trombosi venosa profonda (TVP) e dell’embolia polmonare (EP), rendendo più breve la durata della degenza ospedaliera.
C’è poi un significativo vantaggio legato alla durata del sollievo offerto dall’epidurale. Come riportato dall’American Society of Anesthesiologists, infatti, si può ricorrere a questa tecnica di anestesia per tutto il tempo di cui se ne ha bisogno; questo perché la quantità di farmaci introdotta è regolata a seconda delle singole necessità. Inoltre, l’epidurale non impedisce alla donna di camminare durante il travaglio consentendo quindi una maggiore autonomia e libertà di gestione del parto.
Bisogna inoltre considerare che non ci sono evidenze che suggeriscano come l’epidurale possa rallentare il travaglio, determinare il ricorso al parto cesareo o danneggiare il bambino. È quindi una pratica sicura e affidabile anche e soprattutto come sollievo dal dolore.
Spesso si tende a sottovalutare l’impatto che il dolore del parto provoca sulle donne. In alcuni casi il timore del dolore può causare una vera e propria paura del parto e/o condizionare l’esperienza della nascita del bambino lasciando segni profondi (sia fisici che psicologici) che possono avere conseguenze durature sulla serenità e la qualità della vita della donna. Poter contare su uno strumento scientificamente valido e vantaggioso come l’epidurale può contribuire anche a migliorare questo tipo di situazioni.
Alla luce di questi benefici, è interessante domandarsi quanto sia diffuso il ricorso all’epidurale. La Fondazione Veronesi riferisce come in Italia la media di questo tipo di interventi durante il parto è di circa il 20%. Numeri sorprendentemente bassi anche considerando come l’epidurale rientri tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e quindi potenzialmente garantita in tutti i punti parto. In realtà, il ricorso così basso all’epidurale sembrerebbe legato alla scarsa accessibilità a questa tecnica per mancanza di personale e delle sufficienti competenze.
Molto spesso, a incidere sulla disinformazione in materia, vi sono anche pregiudizi culturali e scarse conoscenze della realtà. L’epidurale, infatti, elimina sì il dolore, ma non impedisce di percepire gli stimoli legati alla spinta e alla discesa del bambino nel canale vaginale. Vi è quindi un controllo e un contributo attivo, l’epidurale non rende inermi le donne in attesa che il bambino “nasca da solo”.
Senza dimenticare come non è la sofferenza e il dolore in sé a rendere il parto migliore e la donna una buona madre; non è qui che si costruisce il legame con il bambino. L’anestesia epidurale è, quindi, al pari di altre tecniche e possibilità offerte dalla scienza medica un’opportunità su cui, nella propria libertà, poter contare.
Il ricorso all’anestesia epidurale è controindicato in caso di:
I rischi, minimi, dell’epidurale sono principalmente legati all’aspirazione di sangue, la parestesie (l’alterata percezione della sensibilità), la riduzione della pressione sanguigna, un dolore alla schiena, prurito cutaneo, mal di testa, infezione e danno ai nervi.
Il Journal of Perinatal Education ha realizzato uno studio descrittivo qualitativo sulle esperienze delle donne che hanno utilizzato l’epidurale per la gestione del dolore del parto. Le testimonianze raccolte hanno permesso di evidenziare alcuni temi interessanti: l’affrontare il dolore prima di optare per l’epidurale, accedere all’epidurale senza incidenti, trovare sollievo dopo l’epidurale, provare gioia e il provare sentimenti ambivalenti instabili. Una testimonianza interessante raccolta in questo studio è quella di Gina che riferisce:
Non pensavo che [avrei] mai avuto il bambino mentre ero in travaglio. . . Provavo un senso di disperazione. [Il dolore] era intenso e forte. Ma ti porti in un altro posto. Fai le tue tecniche di respirazione. Tu cambi posizione. Hai qualcuno che ti aiuta. Ero così esausta. Onestamente penso che avrei potuto sopportare il dolore se non fossi stata così stanca e affamata. Alla fine ho chiesto un’epidurale.
Cecilia, invece, ha così descritto le sensazioni sperimentate dopo l’anestesia:
Sei un po’ euforica per un secondo. Tutti i dolori sono scomparsi. Non sei più tesa. Sei rilassata e ti senti molto meglio. Puoi ancora sentire una certa pressione delle contrazioni, ma non hai un dolore costante che attraversa tutto il corpo.
Lyndsey ha invece riferito dei sentimenti ambivalenti vissuti dopo il ricorso all’epidurale:
Non ho realizzato [la nascita] nel modo in cui volevo. Non ce l’ho fatta senza l’epidurale. Sono rimasta un po’ delusa dal fatto di averla ricevuta. D’altra parte, mi ha fatto sentire molto meglio, mi ha reso più felice e mi è piaciuto il resto dell’esperienza del travaglio e del parto. È stata una specie di arma a doppio taglio.
La rivista Cosmopolitan ha raccolto alcune testimonianze di donne che hanno utilizzato l’epidurale durante il parto. È utile, anche se ovviamente non esaustivo, conoscere le loro esperienze anche perché contestualizzate in casi specifici che possono aiutare come e quanto possa incidere il ricorso all’anestesia epidurale.
Rosalin, 37 anni:
Ho fatto l’epidurale dopo 15 ore di travaglio. Sapevo che sarebbe stata una cosa che avrei voluto nel momento in cui ho scoperto di essere incinta. Chi vorrebbe provare il peggior dolore della sua vita? Ho la scoliosi, così l’anestesista ha dovuto inserire l’ago in entrambi i lati della spina dorsale, a destra e a sinistra. Ed è stato orribile. Sono dovuta rimanere immobile per 15 minuti, con contrazioni ogni due minuti. Si dice che ci si dimentica tutto del parto una volta che si è avuto un bambino, ma non è vero. Io ricordo ogni dettaglio. Ho amato la mia epidurale e la preordinerei per il mio prossimo figlio se potessi.
Brittany, 24 anni:
Ho avuto la mia prima epidurale nel 2016 e non è stata spaventosa o dolorosa come dicono molte donne. Sì, ti infilano un tubo vicino alla spina dorsale con un ago non-proprio-così-sottile, ma non è la parte peggiore. Fare un’epidurale ti fa sentire una bambola di pezza, e l’anestesista è il burattinaio. Senti che ti frugano e pungolano, il tubo che tira, ma una volta che i farmaci iniziano a fare effetto, sembra che i fili del burattino siano tagliati e danzi come Pinocchio… metaforicamente, non letteralmente. Non puoi muoverti una volta che ti somministrano l’epidurale.
Stephanie, 34 anni:
Con il mio primogenito, volevo provare ad avere un parto il più possibile senza farmaci. Ma, a dire la verità, semplicemente non ho potuto! Dopo essere rimasta sveglia durante il travaglio per più di 30 ore avevo bisogno di una pausa. La parte peggiore di un’anestesia epidurale è l’intorpidimento dopo la somministrazione, ma nemmeno l’inserimento dell’ago nella schiena è uno scherzo. La sensazione di paralisi era terribile, perché sentivo come un forte bruciore lungo la schiena. Anche i nervi sono messi alla prova perché mentre fai un’epidurale stai anche avendo le contrazioni, ma devi rimanere perfettamente immobile. Ci sono voluti alcuni minuti all’anestesia per funzionare ma, per me, ne è completamente valsa la pena.
Demia, 31 anni:
L’anestesista mi ha applicato la crema anestetica sulla schiena prima di inserire l’ago e quando è entrato l’ho sentito appena. Ero molto spaventata dall’ago ma ancor di più dal dolore del parto, perciò l’ho fatto e basta! Non volevo vedere l’ago che mi sarebbe entrato nella schiena perciò ho chiesto di non mostrarmelo. Ci sono voluti circa 20 minuti dall’inizio alla fine. Ho sentito come un piccolo colpo entrarmi nella schiena, simile ad un prelievo di sangue. Non potevo sentire più niente al di sotto della vita dopo che è entrato perciò le infermiere dovevano svuotarmi la vescica con un tubo infilato nell’uretra dal momento che non potevo sentire niente. Nonostante questo è stata un’esperienza grandiosa. Perché sentire quel dolore lancinante se puoi evitarlo? Penso davvero che l’epidurale mi abbia aiutato a rendere gioiosa l’esperienza del mio parto.
Adriana, 27 anni:
Ricordo che è stato spaventoso. L’anestesista è entrato per spiegarmi le questioni legali, gli effetti collaterali, e mi ha descritto la lunghezza dell’ago. Si è posizionato alle mie spalle e ha iniziato il conto alla rovescia. I miei pensieri correvano e ho sentito l’ago bucarmi la pelle e entrare in profondità. L’iniezione mi ha dato la sensazione di avere dei cubetti di ghiaccio che si scioglievano nella parte bassa della schiena. Dopo mi hanno dato un pulsante per regolare il dosaggio dell’epidurale, ma non l’ho usato. Le mie gambe erano già completamente paralizzate. L’epidurale era così forte che spingere con le gambe anestetizzate mi confondeva ed è stato difficile. Da un punto di vista fisico sembrava che le mie gambe non esistessero. Non sapevo nemmeno se stavo spingendo o facendo alcun progresso. Dovevo domandare alle infermiere e a mia sorella. Ho chiesto uno specchio o un video per poter vedere i miei progressi.
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