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Come sarebbe la vita dei bambini da adulti se non fossero vaccinati? Lo studio pubblicato su The Lancet spiega i due scenari possibili e come senza vaccinazione la mortalità dei bimbi minori di 5 anni sarebbe maggiore del 45%.
Uno studio pubblicato su The Lancet ha stimato che senza vaccini contro 10 malattie, la mortalità nei bambini sotto i 5 anni sarebbe del 45% più alta nei paesi con reddito medio-basso.
Il nuovo studio di modellizzazione ha valutato che nell’arco temporale che va dal 2000 al 2030 la vaccinazione contro 10 principali agenti patogeni – tra cui morbillo, rotavirus, HPV ed epatite B – avrà prevenuto 69 milioni di morti nei paesi a basso e medio reddito (LMIC). Scopriamo qual è l’impatto sui minori se non fossero immunizzati e gli scenari futuri.
Lo studio ha stimato che, a seguito dei programmi di vaccinazione, i nati nel 2019 sperimenteranno una mortalità inferiore del 72% per le 10 malattie nel corso della loro vita rispetto a se non ci fosse l’immunizzazione. Questo significa che l’impatto maggiore della vaccinazione si verifica nei bambini sotto i 5 anni d’età.
Secondo la ricerca, la mortalità per le 10 malattie in questa fascia di età sarebbe del 45% superiore a quella attualmente osservata in assenza di vaccinazione. Lo studio effettuato ha valutato i programmi di vaccinazione contro 10 patogeni in 98 paesi del mondo.
Dai risultati emersi si nota come dal 2000 al 2019 i vaccini hanno prevenuto 37 milioni di decessi e si stima che questa cifra salirà a 69 milioni di morti per il periodo 2000-2030 nei paesi a basso e medio reddito.
Ecco perché è importante che vi sia una copertura il più possibile totale dei vaccini, in modo particolare, per ciò che riguarda la vaccinazione contro il morbillo.
L’analisi di modellizzazione ha coinvolto 16 gruppi di ricerca indipendenti i quali hanno monitorato l’impatto dei programmi di vaccinazione infantile nei 98 paesi con reddito medio-basso. Il team di scienziati ha valutato l’impatto dei programmi di vaccinazione contro i 10 agenti patogeni più importanti:
La Dott.ssa Caroline Trotter dell’Università di Cambridge e coautrice dello studio, ha dichiarato:
C’è stato un investimento tanto necessario nei programmi di vaccinazione infantile nei paesi a basso e medio reddito (LMIC) e questo ha portato a un aumento del numero di bambini vaccinati. Per informare gli investimenti futuri e garantire che continuino, dobbiamo valutare l’impatto di questi programmi sulla salute pubblica.
Le stime dell’impatto che gli agenti patogeni possono avere sui bambini dei paesi con reddito medio-basso non immunizzati si sono basate su:
Gli scienziati per valutare l’impatto dei vaccini sulla salute dei bambini e nel corso della loro vita, hanno ipotizzato due scenari differenti:
Lo studio ha utilizzato due metodi per valutare e fornire una visione dell’impatto:
Questo ultimo approccio è stato particolarmente rilevante per studiare e analizzare le conseguenze che malattie come l’epatite B o l’HPV possono presentare nel corso della vita di una persona.
In termini di impatto della vaccinazione nel corso della vita delle persone nate tra il 2000 e il 2030, lo studio ha stimato che la vaccinazione eviterà 120 milioni di morti, di cui 65 milioni in bambini di età inferiore ai 5 anni.
Il Prof. Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, nonché autore corrispondente dello studio, ha dichiarato:
Il nostro studio indica gli enormi benefici per la salute pubblica che possono essere ottenuti dai programmi di vaccinazione nei paesi a basso e medio reddito. Lo studio ha fornito informazioni su dove gli investimenti nella copertura vaccinale dovrebbero essere diretti per ottenere ulteriori guadagni, ad esempio l’aumento della copertura HPV nelle ragazze e la copertura dei vaccini pneumococcici coniugati (PCV) nei bambini sotto i cinque anni avrà un maggiore impatto secondo il nostro modello.
Se è vero che lo studio esaminato ha avuto un notevole impatto nella comunità scientifica è altresì vero che gli stessi autori non sono stati in grado di valutare con certezza alcuni parametri, spiegando come vi sia dell’incertezza, per esempio, nei dati sulle stime demografiche nonché sulla stima della copertura vaccinale passata e futura.
Le limitazioni riferite dai ricercatori, ad esempio, riguardavano la stima presunta in quei paesi in cui alcuni vaccini dovevano ancora essere introdotti. In questi casi lo studio ha solo supposto che i vaccini avrebbero raggiunto la stessa copertura di un vaccino di riferimento, il che potrebbe aver portato a una sovrastima dell’impatto.
Inoltre, nessun modello ha tenuto conto della variazione della copertura vaccinale in base alla regione geografica o ai gruppi appartenenti ad etnie minori. In conclusione, gli stessi scienziati evidenziano la necessità di modelli futuri più dettagliati in grado di stratificare l’impatto per le diverse popolazioni all’interno dei paesi e ottenere, così, dei risultati garantiti per la salute dell’umanità.
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