"Terzo mese di congedo riservato ai padri, così le mamme tornano al lavoro": la proposta INPS

La legge di Bilancio prevede un aumento dell’indennità del congedo parentale dal 30 all’80%. La proposta INPS è di rendere esclusiva l'opzione solo per gli uomini per favorire il reinserimento delle donne.

Dal 2025 sono in arrivo importanti novità per il congedo parentale in Italia, cui si aggiunge una proposta di legge sostenuta dall’INPS che sta già facendo molto discutere: quella di riservare ai padri il terzo mese di congedo parentale, con i relativi aumenti di indennizzi appena definiti,  così da permettere alle madri di rientrare prima al lavoro ed evitare di essere penalizzate da un’assenza prolungata.

Ma andiamo con ordine.

Aumento dell’indennità all’80%

Una delle modifiche più rilevanti, riguarda l’indennità del congedo parentale, che passerà dal 30% all’80% per un periodo massimo di tre mesi (60% nel secondo). Questa variazione si applicherà per entrambi i genitori, consentendo loro di usufruire di un sostegno economico maggiore durante i primi mesi di vita del bambino. Il cambiamento mira a ridurre l’impatto economico di una scelta fondamentale come il congedo parentale, facilitando i genitori che potrebbero altrimenti rinunciare o ridurre il tempo di cura dedicato ai figli per motivi finanziari.

La proposta dell’INPS: riserviamo il terzo mese esclusivamente ai papà

Nel corso dell’audizione sulla legge di Bilancio, il presidente Gabriele Fava ha mostrato apprezzamento per l’aumento dell’indennità dal 30 all’80% (e anche dal 60 all’80% per il secondo). Portando però sul tavolo della discussione i dati della fuoriuscita dal mondo del lavoro delle donne dopo la nascita del primo figlio, Fava, in audizione sulla manovra, ha rilanciato: «Sarebbe auspicabile, tuttavia, oltre che un incremento dell’importo del congedo parentale, prevedere anche l’esclusività nell’utilizzo dello stesso da parte del padre, al fine di non lasciare le donne troppo lontane dal mercato del lavoro».

Allo stato attuale, il mese indennizzato all’80% può essere suddiviso tra madre e padre oppure fruito interamente da uno solo di loro. La proposta di esclusiva paterna del terzo mese, pertanto, sta già facendo discutere perché, se l’obiettivo è quello della parità di genere, è chiaro che servano misure realistiche e, per molti, non sarebbe tale il rientro anticipato al lavoro da parte della madre in una situazione a volte di fragilità psico-fisica nel posta-partum o in allattamento esclusivo.

Promozione della parità di genere

Tornano al tema di un congedo applicabile a entrambi i genitori, senza necessità di esclusiva paterna del terzo mese, l’obiettivo è il coinvolgimento diretto dei padri nella cura dei figli. Il tema della parità del congedo è fondamentale non solo per mettere le madri in una condizione di maggiore equità, ma anche per favorire una crescita più equilibrata dei bambini, riducendo gli stereotipi tradizionali che vedono le madri come le uniche responsabili delle cure.

Entro il sesto anno del bambino

Queste misure saranno fruibili entro il sesto anno di vita del figlio o entro sei anni dall’adozione o affidamento, ma non oltre il raggiungimento della maggiore età.

L’adeguamento ai modelli europei

Queste modifiche si ispirano a modelli europei già collaudati, dove i congedi parentali sono incentivati per entrambi i genitori, consentendo una maggiore condivisione dei compiti e responsabilità. In Svezia, ad esempio, i padri usufruiscono già da anni di congedi parentali estesi e ben retribuiti.

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