Il termine sharenting (da share, che significa “condivisione”, e parenting, ovvero “fare il genitore”) vuole indicare la pratica di condividere online contenuti riguardo i figli. Nel giugno del 2022 il neologismo coniato negli Stati Uniti è stato ufficialmente inserito nell’Oxford English Dictionary e il dibattito attorno alla questione è, al momento, fra i più discussi dall’opinione pubblica. Più del 40 per cento dei genitori nelle società occidentali, infatti, pubblica foto o video dei propri figli. Ad abbracciare quest’attività ci sono anche molti vip, per i quali i contenuti social diventano spesso anche una fonte di reddito.

Gli influencer e le persone dello showbiz riescono, infatti, a guadagnare somme sostanziali dalle partnership con i vari marchi, anche quando condividono contenuti sulla loro vita familiare.

Ma è giusto condividere sui social foto dei propri figli? Se da un lato è molto bello raccontare le proprie avventure quotidiane online, condividere consigli con altri genitori o conservare i ricordi, bisogna tenere sempre conto di eventuali rischi (come quello della pedopornografia o dell’adescamento online), ma anche tutelare la privacy del minore.

Il bambino, infatti, non è ancora in grado di comprendere che la sua immagine sta circolando su internet e, una volta cresciuto e diventato adulto, potrebbe ritrovarsi con numerose foto, video e scene imbarazzanti collegate al proprio nome su Google, senza averne mai dato l’autorizzazione.

Di recente, nella bufera mediatica è finita Chiara Ferragni, per la frase pronunciata in una storia Instagram, in cui diceva al picco Leone: “Solo un minuto Leo. Fai un sorriso poi hai finito e puoi continuare a disegnare“. Secondo alcuni, l’episodio testimonierebbe l’eccesso di esposizione a cui la coppia sottopone lui e la secondogenita Vittoria.

Per la seconda volta in poco più di un mese si sta parlando di sharenting perché di mezzo c’è Chiara Ferragni; allo stesso tempo, non stiamo davvero parlando di sharenting, perché di mezzo c’è Chiara Ferragni“, ha commentato però Flavia Brevi di Jella Network.

La domanda che la giornalista si pone, dopo aver ricordato l’esistenza di leggi come il diritto alla privacy e sull’uso e l’abuso di immagine, oltre che la sua adesione al principio di autodeterminazione per qualsiasi individuo, è tuttavia la seguente:

Addossare tutta la responsabilità della questione [dello sharenting] ai genitori, però, mi sembra semplicistico: siamo proprio sicur3 che media, piattaforme social e noi individui in quanto famigliari o amici, ma anche follower, non c’entriamo qualcosa?

Brevi ha così fornito una serie di soluzioni per un “sano sharenting“, dal chiedersi cosa succederebbe se una foto finisse nelle mani di un pedofilo fino all’immaginarsi “cosa i tuoi genitori avrebbero raccontato di te, se all’epoca avessero avuto un account social“. Ma anche qualche spunto per gli spettatori:

Non interagire con contenuti che ritraggono i minori. Se è vero che “le persone capiscono solo quando le tocchi nel portafogli”, usiamo a nostro favore la moneta dei social: i like

Non tutti i vip, in ogni caso, aderiscono a questa tendenza in crescita. Blake Lively ha appena annunciato di aspettare un figlio dal marito e collega Ryan Reynolds con un post molto provocatorio indirizzato ai paparazzi, che riflette proprio sull’importanza della privacy quando si parla di bambini.

A non essere d’accordo con la poltica dei Ferragnez c’è anche Cristina Marino insieme al marito Luca Argentero. La coppia, infatti, abbraccia la controtendenza pubblicando sui social solo alcuni dettagli della piccola Nina Speranza (2020), ma mai il volto.

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