Secondo quando riportato da theguardian, negli ultimi tre anni sono morti due neonati nelle prigioni inglesi, la domanda è: quanti bimbi ancora devono morire nelle carceri?

La prigione non sarà mai un luogo sicuro per le donne incinte, quindi perché i tribunali inglesi le mandano ancora lì? A rispondere a tale quesito una ricerca sulla gravidanza nelle carceri inglesi condotta dalla Conventry University.

Al sondaggio, condotto dalla Dott.ssa Rona Epstein e colleghe, hanno risposto la maggioranza delle 22 donne in carcere. Il reato più comune tra loro era il taccheggio. Quattro di loro erano lì per reati di droga mentre altri reati includevano frode, falsa testimonianza, rapina e rissa.

Cinque delle donne sono state mandate in prigione in una fase molto avanzata della gravidanza:

  • 3 a 36 settimane di gestazione;
  • 1 donna a 35 settimane;
  • 1 a 30 settimane.

È davvero così necessario mandare in prigione le donne incinte? Molti Paesi come la Russia, il Brasile, il Messico e la Colombia hanno già leggi che impediscono alle donne in stato interessante di andare in prigione. È tempo che anche gli altri Paesi come il Regno Unito segua lo stesso esempio.

I tribunali inglesi in primis devono utilizzare alternative alla reclusione per le donne in attesa di un bimbo. Il servizio di libertà vigilata, per esempio, verrebbe incontro a tali donne con supporto, corsi di formazione, istruzione e consulenza presso i centri per le donne che offrono un aiuto concreto in un ambiente non punitivo.

Ciò che serve sono opzioni residenziali non punitive

Sulla falsariga di comunità terapeutiche inglesi non punitive come le conosciute Jasmine Mother’s Recovery e Phoenix Futures, dovrebbero essere create e sostenute in tutta l’Inghilterra. Il lavoro svolto in queste comunità è per le future mamme e neo mamme un salvavita.

In questo ambiente tutto al femminile, le donne trovano protezione dalla violenza domestica, si prendono cura di se stesse e l’una dell’altra, della propria gravidanza e del neonato dopo il parto.

Un’altra alternativa che le forze di polizia possono usare sono le disposizioni extragiudiziali. Queste, deviano le donne dal sistema di giustizia penale e, insieme all’aiuto di centri per le donne, affrontano problemi difficili della loro vita evitando conflitti con la legge.

Quello che deve cambiare sono proprio le leggi a tutela delle donne incinte. Ogni volta che una donna in stato interessante entra in un tribunale, dovrebbe essere attivato di conseguenza un protocollo per allertare il tribunale su questioni riguardanti la necessità di proteggere le donne in gravidanza e i loro figli.

Non deve in alcun modo esistere vincolo alla custodia cautelare o alla condanna di una donna incinta senza prima aver ricevuto un rapporto pre-sentenza o una valutazione completa dei figli a carico o delle gravidanze.

L’obiettivo è che nessuna donna incinta dovrebbe essere in custodia. Se si decide l’affidamento, le ragioni devono essere motivate in udienza pubblica perché nessuna decisione del tribunale dovrebbe mettere in pericolo la vita di un bambino.

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  • Bambino (1-6 anni)