Spesso sentiamo termini come “gravidanza a termine”, per intendere una gestazione che sia giunta, come appunto il nome suggerisce, al termine prestabilito. Ma qual è questo “termine” di cui si parla?

Generalmente una gravidanza si considera completa al termine delle 40 settimane, ma questa definizione, tuttavia, non deve destare preoccupazione in chi supera tale data, ovviamente. Fino a qualche tempo fa la necessità di stabilire un momento preciso – quello appunto delle 40 settimane – sembrava essere dettato solo da ragioni di semplificazione, visto che si usava definire il termine completo della gravidanza approssimativamente quello dalle 37 alle 42 settimane, quindi quello che comprendeva le tre settimane precedenti alla DPP (data presunta del parto) e le tre successive.

La definizione operativa di gravidanza “a termine completo” è stata poi modificata da una dichiarazione ufficiale del Collegio Americano di Ostetrici e Ginecologi (ACOG) pubblicata nel 2013, perché si è ritenuto, in questo modo, di tener conto di alcuni importanti aspetti nello sviluppo del feto: in particolare, i polmoni, il fegato e il cervello del bambino continuano a svilupparsi nelle ultime settimane di gravidanza, particolare, questo, che per l’ACOG non è da ignorare.

Questa nuova definizione suddivide il “termine” in vari livelli, ovvero gravidanza precoce, a termine completo, tardiva e post-termine; in particolare, “early-term” è definita la gravidanza che termina con il parto dalle 37 settimane fino a 38 settimane e sei giorni. A “termine completo” è invece la gravidanza che termina da 39 settimane fino a 40 settimane e sei giorni, e “tardiva” quella da 41 settimane fino a 41 settimane e sei giorni. La “post-termine” è infine quella che va oltre le 42 settimane (in Italia peraltro, oltre questa data generalmente il parto viene indotto).

La distinzione è importante perché gli studi affermano che i neonati che stanno meglio alla nascita sono proprio quelli che nascono tra le 39 e le 40 settimane, quindi a termine, mentre i nati prima del termine hanno un rischio maggiore di sviluppare problemi respiratori, infezioni e di stare in NICU. Qualche complicazione potrebbe insorgere anche per i neonati nati dopo le 41 settimane.

Il parto prima del termine può essere consigliato in alcune circostanze, ad esempio per le gravidanze gemellari o in quelle considerate ad alto rischio.

Secondo la Fondazione March of Dimes, attendere fino alle 39 settimane di gestazione può contribuire a garantire lo sviluppo completo del cervello, dei polmoni e del fegato del nascituro, e si riducono in questo modo anche la probabilità di problemi di vista e udito; il bambino inoltre raggiunge il peso ideale e sviluppa le capacità necessarie per succhiare, deglutire e rimanere sveglio dopo il parto abbastanza a lungo da mangiare.

Ciò non significa, ovviamente, che i bambini nati prima delle 39 settimane avranno per forza problemi di salute, sono solo le statistiche generali a parlare in questo modo.

Può anche capitare che la data del parto venga sbagliata, fino a due settimane, seppur la gravidanza venga monitorata con ecografia; capita soprattutto se il ciclo mestruale è irregolare.

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