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Le donne che hanno avuto un figlio in provetta potranno disconoscerlo, al momento della nascita, proprio come le madri che lo hanno avuto da una gravidanza naturale. È quanto prevede un emendamento approvato dalla Commissione Affari sociali della Camera e presentato dal deputato dell’Idv Palagiano, che assesta l’ennesimo colpo alla legge 40 ed apre un nuovo importante dibattito in tema di procreazione assistita.
L’emendamento in questione, che si riferisce a una proposta di legge in materia di riconoscimento dei figli naturali, prevede l’abrogazione di una norma della legge sulla procreazione medicalmente assistita (Legge 40 del 2004) relativa al divieto del disconoscimento della paternità e dell’anonimato della madre.
Una modifica che incontra il parere negativo di Eugenia Roccella, parlamentare Pdl e redattrice delle linee guida sulla legge 40, che mette in guardia dai possibili rischi: “Va sicuramente corretta per garantire che non vi siano forme surrettizie di commercio intorno alla procreazione assistita, e non si possa aggirare il divieto di fecondazione eterologa“.
“La norma della legge 40 che impedisce il disconoscimento dei figli – fa notare Roccella – non è solo un’indicazione di buon senso che tutela il nascituro, ma anche un concreto ostacolo a forme più o meno mascherate di sfruttamento delle donne e di mercato del corpo, come per esempio l’utero in affitto“.
Critica anche la parlamentare Udc, ex Pd, Paola Binetti: “Un bimbo in provetta non nasce mai per caso. Sono fermamente decisa a far modificare questo punto inserito in una legge che ha altri obiettivi ed in un certo senso vuol garantire la segretezza del parto proprio per evitare o prevenire possibili aborti“, ha affermato. “I bambini che nascono con la PMA sono bambini nella stragrande maggioranza dei casi intensamente desiderati, fermamente voluti dai loro genitori – ha spiegato – che affrontano un iter diagnostico molto pesante prima di accedere alle tecnologie specifiche necessarie per poter avere un figlio“.
In difesa dell’emendamento si schiera il firmatario Antonio Palagiano: “Non deve esserci discriminazione fra donne che hanno concepito il loro bambino in maniera naturale o artificiale. Se il legislatore ha previsto la possibilità di non riconoscere un figlio, lo ha fatto per evitare l’infanticidio. Un principio a mio avviso giusto, anche se fa riferimento a un gesto chiaramente innaturale. E se dopo la Pma sono subentrate nella vita della donna circostanze che espongono a questo rischio, occorre allargare questo principio anche a chi ha concepito con la fecondazione assistita“.
Anche l’ex ministro della Salute Livia Turco saluta con favore il provvedimento: “Il voto di oggi è un gesto amorevole verso le donne e i loro bambini perché afferma il principio che le gravidanze sono tutte uguali ed hanno la stessa dignità, siano esse naturali o medicalmente assistite“.
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