La pipì a letto di notte è un fatto che riguarda circa 5 bambini su 100, e nella maggior parte dei casi si tratta di maschietti: i bimbi che fanno pipì durante la notte sono il 7% contro il 3% di bimbe. È quanto emerge da uno studio condotto su 600 bambini tra 6 e 11 anni da Joseph Barone e pubblicato sul Journal of Pediatrics.

Una delle spiegazioni di questa disparità sarebbe nella più lenta maturazione delle strutture cerebrali dei bambini, legata direttamente al controllo della vescica. Il disturbo tende a regredire con il tempo: a 6 anni i bimbi che non la tengono sono il 9%, ma diventano il 2% intorno agli 11 anni.

L’enuresi – così si definisce il fenomeno della pipì a letto – non deve destare preoccupazione, poiché riguarda molti bambini fino all’età in cui il controllo notturno non è completamente acquisito. Crescendo in età tende a risolversi spontaneamente, anche se lo 0,5% degli adulti potrebbe ancora non aver risolto il problema.

L’enuresi può essere suddivisa in primaria o primitiva, quando il bambino non è mai stato asciutto di notte e secondaria o regressiva quando il bambino ricomincia a un certo punto a bagnare di nuovo il letto. La prima forma è spesso familiare-genetica, mentre la seconda è spesso legata a conflitti psicologici insorti in una fase successiva (nascita di un fratellino, inserimento in asilo, ecc.), anche se bisogna lasciare al medico la possibilità di valutare la presenza, seppur rara, di cause organiche.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Il Tuo Bambino