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Quattro tra le più importanti ginecologhe italiane hanno lanciato una petizione per tutelare la legge 194 e garantire il diritto delle donne ad abortire.
Applicate la 194. È quanto chiedono le quattro ginecologhe non obiettrici nella petizione lanciata su Charge.org indirizzata alla ministra della Salute Giulia Grillo, che ha già superato 84mila firme. Scopo della petizione è fornire una “helpline” nazionale e gratuita per le donne che necessitano di supporto e sanzionare gli Enti ospedalieri che non forniscono il servizio di interruzione volontaria di gravidanza.
Egregia Ministra Grillo, siamo 4 ginecologhe non obiettrici […] Sappia che sempre più spesso accade che: quando vuoi interrompere la gravidanza, non trovi negli ospedali medici che ti sostengano e diano seguito alla tua scelta; se vuoi abortire, vieni giudicata e pressata da chi dovrebbe rispettare la tua decisione e permetterti di viverla in tranquillità e sicurezza; non riesci ad usufruire dell’aborto farmacologico, perché in Italia è consentito solo fino a 49 giorni di gravidanza, invece che fino a 63, come in tutti gli altri paesi del mondo. Tutto questo per noi è inaccettabile.
Le ginecologhe promotrici di questo appello sono da anni in prima linea nella lotta alla salvaguardia della legge 194, per supportare le donne che decidono di intraprendere l’interruzione volontaria di gravidanza: Silvana Agatone (presidente di “Laiga” Libera Associazione Italiana Ginecologi e socia fondatrice della rete nazionale di politica femminista “Rebel Network”), Elisabetta Canitano (fondatrice di Vita di Donna), Concetta Grande (Laiga) e Giovanna Scassellati (Responsabile del reparto di salute riproduttiva dell’ospedale San Camillo di Roma).
Le quattro hanno riportato un allarmante quadro della situazione italiana, dove “a meno che una donna non sia ricca, il diritto di abortire diviene una ricerca affannosa da provincia a provincia e talvolta da regione a regione, con il rischio di arrivare fuori tempo nei pochissimi ospedali dove vi sia un ginecologo disponibile”.
Nei fatti, la ministra della Salute Grillo ha assicurato che la legge 194 non sarà oggetto di revisione e che sarà suo dovere adoperarsi affinché essa venga applicata in ogni sua parte in tutto il territorio nazionale. Alla luce delle evidenti difficoltà delle donne nell’ottenere il riconoscimento di questo diritto all’interno della sanità pubblica però, le ginecologhe promotrici della petizione chiedono qualcosa di più:
[…] lei deve disporre l’erogazione del servizio IVG in ogni ospedale, istituendo la presenza obbligatoria di ginecologi non obiettori 24 ore su 24, così da garantire piena applicazione alle disposizioni della legge; lei deve sanzionare le direzioni sanitarie che non assicurano piena assistenza a chi ne ha bisogno e diritto; lei deve istituire una helpline nazionale e gratuita con un servizio di assistenza attivo 24 ore su 24, gestito direttamente dal Ministero della Salute, per informare e accompagnare le donne respinte da medici/ospedali obiettori così che possano ottenere l’IVG a cui hanno diritto.
Richieste che si mostrano quanto mai attuali in un momento storico in cui la legge 194 ha visto varie messe in discussione, tra cui la molto discussa mozione anti-aborto approvata a Verona e discussa anche in altre città che prevede di stanziare ingenti finanziamenti per i Centri di aiuto alla vita oltre a promuovere l’iniziativa “Culla segreta” che consente di affidare il neonato alle cure ospedaliere in anonimato.
È compito suo, Ministra, tutelare il diritto alla salute delle donne e che oggi, uomini e donne, le chiedono di difendere firmando questa petizione.
Conclude la petizione, che tra i firmatari vede anche il Segretario della Cgil Susanna Camusso, la ex presidente della Camera Laura Boldrini, le ex ministre Valeria Fedeli e Josefa Idem e tre leader del Movimento delle donne per “aborto legale e sicuro”: Ailbhe Smith, Gisella Carino e Justyna Frydrych.
Tra gli enti sostenitori della causa anche Rebel Network, la Ong Differenza Donna, DIRE Donne in Rete contro la violenza e IPPF European Network.
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