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Le linee guida sui percentili di sviluppo sono state finalmente riviste e modificate. Scopriamo cosa è cambiato e perché era una necessità fondamentale per le famiglie e i bambini.
Le linee guida dei percentili di sviluppo sono uno strumento utile, sia per i genitori sia per i pediatri, per avere un’idea generale di come sta crescendo un bambino, sia dal punto di vista fisico sia da quello emotivo.
Sebbene non siano una metrica perfetta, poiché non tutti i bambini raggiungono i traguardi esattamente nello stesso momento, queste linee guida usate da decenni hanno subito importanti cambiamenti.
Le linee guida dei percentili di sviluppo sono state create nel 2004 nell’ambito di Learn the Signs dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), e da allora non sono state mai aggiornate.
Si tratta di strumenti utilizzati per valutare la crescita e lo sviluppo in età pediatrica, ma sono ormai datati; infatti, sono passati ben 18 anni, e da allora sono cambiate tante cose, in particolare la comprensione dello sviluppo socio-emotivo nei più piccoli.
Con l’obiettivo di facilitare l’identificazione precoce di ritardi nello sviluppo, gli esperti dell’American Academy of Pediatrics (AAP) e dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) si sono riuniti per aggiornare le linee guida dei percentili di sviluppo. Una vera e propria necessità che si attendeva da tempo.
Le linee guida recentemente riviste sono state riscritte in un linguaggio più adatto alle famiglie, e identificano i comportamenti che ci si può aspettare che il 75% o più dei bambini abbia a una certa età. Al contrario, invece, quelle precedenti utilizzavano il 50° percentile, e prevedevano un’età media per il conseguimento di determinate abilità. Questo approccio, spesso, non era d’aiuto per le famiglie perché generava ansia e preoccupazioni sullo sviluppo del loro bambino; inoltre, in alcuni casi ha addirittura portato a ritardi nelle diagnosi.
In tal senso, l’American Academy of Pediatrics ha dichiarato che:
Il problema principale con l’utilizzo dell’approccio dell’età media del raggiungimento dei risultati è che solo la metà dei bambini avrebbe raggiunto tale traguardo entro quell’età. Tutto ciò ha spesso portato a un approccio attendista, invece che ad un’azione tempestiva per mitigare i ritardi futuri nei più piccoli.
Ora, le nuove linee guida specificano che il 75% dei bambini è in grado di raggiungere i traguardi di comportamento. Tutto ciò offre a medici e genitori un quadro più chiaro sul comportamento evolutivo tipico, come raccogliere i cereali con le dita (intorno a 1 anno) o sbattere due oggetti insieme (verso i 9 mesi circa).
Ma non è tutto, poiché sottolineano l’importanza dell’osservazione dello sviluppo invece di basarsi sui test di screening, incoraggiando un dialogo aperto tra i genitori e il pediatra durante tutto il primo anno di vita e oltre, in modo da monitorare il comportamento dei bimbi e il raggiungimento degli obiettivi.
Gli aggiornamenti hanno incluso anche indicatori socio-emotivi che possono suggerire una diagnosi di autismo, come ad esempio sorridere per attirare l’attenzione, cosa che dovrebbe verificarsi nel 75% dei bambini di 4 mesi. Sono stati aggiunti anche altri elementi socio-emotivi importanti, come mostrare affetto abbracciando e baciando, cosa che dovrebbe iniziare a verificarsi intorno ai 15 mesi.
Avere indicatori chiave per potenziali segni di autismo può portare a un intervento precoce, che, secondo gli studi, può aiutare a ridurre la possibilità di una diagnosi di autismo negli anni successivi. Infatti, uno studio del 2021 ha rilevato che la terapia guidata dai genitori nei bambini che mostrano i primi segni di disturbo dello spettro autistico (ASD) riduce del 66% la possibilità di una diagnosi all’età di 3 anni.
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