Il freddo è ormai arrivato e tutti sono alla ricerca di modi per riscaldare la propria casa e rendere l’ambiente accogliente. La maggior parte delle persone punta sui termosifoni, ma non mancano i casi di chi ha nella propria abitazione il camino a legna, un sistema che dà anche un’idea di romanticismo per il tepore che riesce a creare.

Una soluzione come questa potrebbe non essere però l’ideale se all’interno dell’abitazione c’è una donna incinta, anche se molti tendono a sottovalutarlo. A metterlo in evidenza è uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra, che invita a evitare di utilizzarlo per i mesi di gravidanza.

Dalla ricerca è emersa “una correlazione tra i decessi attribuibili al fumo tossico della cottura e del riscaldamento e il tasso di eclampsia, una condizione rara in gravidanza in cui l’ipertensione provoca convulsioni che possono risultare pericolose per la vita di mamma e nascituro. Le donne con pre-eclampsia, caratterizzata da pressione alta o ipertensione, sono a rischio significativamente maggiore in gravidanza se stanno cucinando su un fuoco aperto”.

L’analisi è stata pubblicata sull’International Journal of Gynecology & Obstetrics: la fiamma prodotta dal camino a legno, presente soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, aumenta il rischio di ipossia placentare, situazione che si verifica in caso di insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti del bambino nel grembo materno.

Andrew Shennan, uno dei professori che ha preso parte allo studio, ha sottolineato come questo possa essere uno strumento utile a spiegare “le disuguaglianze osservate nell’assistenza sanitaria materna nei paesi a basso e medio reddito”.

Proprio per questo si dovrebbe stare attenti al comportamento che si tiene quando ci si trova tra le mura domestiche: “La cucina casalinga e l’inquinamento domestico possono aumentare il rischio di convulsioni – ha detto il medico –. Questo può portare a un minore afflusso di ossigeno alla mamma, che potrebbero causare attacchi nelle donne che soffrono già di pre-eclampsia”.

I rischi per il bambino possono comunque essere minori se l’esposizione ai falò avviene in luoghi aperti e arieggiati e in modo sporadico.

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