Ha dell’incredibile il parto avvenuto lo scorso 1° ottobre all’Aou G. Martino di Messina, dove una donna ha partorito a 30 settimane, dopo aver rotto le acque sei settimane prima.

La ventiquattrenne Azzurra Schepis ha infatti rotto le acque il 21 agosto, a 24 settimane, ed essendosene accorta, racconta all’Ansa, “sono subito corsa in ospedale dove, a seguito dei controlli, ho iniziato il mio ricovero forzato, monitorata ed assistita continuamente dal personale del reparto: sono uscita da casa quel giorno e sono rientrata il 5 ottobre. Ho vissuto momenti difficili emotivamente anche perché ho un’altra bimba piccola di due anni che in questo periodo non ha potuto contare sulla mia presenza”.

Il personale dell’Uoc di ginecologia e ostetricia del nosocomio messinese è riuscito a portare la futura mamma a un’età gestazionale più sicura per la nascita del bambino che oggi, dimesso, ha partecipato con i genitori all’evento al policlinico per la giornata dedicata ai neonati prematuri promosso dalla società italiana di Neonatologia.

A eseguire il parto cesareo il dottor Angelo Santamaria, con il professor Ferdinando Gulino e l’anestesista dottor Francesco Lanza. “Nel corso del ricovero – ha spiegato il medico – abbiamo iniziato un ciclo di antibiotici e di trattamenti specifici per frenare un parto che, in quell’epoca gestazionale, si sarebbe classificato come aborto. Ogni giorno recuperato è stato un traguardo e non pensavamo di riuscire ad arrivare a questo punto. Abbiamo deciso di intervenire, a 30 settimane e due giorni, perché la paziente ha iniziato ad avere un po’ di febbre e per evitare pericoli abbiamo ritenuto opportuno far nascere il piccolo per non rischiare di vanificare tutti i sacrifici fatti in questo lungo periodo”.

Dopo la nascita il bambino è stato ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale per essere monitorato per un supporto più avanzato, fino alle dimissioni.

Prematuri sono classificati i bambini che nascono prima delle 37 settimane di gestazione; per loro sono necessari assistenza specifica e, spesso il ricovero in Tin, la terapia intensiva neonatale, dove possono essere seguiti e monitorati nella maniera corretta.

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