
I bambini plusdotati, circa il 5% dei bambini in Italia, sono brillanti e imparano precocemente, ecco come riconoscerli e come comportarsi.
A sei mesi camminava, a tre anni parlava e a cinque calcolava le radici quadrate. Su Repubblica, attraverso le parole di sua madre, Laura Sicilia, è stata raccontata la sua storia, fatta certamente di molte difficoltà.
“Quello dei bambini ‘geniali’ è un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi“, ha spiegato Alba Sunshine Bettoschi, neuropsichiatra infantile che gestisce l’area evolutiva della Fondazione Roma Litorale, che ha aperto uno sportello per bambini plusdotati, con un quoziente intellettivo più alto della media e che, quindi, rischiano di essere avulsi dal contesto sociale. La dottoressa segue pazienti come Matias, un bambino di cinque anni ad alto potenziale cognitivo, che ha sviluppato la sindrome del disturbo dello spettro autistico. La sua storia è stata raccontata attraverso le parole della madre con un articolo su Repubblica.
I bambini plusdotati, circa il 5% dei bambini in Italia, sono brillanti e imparano precocemente, ecco come riconoscerli e come comportarsi.
Matias è un bambino plusdotato: a sei mesi camminava, a nove saliva le scale, a due anni parlava e sapeva contare fino a 200. All’età di tre anni ha imparato a leggere, a cinque calcolava le radici quadrate. Se il quoziente intellettivo di un adulto, in media, varia da 90 a 100, quello di Matias è di 150. Verrebbe da definirlo un genio, senza dubbio, ma bisogna tenere in considerazione anche l’altro lato della medaglia.
Lo ha spiegato la madre, Laura Sicilia, 44 anni:
Ha cominciato a parlare facendo calcoli matematici, parlava solo di numeri e forme geometriche, a poco più di tre anni leggeva. Non lo abbiamo mai stimolato a eccellere o bruciare le tappe, certamente all’inizio eravamo contenti ma abbiamo capito subito che c’era qualcosa che non andava. In vita sua ha visto solo un cartone animato Unizoomi, che trattava di figure geometriche e matematica.
Il fatto di essere plusdotato, quindi, ha portato il bambino a vivere in modo troppo avulso e incompreso dal contesto sociale, a volte anche da quello familiare. Le conseguenze di tutto ciò erano manifestazioni e comportamenti aggressive e autolesioniste:
Il problema era la sua iperattività, ma era un modo di manifestare un disagio, una frustrazione per essere così diverso. Era lo specchio del suo disagio e aveva crisi di rabbia molto forti: si buttava per terra, era aggressivo verso se stesso o gli altri.
Per fortuna, con la terapia e l’aiuto della dottoressa Bettoschi, qualcosa è migliorato. Laura Sicilia ha infatti continuato:
Ora va molto meglio, Matias fa ippoterapia, è seguito dalla fondazione, fa scuola calcio, possiamo anche variare la sua attività quotidiana con una certa anticipazione.
Secondo le stime della fondazione per ogni istituto scolastico di Roma ci sono potenzialmente 10 bambini plusdotati e Matias, in ogni caso, rappresenta un caso fuori dal comune. Boschetti ha infatti concluso:
Molti vengono per un semplice disturbo del linguaggio o del comportamento ma sotto c’è tanto altro. Li immaginiamo geni, i primi della classe. In realtà spesso hanno difficoltà, non studiano, non si interessano alla scuola perché non si sentono capiti.
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