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Il tema riguardante l'uso di farmaci in gravidanza è ancora tabù, per questo vi è la necessità di coinvolgere le donne in dolce attesa nella sperimentazione per cure salvavita sia per la salute della donna sia per il feto.
Durante la gestazione vi sono diverse condizioni legate alla gravidanza come il travaglio precoce, la ridotta crescita fetale, l’emorragia post-parto e la preeclampsia che possono essere fatali sia per le madri sia per i bambini.
Una nuova campagna sta cercando di cambiare rotta. Si tratta dell’iniziativa Accelerating Innovation for Mothers (AIM), sostenuta dalla Bill and Melinda Gates Foundation che, al momento, sta lavorando per porre fine allo stigma sulla sperimentazione di farmaci sulle donne in gravidanza.
L’obiettivo? Coinvolgere le donne in dolce attesa e porre fine alla loro esclusione dalle sperimentazioni, in modo da trovare farmaci salvavita per loro e i nascituri. Attualmente, infatti, sono disponibili solo due farmaci per condizioni specifiche della gravidanza e, addirittura, negli ultimi 30 anni solo un farmaco è stato sviluppato e registrato per trattare condizioni specifiche della gravidanza.
Il team dell’AIM sta lavorando con aziende farmaceutiche, per finanziare e garantire studi clinici che coinvolgano anche le donne in dolce attesa.
Nella società odierna l’attenzione è totalmente focalizzata sulla salute e sul benessere del feto; un atteggiamento quasi totalizzante che pervade tutto, lasciando indietro la figura della madre. L’obiettivo è riconoscere l’importanza della salute della donna, sia per se stessa sia per il sano proseguimento della gravidanza.
Lo stigma che circonda l’inclusione delle donne in dolce attesa nella ricerca ha contribuito alla crudele realtà di migliaia di decessi. Secondo NPEU, un’unità istituita dall’Università di Oxford, su 2.173.810 donne che hanno partorito tra il 2017 e il 2019, 191 sono morte nel corso o fino a sei settimane dopo la gravidanza e 495 durante o dopo la gravidanza.
È interessante notare che alcune problematiche di salute molto comuni, come diabete, epilessia e condizioni autoimmuni non sono testate sulle donne in gravidanza; il che significa che per loro, al momento, non c’è nessun trattamento che possa definirsi sicuro per trattare queste e altre condizioni di salute.
Oggi, l’AIM sta collaborando con una miriade di esperti, inclusi professori del King’s College, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’University College London (UCL), per stabilire una rete di ricerca.
L’UCL aveva precedentemente annunciato che i suoi ricercatori stavano prendendo parte a un nuovo sistema di classificazione, insieme ad altri esperti internazionali, per monitorare le complicanze durante gli studi clinici che coinvolgono donne in gravidanza. Questo sistema ha l’obiettivo di sviluppare farmaci e terapie sicure non solo per il feto ma anche per le donne.
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