In Italia sempre meno figli: i dati ISTAT fanno riflettere

I dati ISTAT raccontano un calo della natalità che non accenna a fermarmi, e stabilmente sotto i 400 mila nuovi nati. "Colpa" delle condizioni economiche e sociali, con differenze importanti tra Nord e Sud.

Non si arresta la crisi di natalità nel nostro Paese; i dati ISTAT recentemente diffusi non hanno segnalato nessuna inversione di tendenza rispetto agli anni passati, anzi il 2023 ha segnato un nuovo record negativo, con appena 379mila nuovi nati, il 3,4% rispetto al 2022. Anche il tasso di fecondità si attesta a 1,20 figli per donna in età fertile, appena superiore a quello segnato nel 1995. Sembra quindi esaurito il “baby-boom” indotto dalla pandemia nel 2020/21.

Ci sono tuttavia differenze evidenti tra il Nord e il Sud del Paese, che non possono non essere analizzate per contestualizzare il tutto.

Molteplici sono le ragioni alla base del calo, in primis di natura economica, ma anche relative alla fiducia nel futuro e all’assenza di servizi di assistenza alla genitorialità adeguati.

Sempre meno nati in Italia

Il numero di bambini che nascono nel nostro Paese si è ormai stabilmente attestato sotto i 400mila all’anno. Oltre al minor numero di donne in età fertile – chi diventa mamma in questo periodo è generalmente nata nel ventennio 1975/1995, quando ci fu proprio un calo della natalità – ci sono, come detto, anche questioni economiche e sociali di cui non si può non tenere conto. Gli stipendi, in Italia, sono i soli a non essere cresciuti in Europa, e questo ha inevitabilmente diminuito il potere d’acquisto delle famiglie.

Mancano anche i servizi, in primis gli asili nido, visto che appena il 30% dei nati riesce a trovare posto in queste strutture, costringendo quindi mamme e papà a cercare assistenza altrove, in primis nei nonni, in babysitter o, in extrema ratio, sacrificando la propria carriera lavorativa (scelta che, molto spesso, ricade sulle spalle delle donne, su cui pesa il gender pay gap).

Una delle “strategie” adottate da molte coppie italiane è la cosiddetta posticipazione delle nascite, che si verifica quando apparentemente ci si troverebbe nella condizione di fare figli, ma si sceglie di ritardare per fattori esterni che non sono necessariamente ad età, situazione economica o al grado di maturità della relazione.

A segnalare questo fenomeno è il calo del numero di primogeniti e l’aumento dell’età in cui le donne diventano madri.

Con particolare riferimento a quest’ultimo aspetto, l’età media delle nuove madri, limitatamente a coloro che hanno un figlio per la prima volta, è di 31,7 anni, mentre quella media a cui si fa un figlio è 32,5.

Quanto costa fare un figlio? Le differenze tra Nord e Sud

La risposta alla prima domanda è moltissimo: i dati ISTAT e della Banca d’italia hanno registrato che, nel 2023, la spesa media mensile delle famiglie con un figlio vedeva un 25% occupato dal suo mantenimento, principalmente per

  • alimenti e bevande: 5,5%;
  • trasporti: 4,5%;
  • casa: 4,5%;
  • tempo libero: 4%;
  • istruzione: 2,25%;
  • abbigliamento:2,25%
  • salute: 1%;

In termini pratici, parliamo di circa 640 euro al mese; a questo dobbiamo aggiungere le disparità che ci sono fra il Nord e il Sud del Paese, con il costo di un figlio che, nelle regioni settentrionali, è di circa 714 euro al mese, mentre nella parte centrale di 707 euro al mese, e al Sud e nelle isole di 512 euro mensili.

A incidere è soprattutto la voce relativa all’accudimento in caso di mancanza di nonni o familiari a disposizione: gli asili nido e le babysitter costano molto di più.

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