
Il ritardo del linguaggio può essere individuato precocemente attraverso determinati segnali fin dai primi mesi di vita del bambino. Ritardi e dis...
Uno studio scientifico ha evidenziato che i bambini di 2-3 anni ricordano le parole nuove e sviluppano il linguaggio mentre dormono. Il merito è dell'ippocampo che a questa età è molto sviluppato.
Uno studio, pubblicato su Current Biology ha evidenziato come i bambini ricordano le nuove parole acquisite e sviluppano il linguaggio mentre dormono.
Il team di ricercatori del Center for Mind and Brain della University of California ha, dunque, osservato per la prima volta l’attivazione di specifiche aree del cervello durante il sonno mentre i bambini ascoltano inconsapevolmente parole apprese da poco. L’età dei piccoli sottoposti al test? 2-3 anni. Scopriamo cosa succede ai bimbi in questa fascia d’età e i risultati ottenuti dallo studio.
Il ritardo del linguaggio può essere individuato precocemente attraverso determinati segnali fin dai primi mesi di vita del bambino. Ritardi e dis...
Studi scientifici recenti hanno mostrato come già nei primi 3 mesi di vita i bambini iniziano a ricordare.
A 2-3 anni sono già in grado di parlare bene e di muoversi con sicurezza ed è proprio in questa fascia d’età che lo sviluppo della memoria è molto accelerato. Inoltre, a questa età, i bimbi iniziano anche a dormire di più ed è qui che gli scienziati hanno posto le basi per studiare il processo di sviluppo mnemonico dei più piccini.
La ricerca, infatti, mette in correlazione due fattori importanti: la memoria e il sonno. L’obiettivo dello studio era comprendere il meccanismo con cui i bambini trattengono nella memoria alcune parole appena acquisite. Per capire come, i ricercatori hanno utilizzato su un campione di 38 bambini di 2 anni, le immagini di una risonanza magnetica funzionale.
Lo studio è stato suddiviso in più parti, in modo da valutare tutti gli effetti sulle diverse regioni del cervello come l’ippocampo e il lobo temporale mediale anteriore. Entrambe sono considerate aree della memoria dove le parole nuove si fissano con facilità.
In una prima fase, ai bambini sono state insegnate alcune parole inesistenti ma dai suoni “credibili” associate a due pupazzi e due oggetti. I ricercatori una volta appurato che i bimbi avessero ben memorizzato i termini nuovi e il loro uso appropriato, sono stati posizionati sul macchinario spento ripetendo, una volta addormentati, le parole inventate accompagnate con altre parole di senso compiuto. Il test è stato poi ripetuto a distanza di una settimana dalla prima indagine effettuata.
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Il Dott. Elliott Gray Johnson, uno degli autori dello studio, in merito ai risultati ottenuti, ha specificato come riportato su Health Desk:
Abbiamo scoperto che i bambini mostravano di aver assimilato l’associazione tra le pseudoparole e gli oggetti o i pupazzi sia poco dopo l’apprendimento che una settimana più tardi.
Questo studio suggerisce che l’ippocampo ha un ruolo molto importante nello stabilizzare la memoria iniziale delle parole. È un dato compatibile con i risultati di altri studi su bambini più grandi e sugli adulti, in cui l’ippocampo viene associato all’apprendimento e al richiamo di ricordi recenti.
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