Uno studio scientifico condotto su 129 donne in età fertile ha dimostrato che il vaccino anti-Covid non influisce sulla riserva ovarica a tre mesi...
Sempre più richiesta all’estero, eppure, ancora poco conosciuta in Italia, il Social egg freezing è una tecnica di crioconservazione degli ovociti che permette il congelamento dei gameti femminili prelevati in età fertile, allo scopo di “bloccare” l’orologio biologico della donna, proteggendone la fertilità.
Si tratta di una tecnica originariamente utilizzata per preservare la fertilità nelle pazienti oncologiche e oggi impiegata per permettere anche alla donna sana di conservare i propri ovociti in attesa che le condizioni, in questo caso, sociali, economiche ed emotive (dalla mancanza di sicurezza economica, alla prospettiva di carriera, alla mancanza di un partner ideale) le consentano di progettare una gravidanza consapevole.
Allo scopo di rendere note le potenzialità di una procedura che si preannuncia rivoluzionaria nel campo della preservazione della fertilità, o meglio ancora, della prevenzione dell’infertilità, si sono riuniti a Roma autorevoli ginecologi, esperti di medicina della riproduzione e antropologi. L’occasione è stato l’evento promosso dalla Dott.ssa Maria Giuseppina Picconeri – ginecologa esperta di medicina della riproduzione e responsabile del Centro “Nike Medical Center” di Roma – e realizzato con il patrocinio della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università “La Sapienza” di Roma, dal titolo “Social freezing in a freezing society”.
In Italia, una coppia su quattro ha problemi di infertilità e secondo i dati dell’Oms, nel 2020, una coppia su tre, nel mondo, sarà infertile. Le cause dell’infertilità di coppia restano molteplici, tuttavia, oggi, la causa principe è rappresentata dall’età in cui la donna si sente pronta per cercare la sua prima gravidanza; età media che è passata dai 25 anni dei primi anni novanta agli attuali 32 (dati ISTAT) e che si allontana quindi sempre più pericolosamente dal periodo del biologico picco della sua fertilità (tra i 25 e i 35 anni).
“La fertilità delle donne è biologicamente determinata – ha dichiarato la Dott.ssa Picconeri – nasciamo con un patrimonio ovocitario definito e destinato ad esaurirsi progressivamente con l’aumentare dell’età biologica. La buona notizia è che i progressi raggiunti dalla tecnica della crioconservazione, alla base dell’egg freezing, ci permettono di affermare che superare l’asincronia tra il proprio orologio biologico e le personali condizioni sociali della donna, è oggi possibile. Meglio ancora, che è possibile passare dal concetto di preservazione della fertilità, alla prevenzione dell’infertilità”.
A parlare di prevenzione dell’infertilità è anche il prof. Guglielmino, Responsabile dell’Istituto di medicina e biologia della riproduzione UMR/HERA di Catania, tra gli intervenuti all’evento di Roma – secondo il quale “il Social freezing o meglio rinominato AGE-banking (Anticipated Gamete Exhaustion), può essere considerata una misura di medicina preventiva atta a prevenire l’infertilità dovuta ad età avanzata, ma perché sia valida come tale, deve essere effettuata prima dei 35 anni di età. Questa tecnica può rappresentare, nel prossimo futuro, una valida alternativa alla ovodonazione nelle donne con la capacità riproduttiva compromessa dall’età”.
Ma cosa dovrebbe fare una donna che desideri avvicinarsi a questa tecnica?
A parlare è ancora la dott.ssa Maria Giuseppina Picconeri: “Dovrebbe recarsi presso un centro di PMA per permettere agli esperti di valutare la sua situazione generale e ginecologica sottoponendosi ad una serie di esami di routine ed esami specifici in grado di valutarne la riserva ovarica e, successivamente, verificati i necessari presupposti clinici, procedere ad una stimolazione ovarica per produrre durante quel ciclo un maggior numero di ovociti possibile quindi, infine, procedere con il prelievo ovocitario. Lo step successivo sarà quello della vitrificazione e quindi della conservazione degli ovociti in azoto liquido a una temperatura di -196°C. Infine, al momento del loro impiego si procederà allo scongelamento ed al loro utilizzo attraverso le tecniche di fecondazione in vitro”.
Quali sono le percentuali di riuscita di questa tecnica?
“Sono determinate dal numero degli ovociti congelati, che dovrebbero essere almeno 8-10 e restano legate, anche loro, all’età della donna al tempo del congelamento: il momento ideale resta quello del picco della fertilità, ovvero tra i 25 e i 35. Anche il tasso di sopravvivenza degli ovociti, a scongelamento avvenuto, è aumentato notevolmente e si aggira oggi intorno al 95% (per le donne under 35) mentre le possibilità di ottenere una gravidanza sono di circa il 50% (sempre nelle donne under 35).”
Infine, i costi:
“Il costo in Italia è molto inferiore rispetto agli altri paesi dove questa tecnica viene applicata da più tempo – soprattutto rispetto agli USA – e si aggira intorno ai 3.000-3.500 Euro contro i 12.000-13.000 dollari necessari negli Stati Uniti. A questo si devono aggiungere 300 euro per ogni anno successivo di conservazione”.
Esiste un limite temporale di conservazione degli ovociti?
“Il tempo di conservazione degli ovociti resta una scelta individuale che dipende dalla donna e dalla sua volontà di mantenere la possibilità di utilizzo. Non dobbiamo dimenticare che il prelievo ovocitario è un vero e proprio intervento chirurgico (viene effettuato in sedazione profonda) e come ogni intervento può comportare dei rischi che, a volte, possono determinare anche delle complicazioni importanti: versamenti emorragici, iperstimolazioni etc. Da qui, l’importanza di affidarsi a centri specializzati e di comprovata serietà professionale”.
“In conclusione, per superare il problema dell’infertilità determinata dai cambiamenti sociali – ha aggiunto l’esperta – sarebbe opportuno che la società prendesse atto dei limiti temporali della finestra riproduttiva femminile e non solo! E che con politiche di sostegno alle giovani coppie, rimuovesse gli ostacoli SOCIALI alla progettualità genitoriale. La scienza, insieme alla tecnologia, ha il compito di divulgare le criticità, aiutare ad acquisire informazioni per aumentare la possibilità di scelta in relazione alle diverse possibilità individuali, al fine di raggiungere una maternità consapevole a qualunque età”.
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