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L'allarme arriva da uno studio statunitense che ha analizzato 50 campioni di latte materno trovandoli tutti contaminati da sostanze chimiche (Pfas). Ma quali sono i rischi per la salute dei neonati?
La notizia arriva da un team di studiosi americani dopo aver analizzato 50 campioni di latte materno contaminato da sostanze nocive (Pfas).
Lo studio, pubblicato su Environmental Science & Technology, mette in allarme il mondo scientifico e lancia un’allerta preoccupante non solo per quelle zone altamente inquinate ma anche sulla salute dei neonati.
Scopriamo di più sullo studio e sui possibili effetti che tale contaminazione può avere sul bebè durante l’allattamento al seno.
La ricerca è stata sviluppata da un team di scienziati dell’Università dell’Indiana e dell’Università di Washington, in collaborazione all’associazione Toxic Free Future.
Questo è il primo studio negli ultimi 15 anni ad analizzare le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), o acidi perfluoroacrilici, (ovvero acidi chimici molto forti, resistenti ai maggiori processi naturali di degradazionene) nel latte materno raccolto da un campione di 50 madri.
Il latte materno è stato analizzato per 39 Pfas, e 16 di queste sostanze sono state rilevate nel 100% dei campioni. I ricercatori, in merito alla scoperta avvenuta, hanno dichiarato:
I nostri risultati indicano che i PFAS ora contaminano il latte materno, esponendo i lattanti. Siamo preoccupati.
Dai risultati ottenuti emerge un’elevata concentrazione di acido perfluoroottanesolfonico (PFOS) e acido perfluoroottanoico (PFOA) ovvero due dei PFAS più abbondanti riscontrati nei campioni analizzati, rispettivamente: 30,4 e 13,9 pg/mL. Nello studio, gli scienziati hanno trovato sia sostanze ormai in disuso per via della loro pericolosità, sia Pfas di nuova generazione.
Sia il PFOS che il PFOA, come descritto dal Ministero della Salute:
Sono composti chimici, prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, stabili, contenenti lunghe catene di carbonio, per questo impermeabili all’acqua e ai grassi. Grazie alle loro caratteristiche essi vengono utilizzati in prodotti industriali.
Essendo chimicamente stabili nell’ambiente e resistenti ai tipici processi di degradazione risultano essere persistenti e presenti sia nel suolo, che nell’aria e nell’acqua, in grado di rimanere nell’aria per giorni con conseguenze devastanti per la salute umana.
Quindi, i Pfas sono quasi 9 mila sostanze chimiche impiegate per la fabbricazione di numerosi prodotti di uso quotidiano come contenitori per alimenti, padelle per cucinare (antiaderenti) ecc. Nel decorrere dei decenni, però, tali sostanze sono diventate per la salute dell’uomo, molto nocive procurando, così come si evince dallo studio statunitense, preoccupazioni anche per la salute del neonato, maggiormente esposto alla contaminazione derivante dalla suzione del latte materno.
Considerando che l’allattamento esclusivo al seno è la prima fonte di nutrimento e sostentamento che il neonato riceve nei primi mesi di vita, se questo risulta essere contaminato, dedurne le conseguenze future sulla salute non è difficile.
Questo problema derivante dall’inquinamento non interessa solo le zone più degradate degli Stati Uniti dove lo studio è avvenuto ma, interessa anche il nostro Paese più che mai. In passato, la Regione Veneto aveva già dato “l’allarme” , attraverso alcune indagini seguite sulla contaminazione dell’acqua.
All’epoca, (nel 2016) si erano trovate tracce di Pfas nell’acqua in alcune “zone rosse”, ovvero altamente inquinate. Questo aveva portato a problematiche nello sviluppo del feto e complicazioni durante la gravidanza come un aumento della preeclampsia.
Nel recente studio gli scienziati hanno trovato sia sostanze blande per via della loro pericolosità, sia sostanze nocive di nuova generazione. Erika Schreder, autrice dello studio e responsabile scientifica di Toxic Free Future, ha dichiarato in merito allo studio effettuato:
I nostri risultati evidenziano che è necessaria un’eliminazione più ampia per proteggere i neonati e i bambini piccoli durante le fasi più delicate della loro vita.
Le mamme lavorano duramente per proteggere i loro figli, ma le grandi aziende usano nei loro prodotti queste e altre sostanze chimiche che possono contaminare il latte materno anche se sono disponibili alternative più sicure.
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