L'81% delle mamme lavoratrici rischia (ancora) il burnout nel tentativo di gestire tutto

Lo rivela un recente studio condotto da Gallup, che mostra anche come le mamme lavoratrici tendano a rinunciare a promozioni o direttamente al lavoro per riuscire a gestire il carico familiare.

Mentre si cerca di implementare le politiche sulla genitorialità equiparando i congedi di maternità e paternità la realtà delle cose dice ancora che la gran parte del carico mentale ricade sulle madri. Secondo un recente studio condotto da Gallup quasi la metà delle donne lavoratrici afferma che il lavoro ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale negli ultimi sei mesi. Ancora adesso ci si aspetta che siano le madri a gestire gli imprevisti domestici, come la chiusura improvvisa della scuola o un impegno dell’ultimo minuto, ma questo carico di lavoro invisibile e la dinamica genitoriale predefinita non fanno altro che alimentare il rischio di burnout.

Il nuovo studio di Gallup e Motherly’s Annual State of Motherhood Study rivela che le donne sono ancora in larga maggioranza le persone della famiglia a cui rivolgersi, indipendentemente da quanto siano impegnate le loro vite professionali. La ricerca di Gallup rivela che:

  • Il 66% delle mamme afferma di essere il genitore che dovrebbe occuparsi della cura dei figli, rispetto a solo il 22% dei papà.
  • Le mamme hanno il doppio delle probabilità dei papà di rifiutare promozioni, ridurre le ore o considerare di lasciare del tutto il lavoro a causa di obblighi familiari.
  • Le mamme che ogni giorno si destreggiano tra responsabilità personali e professionali hanno l’81% di probabilità in più di soffrire di burnout rispetto a quelle che non lo fanno.

L’uguaglianza inizia a casa e i partner svolgono un ruolo cruciale nell’alleggerire il carico, anche se ovviamente pure il ruolo aziendale è importante: le aziende dovrebbero creare una cultura che sostenga le mamme lavoratrici, non solo a parole ma anche nei fatti, garantendo maggiore flessibilità e rivedendo le norme sui congedi parentali, offrendo assegni di assistenza all’infanzia, congedi familiari per entrambi i genitori e consulenza per aiutare a prevenire il burnout.

Infine, fondamentale anche il ruolo del lavoro da remoto, che per alcune mamme è essenziale per bilanciare le continue richieste di lavoro e casa. Senza lo smart working, le mamme spesso affrontano spostamenti più lunghi, hanno minor flessibilità e un esaurimento mentale e fisico ancora maggiore.

Le ricerche dimostrano che le donne che possono lavorare da remoto o hanno un’opzione ibrida hanno meno probabilità di esaurirsi e più probabilità di rimanere impegnate nel loro lavoro. In parole povere, trascinare i dipendenti in ufficio senza una ragione legittima fa male al morale e alla produttività, e sta portando le mamme sull’orlo del baratro.

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