
Secondo un nuovo sondaggio americano, condotto da OnePoll per conto di Cricket Wireless, su duemila genitori, pare che l'età giusta per consegnare...
I ricercatori hanno notato come, nelle scuole e in famiglia, non risulti esserci una sufficiente formazione, anche pratica, che renda i più piccoli in grado di affrontare queste situazioni di pericolo. Un appello anche alle industrie tecnologiche.
Nel 2018, una bambina di 7 anni ha salvato la vita della sua sorellina che era caduta nella piscina di casa, chiamando i soccorsi e descrivendo con calma, ma rapidamente, la situazione. Nel 2019, un bambino di 9 anni ha fatto lo stesso con suo nonno, diabetico, che ha avuto un’emergenza di ipoglicemia. Uno studio del 2021 condotto dall’Academy of Pediatrics, tuttavia, ha rilevato che il 91% dei bambini in età scolare non sa utilizzare il cellulare per chiamare il numero delle emergenze, o riconoscere una situazione di pericolo.
Secondo un nuovo sondaggio americano, condotto da OnePoll per conto di Cricket Wireless, su duemila genitori, pare che l'età giusta per consegnare...
Per giungere a questi dati, lo studio ha simulato il soffocamento di una persona adulta, così da poter documentare se i bambini fossero in grado di chiamare i soccorsi e comunicare efficacemente l’emergenza, ma i risultati sono stati tutt’altro che positivi.
Una delle barriere ovvie e difficili per l’utilizzo degli smartphone è che spesso sono bloccati da una password o, comunque, sono complessi da accendere e da navigare per i bambini più piccoli, anche per quelli che sono totalmente in grado, da soli, di guardare YouTube Kids dal cellulare.
I ricercatori hanno notato come nelle scuole non risulti esserci una sufficiente formazione, anche pratica, che renda i bambini in grado di affrontare queste situazioni di pericolo. Inoltre, i risultati potrebbero essere persino più allarmanti, in quanto lo studio è stato condotto su partecipanti di una certa estrazione sociale, con un reddito annuo superiore alla media negli Stati Uniti e con i genitori che, per la maggior parte, avevano avuto accesso ad un’educazione universitaria. “La popolazione in studio potrebbe non rappresentare l’intera ampiezza dei bambini di tutte le estrazioni sociodemografiche“, hanno affermato gli esperti.
Questi risultati richiedono, quindi, un cambiamento radicale che interessi più aree: una maggiore formazione ed educazione da parte dei genitori, delle scuole, e una considerazione maggiore di queste esigenze da parte delle industrie tecnologiche.
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