Bambini, Covid e resilienza: l'importanza di affrontare (e superare) i cambiamenti

I cambiamenti derivanti dalla pandemia da Covid-19 possono essere traumatici non solo per gli adulti ma anche per i bambini, sempre più stressati dalla confusione che ne deriva e sottoposti a resilienza "forzata". Come aiutarli ad affrontare tutto questo?

Dall’inizio della pandemia da Covid-19, la resilienza è stata la lente attraverso la quale è stata valutata la capacità dei bambini di far fronte o meno a una quotidianità che si modifica giorno dopo giorno.

Con la confusione che ruota intorno alle aperture e alle chiusure delle scuole, dei centri ludici e sportivi e dei parchi, i bambini continuano ad affrontare la loro routine sotto l’ombra dell’ansia legata al virus. La resilienza è associata sempre di più all’arma idonea per affrontare il Covid. Ma questa strategia è la scelta giusta per tutti i bambini?

In questo scenario, i genitori così come anche gli insegnanti, come possono intervenire per aiutare il bambino ad affrontare nel modo giusto la pandemia e i cambiamenti a essa associati?

Resilienza e Covid: aiutare i bimbi ad affrontare i cambiamenti della pandemia

Gli studi sulla resilienza segnalano un aumento dei problemi di salute mentale che influenzano le emozioni, il comportamento e la capacità di prestare attenzione nei ragazzi e nei bambini. È da sottolineare come tale impatto viene avvertito allo stesso modo dai bambini che avevano già problemi di salute mentale prima del Covid -19 e quelli che non lo erano.

La teoria della resilienza è utile in tal caso per studiare come i bambini si adattano di fronte alle sfide della vita in situazioni diverse. Le innumerevoli ricerche sulla resilienza mostrano che i bambini possono essere protetti da traumi o eventi più o meno tragici in base a 5 fattori protettivi:

  1. essere assistiti in modo sensibile e reattivo;
  2. soddisfare i loro bisogni di base;
  3. ottenere supporto emotivo;
  4. il benessere dei genitori;
  5. il grado in cui sono socialmente legati ad amici e familiari.

Se vengono soddisfatti tutti e cinque i fattori protettivi, aumenta la possibilità che il bimbo si adatti positivamente a una situazione difficile come quella che sta vivendo il mondo oggi.

Ma viviamo in una cultura che pretende che le persone siano il più resilienti possibile, ciò comporta, per il bambino, un elemento di auto-responsabilità. Sempre più spesso viene detto ai bimbi di “rialzarsi” e cercare loro stessi quei fattori protettivi. In pratica, sono incoraggiati a dimostrare “il lato positivo”.

Questo modus operandi suggerisce anche che il bambino e la famiglia d’origine dovrebbero essere autosufficienti. Un esempio è la strategia genitoriale delle sette Cs:

  1. competenza (competence)
  2. confidenza (confidence);
  3. connessione (connection);
  4. carattere (character);
  5. contributo (contribution);
  6. capacità di adattamento (coping);
  7. capacità di controllo (control).

In base a questa strategia ai bambini viene detto con convinzione cosa fare e sono tenuti a tenere alte le aspettative. Ma cosa succede se in famiglia non vi è una situazione ritenuta, per così dire, “normale”? Oppure, se il bimbo stesso presenta problemi di adattamento o di comportamento?

Resilienza nei bambini vulnerabili: quando l’ambiente influenza negativamente

La cultura della resilienza “a tutti i costi” può risultare svantaggiosa per alcuni gruppi di bambini ritenuti vulnerabili, ovvero che hanno subito, nel corso della pandemia, dei seri cambiamenti negativi all’interno del contesto familiare.

Il termine “vulnerabile” non viene utilizzato, in tale contesto, per suggerire una qualche debolezza intrinseca o mancanza di capacità, ma si riferisce a bambini che sono influenzati negativamente da situazioni e ambienti a cui sono esposti che sono al di fuori del loro controllo. Quando la cultura generale promuove l’autosufficienza, sono proprio questi bambini e le loro famiglie che hanno meno probabilità di cercare aiuto.

Ciò include bambini con bisogni educativi speciali come:

  • bambini affetti da autismo;
  • bambini con problemi di salute mentale preesistenti;
  • bambini provenienti da aree svantaggiate;
  • bambini provenienti da comunità di minoranze etniche.

Nei gruppi ritenuti vulnerabili, la ricerca ha evidenziato come il rischio di problemi psicosociali del cosiddetto “comportamento problema” è particolarmente alto.

Il termine –  comportamento problema – si riferisce ad un determinato comportamento (negativo) intrinseco nel bimbo stesso. Questo modo di agire orientato alla ribellione e alla resistenza al cambiamento può però nascondere in sé percorsi diversi di resilienza.

In altre parole, il comportamento problema è un mezzo – e a volte l’unico mezzo a disposizione dei bambini – per far fronte a qualunque difficoltà essi si trovino ad affrontare.

Resilienza e Covid: 3 modi per aiutare il bambino ad affrontare la confusione

Sulla base delle esperienze traumatiche e della confusione che deriva, in modo particolare, dal continuo ciclo di chiusura e riapertura di asili nido e scuole dell’infanzia da inizio pandemia ad oggi, è importante riconoscere i diversi modi in cui i bambini affrontano la situazione.

Mentre alcuni si adattano con più facilità di fronte alle restrizioni di blocco, altri possono resistere ai cambiamenti in corso e alle regole imposte e iniziare a “recitare” una parte che non gli appartiene sul serio.

Per cercare di dare un senso alla confusione derivante dalla pandemia, esistono una varietà di cose che i genitori e gli insegnanti possono fare per aiutare il bimbo:

  1. modellare l’auto-compassione come nell’adulto. Il genitore dovrà trovare un modo per liberarsi dalle proprie emozioni negative e rimanere calmo anche in situazioni di forte stress. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra l’essere realistici e onesti e dire al bambino che va bene essere preoccupati, nonché mostrare come lasciare andare le cose. In pratica, dare la priorità alle relazioni e alle reti positive;
  2. sviluppo del senso di padronanza. Trovare l’opportunità per il bambino di sviluppare un senso di sicurezza sia nello sport sia a scuola che nelle relazioni amicali. Qualsiasi esperienza che promuova l’autostima fornirà loro le giuste abilità per affrontare le situazioni più difficili;
  3. rispettare il bambino come individuo. Il genitore o l’insegnante dovrà consentire al bambino di sviluppare le proprie strategie di coping. Spesso, ciò significa rendersi conto che resistere al cambiamento può essere solo uno dei modi in cui alcuni bambini affrontano le loro incertezze legate alla pandemia o una situazione di forte stress. La mamma e il papà, in primis, devono essere compassionevoli, invece di giudicare il comportamento del piccolo come non adatto.
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